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Negrita Negrita in concerto a Varese
I Negrita sabato 5 settembre al Palawhirpool di Varese presenteranno i loro maggiori successi e i brani del nuovo disco “9”, che ha esordito al 1°posto della classifica dei dischi più venduti, è stato recentemente premiato con il Disco d’Oro.

I Negrita a TorinoDopo il recente successo registrato nei palazzetti, a grande richiesta, i Negrita tornano in tour. Oltre ai loro maggiori successi, la rock band eseguirà anche i brani del nuovo album "9" (uscito lo scorso marzo per Universal) che contiene "Il Gioco”, la canzone attualmente più trasmessa dalle radio italiane!

Sabato 5 settembre a Varese presenteranno i loro maggiori successi e i brani del nuovo disco9”,prodotto da Fabrizio Barbacci per Universal Music Italia.

L’album “9”, che ha esordito al 1°posto della classifica dei dischi più venduti, è stato recentemente premiato con il Disco d’Oro e il suo successoarriva dopo l’album “Dannato Vivere” (già certificato Platino) e “Déjà Vu”, la raccolta delle migliori hit della band rivisitate in chiave semi-acustica (Disco Oro). Masterizzato da Ted Jensen allo “Sterling Sound” (New York, Usa) èdisponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming econtiene 13 brani che recuperano le radici più rock della band.

9” SCHEDA DISCO

Registrato da Paolo Alberta e Carlo U. Rossi al “Grouse Lodge”- Rosemount - Ireland
Hollywood Garage II”- Arezzo / “The Garage” - Arezzo.
Registrazioni addizionali Guglielmo Ridolfo Gagliano.
Missato da Carlo U. Rossi, Paolo Alberta e Fabrizio Barbacci al “The Garage”- Arezzo.
Masterizzato da Ted Jensen allo “Sterling Sound”- New York – Usa.

A oltre tre anni di distanza da Dannato vivere, i Negrita pubblicano un nuovo album di inediti, intitolato semplicemente 9. Registrato al Grouse Lodge di Rosemount (Irlanda) e masterizzato da Ted Jensen allo Sterling Sound di New York, il disco contiene 13 brani e recupera le radici più rock della band di Arezzo. Volendo sintetizzare con una battuta, si può dire che se negli ultimi anni Drigo, Mac e Pau avevano “rotolato verso sud”, ora hanno scelto di “guidare verso nord”, percorrendo “un’autostrada in fiamme con curve di miele”.

Dice Drigo: «I nostri dischi precedenti nascono all’insegna di viaggi importanti. Questi viaggi ci hanno sempre portato in paesi e territori alternativi rispetto alla scena rock: Brasile, Argentina, Messico, Spagna. Al Grouse Lodge invece abbiamo respirato l’atmosfera che permeava i dischi che abbiamo ascoltato nell’adolescenza».

Gli fa eco Pau: «Avevamo voglia di tornare alle radici del rock. Da qui la scelta di andare in Irlanda, non certo per abbeverarci musica folk, di cui nel disco non c’è traccia, ma per impregnare ogni senso del sound anglosassone con cui ci siamo formati. E credo che l’atmosfera abbia influenzato positivamente il sound che abbiamo generato: è un album più maturo, forse anche un po’ più “scuro”, con tinte più fosche rispetto ai precedenti».

Aggiunge Fabrizio Barbacci, storico produttore della band: «Avevamo l’esigenza di portare a casa un risultato importante in un periodo relativamente breve. Quindi abbiamo deciso di concentrare il tutto in un paio di settimane di lavoro. Il modo migliore era andare lontano da casa per limitare le distrazioni».

E questo storico studio (Michael Jackson vi soggiornò per sei mesi, ma vi hanno inciso anche i Muse, i R.E.M., gli Snow Patrol, gli Stereophonics e decine di altri) al centro dell’Irlanda distrazioni ne offre davvero poche: «Attorno c’erano soltanto mucche, pecore e galline. In questo ambiente abbiamo ritrovato l’attitudine della band, suonando spesso in presa diretta e arrangiando i vari brani con un approccio antico».

Oggi, a fianco dei tre componenti storici (Drigo Mac e Pau), ci sono altri tre elementi: Cristiano (batteria), che ormai fa parte del gruppo da 10 anni; Ghando, un polistrumentista; e Giacomo (basso), arrivato soltanto un anno fa ma già perfettamente integrato nella band. «Ci sentiamo un po’ come dei Peter Pan della musica», dice Pau. «Non ci interessa fossilizzarci in un genere, abbiamo sempre voglia di scoprire qualcosa di nuovo. E gli ultimi arrivati hanno un ruolo importante in questo senso, ci hanno regalato nuovi entusiasmi… Del resto più passa il tempo, meno abbiamo voglia di integrarci in quelli che sono i cliché imposti dal mercato. Rifiutiamo la logica del talent, vogliamo sentirci liberi, distinguerci dalla massa. Per farlo nel 2015 ci vuole una certa dose di incoscienza. Ma la nostra filosofia è sempre stata quella dei piccoli passi. Da quando è nato, il nostro progetto è in crescita costante. Non abbiamo mai avuto grandi boom, ma nemmeno cali sensibili. Per noi la cosa più importante è suonare. Quel che conta davvero è l’emozione, non il numero degli spettatori. Ovviamente esibirsi in un grande spazio come un palasport ti carica, però con la vista arrivi fino a un certo punto, diciamo che riesci a vedere le prime mille persone. Da quel punto in poi è la gente che deve farsi sentire trasmettendoti il suo entusiasmo».

BRANO PER BRANO

IL GIOCO – Il primo singolo di 9 si basa su un testo molto sfaccettato scritto a 4 mani da Pau con Il Cile («Il nostro fratellino minore»). Una riflessione sulla vita, con strofe che vogliono esorcizzare i problemi della quotidianità con immagini cinematografiche: “L’incendio di un tramonto nel buio della sera / la luce dei lampioni su queste strade di cera / guidando verso nord in un lunedì da cani / comete di ricordi ad indicare il mio domani”. E intanto il viaggio prosegue su “un’autostrada in fiamme con curve di miele”. Molto bello il riff di chitarra di Drigo.

POSER – Un urlo di indipendenza verso un sistema malato. Giocando tra provocazione e ironia, i Negrita mettono i puntini sulle “i” dicendo chiaro e tondo che questa società basata sull’immagine e questo “paese per vecchi” li ha stufati: “Vi saluto di cuore numerini sul web / la mia scuola è più vecchia /sia del pop che del rap / dal vinile rigato fino all’MP3 / solo vita vissuta e niente talent per fake… non cerco fama in Tv / non sono un poser / non voglio sempre di più / I am a loser”.

MONDO POLITICO – Pur non avendo un testo barricadero, è uno dei brani più impegnati dell’album: si parla di politica, ma in senso nobile, con riflessioni su come viene gestito il potere nel mondo; ben sintetizzate in quella frase letta su un antico murales nello Yucatan “l’uomo ha sempre sete e sempre sete avrà”. Racconta Drigo (sue le strofe, il ritornello e lo special invece sono di Pau): «All’inizio mi venivano in mente le foto di Berlusconi, Renzi, Obama. Cose noiose che non c’entrano niente. Allora con la fantasia sono andato a ripescare immagini che avevo visto viaggiando per il mondo. Ovunque ci sono immagini di uomini che cercano di sovrastare il prossimo. La spettacolarizzazione della violenza è qualcosa che ci portiamo dietro dalla preistoria».

QUE SERÀ SERÀ – Una sorta di road song senza mappa tracciata. Un viaggio giocato più sulla fantasia che sulla realtà, lasciandosi trasportare dal vento: l’esatto contrario di quello che era Rotolando verso sud. Nell’aria c’è positività, quasi un senso di fratellanza. Ci sono elettricità, medicine per l’ego, serenità. E la “mia missione è aprire le porte”.

SE SEI L’AMORE – L’unica ballad dell’album. Inizio rarefatto, che poi sfocia in un ritornello dal piglio decisamente rock, con cambi repentini di scale armoniche. Il tema è l’amore in senso universale. Vengono poste domande a un’entità eterea a cui si chiede di essere salvati “da un mondo con troppi ostacoli / troppi algoritmi / troppe variabili / per la miseria umana che non cambia mai”.

1989 – Questo brano è rimasto in un cassetto per una decina d’anni. «Per fortuna Cesare ed io», racconta Pau, «siamo due buoni archivisti, così ogni tanto ritroviamo cose che sarebbe stato un peccato perdere». Nel 1989 Pau aveva 22 anni, Drigo e Mac 20. E questa canzone parla di “incoscienza dell’età”. Sintetizza l’atmosfera che si respirava in quel periodo così denso di avvenimenti che avrebbero cambiato il mondo: Piazza Tienammen, Solidarnosc va al potere in Polonia, la caduta del muro di Berlino. Ma anche di sogni che si fanno quando si è all’apice della giovinezza. Musicalmente è un mix tra il rock che si suonava allora negli Stati Uniti e la new wave inglese.

RITMO UMANO – Questo brano giocato su un tempo dispari, un cinque quarti, musicalmente nasce dall’esperienza che hanno fatto come protagonisti della riedizione del musical Jesus Christ Superstar. Il testo, invece, è figlio di un post notturno che Pau pubblicò su Facebook: «Era una fuga dal mio universo, alla ricerca di un mondo senza stress. Presi alcune di quelle frasi e, senza modificarle, le usai per ricavarne questo testo». Che è una sorte di ode alla spiritualità laica. Il finale è caratterizzato da una parte recitata con grande pathos da Ted Neeley, il cantante-attore divenuto famoso interpretando il ruolo di Gesù in Jesus Christ Superstar.

IL NOSTRO TEMPO È ADESSO – Brano in stile power pop incentrato su (UN) altro testo che Pau ha scritto a 4 mani con Il Cile. Hanno scattato una serie di fotografie “di guerrieri esistenziali / senza spazi sui giornali”. Sono i figli della crisi, il cui livello di povertà ormai ha superato i limiti di guardia.

BABY I’M IN LOVE – Un rock’n’roll ritmico basato su un groove molto trascinante, caratterizzato da un ritmo tribale tutto giocato sui timpani e su un basso slappato. Belli i contrappunti di chitarra di Drigo. Nel testo non c’è niente di autobiografico: nasce dall’osservazione delle vite degli altri.

NIENTE È PER CASO – Brano dalla melodia molto avvolgente, con un accompagnamento ritmico rarefatto. È una canzone d’amore che sottolinea l’amplificazione di determinate sensazioni dovute alla lontananza. Il pezzo è stato volutamente poco lavorato, per lasciare intatta la sua atmosfera originale.

L’EUTANASIA DEL FINE SETTIMANA – Un ritmo funky ballabile per parlare degli inferi della movida. Il protagonista è un personaggio che se ne va in giro di notte e incontra autentici mostri generati dall’oscurità. Ne viene fuori un piccolo spaccato di vita vissuta, fatto di sogni artificiali, musica fetente, spacciatori, reginette scosciate che si affannano per entrare nei locali più alla moda. Il tutto condito con secchiate di umorismo.

VOLA VIA CON ME – Un mix di funk, psichedelia, un pizzico di prog e accenni a Fatboy Slim del periodo Housemartins. Una mega jam incisa in presa diretta con grandi cavalcate strumentali, in particolare strepitose chitarre “alla Gilmour”.

NON È COLPA TUA – Altro brano “figlio” di Jesus Christ Superstar. Anzi, questo in un certo senso è nato proprio sulla scena del musical: è una sorta di scherzo rivolto a Shel Shapiro, che interpretava il ruolo di Caifa e ogni tanto dimenticava una parte del testo. Musicalmente è tutto giocato sulla negritudine. È un blues alla Tom Waits. C’è pure una citazione di uno dei più grossi successi del beat italiano, Ma che colpa abbiamo noi dei Rokes. Vengono citati anche i festival di Woodstock e di Wight, i Beatles, Hendrix, Jim Morrison, gli Stones e Dylan. Insomma, i progenitori dei Negrita.

NEGRITA IN CONCERTO

SABATO 5 SETTEMBRE 2015  ORE 21:00

PALASPORT VARESE (PALAWHIRLPOOL)

Piazza Antonio Gramsci, 21100 Varese

apertura cancelli  ore 19,30

PREZZO BIGLIETTO

34,50 € compreso prevendita ma suddiviso in 2 tipi di ingresso: ingresso Parterre e ingresso Gradinata

PREVENDITE : Varese casa del disco 0331-232229  circuito ticketone

INFOLINE : ALBACHIARA SPETTACOLI  337-502362

Negrita
 
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