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Canaletto - La City di Londra vista attraverso un arco di Westminster Bridge, 1747 Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità
L’esposizione, nella sede di Palazzo Sciarra dal 15 aprile al 20 luglio 2014, offre al pubblico una visione d’insieme dello sviluppo artistico e sociale, che si definì nel XVIII secolo di pari passo con l’egemonia conquistata dalla Gran Bretagna.

William Hogarth - Ritratto di gruppo con Lord John Hervey, circa 1738-1740Dopo il successo della mostra Roma e l’Antico. Realtà e visione nel ‘700, realizzata nel 2010, che ha posto l’attenzione sul ruolo svolto dall’antichità classica, quale modello ineludibile per lo sviluppo delle arti, dell’erudizione e del gusto, che dalla capitale pontificia si diffuse in tutta Europa, la mostra Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità, intende rivolgere l’attenzione al contesto britannico, dove l’alternativa al linguaggio classicista, porta alla definizione di una propria identità artistica capace di interpretare quella modernità che diventerà nell’Ottocento linguaggio comune per l’intero continente.

Promossa dalla Fondazione Roma, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, la mostra Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità sarà ospitata presso il Museo Fondazione Roma, nella sede di Palazzo Sciarra dal 15 aprile al 20 luglio 2014.

L’esposizione, curata da Carolina Brook e Valter Curzi, intende offrire al pubblico una visione d’insieme dello sviluppo artistico e sociale, che si definì nel XVIII secolo di pari passo con l’egemonia conquistata dalla Gran Bretagna in ambito storico - politico ed economico.

A tal fine è stato riunito un corpus di oltre 100 opere, provenienti dalle più prestigiose istituzioni museali quali il British Museum, la Tate Britain Gallery, il Victoria & Albert Museum, la Royal Academy, la National Portrait Gallery, il Museum of London, la Galleria degli Uffizi alle quali si unisce il nucleo di opere provenienti dall’importante raccolta americana dello Yale Centre for British Art.

“A seguito del positivo riscontro di pubblico e critica ottenuto dalla mostra dedicata al ruolo che Roma ha svolto quale centro culturale del XVIII secolo – dichiara il Presidente della Fondazione Roma, il Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele – ho ritenuto opportuno volgere lo sguardo oltre i confini della nostra Nazione per ripercorrere quelle eccezionali vicende che vedono l’Inghilterra centro di un’evoluzione economica e sociale che le permetterà di sviluppare un proprio originale linguaggio artistico e che nell’Ottocento diventerà modello per tutta l’Europa.

L’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione con le più rilevanti istituzioni internazionali, quali il British Museum, la Tate Gallery, il Victoria & Albert Museum, rappresenta una ulteriore testimonianza del mio noto convincimento secondo cui il privato, soprattutto se non profit, costituisce una risorsa ineludibile per lo sviluppo di progetti culturali di alto profilo e al contempo è in grado di fornire un nuovo ed innovativo modello di gestione nel settore della Cultura.

La mostra, che segue quasi mezzo secolo dall’ultima che la città di Roma ha dedicato al Settecento inglese, rappresenta un ulteriore tassello nel progetto culturale che la Fondazione Roma, che mi onoro di presiedere, ha intrapreso a partire dal 1999 e che ha permesso di realizzare oltre 42 esposizioni, arricchendo l’offerta culturale della nostra città con proposte sempre innovative e culturalmente stimolanti.”

Nel Settecento Londra era diventata il cuore pulsante dell’impero inglese, con una crescita di oltre 700.000 abitanti nei primi 50 anni del secolo. A tale contesto viene dedicata la prima sezione della mostra in cui sono raccolte le opere di artisti quali Scott, Marlow, Sandby a cui si aggiunge la maestria del veneziano Canaletto, che attraverso le loro vedute si fanno testimoni di una città in costante evoluzione e che presto diverrà l’emblema della metropoli moderna.

La seconda sezione è dedicata al cosiddetto Mondo Nuovo in cui le distinzioni tra aristocrazia e ceto medio si assottigliano, sia a livello sociale sia culturale, e gli artisti possono contare su una nuova classe di mecenati, composta da professionisti interessati a promuovere quei pittori e quelle tematiche in grado di affermare il loro nuovo status. Diventano così protagonisti del percorso espositivo, le effigi realizzate da Zoffany, Hodges, Wright of Derby, che ritraggono figure emergenti di industriali, commercianti, scienziati, esploratori, accanto a musicisti, attori e sportivi, divenuti i beniamini di un pubblico sempre più esigente e partecipe alla vita collettiva. La sezione si fa dunque interprete della passione per le arti e per lo sport, della consacrazione dello sviluppo industriale e dell’interesse per la scienza e infine dell’entusiasmo per l’epopea dell’esplorazione dei nuovi continenti.

Lo sviluppo del mecenatismo borghese e la nascita di un “mercato” dell’arte rivolto a un pubblico sempre più allargato svolgeranno un ruolo fondamentale per la trasformazione radicale del rapporto della cultura nazionale verso le arti visive. Per la prima volta l’Inghilterra concepisce una propria scuola artistica nazionale, in notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei.

Nella terza sezione si vuole quindi approfondire il contesto che porterà Verso un’iconografia nazionale: Hogarth e Füssli. Il contributo di entrambi i pittori, il primo inglese di nascita ed il secondo di adozione, risulterà essenziale per l’affermazione di un’arte prettamente britannica.

Fa parte della sezione una selezione delle più importanti incisioni di Hogarth, come il ciclo Marriage à-la-mode o l’Election Day in cui l’artista documenta con occhio critico e disincantato scene contemporanee di vita sociale e politica che avranno un grande successo nel corso del secolo.

Nella vita culturale inglese dell’epoca, il teatro occupava una posizione dominante, appassionando tutte le classi sociali. In tale ambito maturerà dunque uno degli indirizzi maggiormente emblematici dell’arte anglosassone, la pittura di genere teatrale. Interpretato per primo da Hogarth, che si soffermerà a raffigurare attori celebri nell’atto di recitare, sarà in seguito sviluppato, in quadri straordinari da Füssli, un giovane artista svizzero trasferitosi a Londra, destinato a divenire uno dei più famosi pittori del teatro shakespeariano.

Nel contesto britannico, fortemente permeato dalla religione protestante che rifiuta la pittura di soggetto religioso, il ritratto raggiunge una popolarità che non avrà eguali in nessun altro paese europeo. L’importanza assunta questo genere in ambito inglese è resa evidente, all’inizio del Settecento, dagli scritti di Jonathan Richardson che assegnano alla ritrattistica il compito di trasmettere ai posteri le virtù dei grandi.

Nella quarta sezione, L’età eroica del ritratto, le opere in particolare di maestri come Gainsborough, Reynolds, Ramsay e Zoffany, esaltano i risultati raggiunti dalla ritrattistica inglese che si esprime con una cifra distintiva, apportando mirabili soluzioni compositive originali. La sezione si compone di una galleria di eleganti nobildonne, generali e gruppi famigliari, che invita all’osservazione di un mondo compiaciuto delle proprie conquiste e dei propri traguardi.

Il ritratto non sarà l’unico genere che troverà fortuna nell’Inghilterra del Settecento. L’amore per il paesaggio da parte degli inglesi, collezionisti di paesaggi italiani ed olandesi fin dal Seicento, favorì infatti l’attenzione degli artisti inglesi verso questo soggetto per tutto il secolo.

Al pari del ritratto, anche la pittura di paesaggio rifletteva le aspirazioni politiche e pubbliche della committenza, ritraendo castelli, case padronali che si ergono nel mezzo delle loro tenute. A contribuire alla fortuna del genere furono anche gli scritti di Alexander Pope e James Thomson che attraverso liriche ispirate al modello delle georgiche di Virgilio, riuscirono a dare vita ad una visione poetica della campagna inglese come di una moderna Arcadia, custode di bellezza ed armonia.

A tale ambito si riferiscono le opere presenti nella quinta sezione, Paesaggio “on the spot”, dedicata alla tecnica dell’acquarello che nel Settecento troverà una diffusione straordinaria proprio in Inghilterra. Gli artisti più rappresentativi dediti a questa tecnica sono presenti nella sezione con raffinate ed intense immagini di paesaggi inglesi ed italiani colti all’alba o al crepuscolo, sotto cieli soleggiati o plumbei.

Nella sesta sezione, Variazioni sul paesaggio, vengono passati in rassegna i dipinti ad olio in grandi formati dei più noti artisti che si confronteranno con questo genere. Troviamo qui presentate opere di Richard Wilson, primo grande esponente della pittura di paesaggio britannica, che si appassionò a tale genere durante gli anni formativi passati in Italia, ma che saprà poi elaborare il suo stile in modo autonomo, fondando le sue composizioni sulle condizioni climatiche e naturalistiche tipicamente inglesi. Il debito verso il paesaggio italiano si ritroverà nella superba veduta della Grotta nel Golfo di Salerno di Wright of Derby, pittore superlativo nell’esprimere effetti luministici in chiari di luna che diventeranno uno dei suoi soggetti preferiti (Snowdon al chiaro di luna, Victoria Gallery, Liverpool).

A chiudere il percorso espositivo troviamo l’ultima sezione dedicata a due artisti, Constable e Turner, campioni di fama internazionale, rappresentanti mirabili dell’evoluzione della pittura di paesaggio inglese nella prima metà dell’Ottocento.

L’arte dei due grandi maestri paesaggisti è il risultato di una elaborazione della tradizione figurativa del Settecento, ma che al tempo stesso si apre, grazie a un’instancabile sperimentazione, verso quella che potremmo definire l’età della modernità. Tale percorso di ricerca riuscì ad imporre un nuovo linguaggio figurativo che permise per la prima volta, durante tutto l’Ottocento, di guardare l’Inghilterra come modello.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira in italiano e in inglese

Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità.

Roma, Fondazione Roma Museo - Palazzo Sciarra (via Marco Minghetti, 22)

15 aprile-20 luglio 2014

Orari

Lunedì 14.00 > 20.00

Dal martedì al giovedì e domenica 10.00 > 20.00

Venerdì e sabato 10.00 > 21.00

Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

Catalogo Skira

Informazioni e prenotazioni

T. +39 06 69205060

www.pitturaingleseroma.it

www.fondazioneromamuseo.it

Canaletto - La City di Londra vista attraverso un arco di Westminster Bridge, 174705 - John Constable, La cattedrale di Salisbury, 1829-1831William Turner - Paesaggio a Nepi, Lazio, con acquedotto e cascata, circa 1828Joshua Reynolds - Lady Bampfylde,1776-1777
 
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