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 The Lasting. L’intervallo e la durata The Lasting. L’intervallo e la durata
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura la nuova stagione espositiva del museo sotto la direzione di Cristiana Collu con l’apertura, dal 22 giugno 2016 al 29 gennaio 2017, della mostra The Lasting. L’intervallo e la durata.

DHiroshi Sugimoto Cinema Teatro Nuovo, San Gimignano, 2013Il percorso espositivo di The Lasting, concepito come un iter unitario, mette in relazione i diversi linguaggi dell’arte: dalle serie fotografiche dei Theaters di Hiroshi Sugimoto in cui il tempo di esposizione impiegato per scattare una singola foto corrisponde all’intera proiezione di un film, alla reiterazione dei soggetti in Franco Vimercati, la cui ricerca si protrae per lunghi anni ponendo ostinatamente al suo centro i soliti oggetti del quotidiano che emergono da un fondo scuro, fino alle Exposure di Barbara Probst che trasformano la dischiusura di un singolo istante in una sorta di fantasia zenoniana sul movimento, un tempo immobile la cui durata appare praticamente interminabile.

Una dialettica in stato d’arresto tra attualità e virtualità caratterizza anche le opere pittoriche di Antonio Catelani che, mimando la pittura astratta di tradizione modernista, minano al contempo ogni idea di specifico pittorico. Il processo di rigenerazione della cera di candele votive, un materiale a forte connotazione simbolica, da sempre connesso alla dimensione temporale, caratterizza Le cere di Roma di Alessandro Piangiamore. Mentre una sorta di elogio della durata, o della lentezza, è al centro della serie Shining di Emanuele Becheri: opere in cui tracciature cieche sono create da alcune chiocciole che disegnano con la loro bava e con andamento incerto la lenta mappa dei multipli, su grandi carte nere da fondale fotografico.

Centrali nell’esposizione, sin dal titolo, si rivelano le opere della serie Clessidra di Giorgio Andreotta Calò, in cui il processo di corrosione e passaggio del tempo viene congelato in una forma e in un materiale apparentemente incorruttibile come il bronzo. Se le sculture di Andreotta Calò mostrano l’opera del tempo, per così dire a ritroso, permettendo di risalire concettualmente al processo che le ha generate, quelle della serie Dominium Melancholiae di Antonio Fiorentino, incentrate sulla metamorfosi della materia, tendono a mostrarci un’impercettibile trasformazione silenziosa nel suo stesso farsi. Le sue sculture mutanti, danno origine a una vegetazione chimica che progressivamente ne ricopre tutta la superficie con delicate ramificazioni.

Se nella sua veste di ‘grande scultore’ l’intervallo e la durata sono all’origine delle Clessidre di Andreotta Calò e delle trasformazioni alchemiche di Fiorentino, in quella di ‘pittore’, segna invece la genesi Marie Lund con i suoi Stills, opere a parete realizzate a partire da tende stinte dal sole, recuperate e intelaiate dall’artista per mostrare le erosioni del colore che il tempo ha inscritto sulla loro superficie monocroma.

Un paio di scarpe femminili di fronte al muro testimoniano in Untitled (2009), di Tatiana Trouvé, la presenza fisica di un avvenimento che si è verificato nel passato, mostrandone soltanto le vestigia. La volontà di rendere eterno ciò che non nasce per esserlo è anche alla base di Refolding (2011), parte di una serie in cui i materiali di imballo e protezione dei lavori dell’artista, ripiegati e pronti per essere accantonati, diventano il soggetto per calchi e fusioni in bronzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre la mano di Tatiana Trouvé consolida, quella di Giulia Cenci opera sul territorio

antitetico dell’erosione. Le sculture della Cenci si offrono agli occhi di chi le osserva come il residuo fantasmatico di una propria vita precedente, una raccolta di detriti che riconosciamo come parte del nostro presente, ma che sembrano riproiettati da un futuro anteriore, risultato di un operare

accelerato delle forze della natura.

 

Le idee di reiterazione sono all’origine delle grandi installazioni scultoree di Daniela De

Lorenzo e Andrea Santarlasci, la prima con l’identico e il differente occupa quasi interamente la

verticalità dello spazio espositivo, evocando l’idea di caduta, tramite una scultura in feltro che pare materializzare e reinventare gli studi sul tempo e sul movimento della cronofotografia, mentre il

secondo tramite un mirabile gioco di sdoppiamenti rimanda all’idea di un’identità mobile in cui lo

stesso dell’altro pare sempre sul punto di trasformarsi nell’altro dello stesso.

 

Se la serie Theaters di Sugimoto trasforma l’immagine cinematografica in pura luminosità

facendo evaporare ogni traccia di narrazione filmica, The Raid (101 Minutes) di Elizabeth McAlpine la elude riconducendo il film alla sua stessa materialità. L’artista infatti ritaglia frame dopo frame una copia della pellicola da 35 mm di The Raid e poi sovrappone e impila ciascun fotogramma in modo

da ottenere una scultura formata da varie torri verticali. L’intero film, 101 minuti, oltre 150.000 frame, è compresso in 20 metri lineari.

 

Il tempo e la durata si trasformano infine in puro ritmo in Railings di Francis Alÿs, una serie di opere video – realizzata in collaborazione con Daniel Ortega – che registra la deambulazione

dell’artista mentre, con una bacchetta da batterista, percuote ritmicamente le cancellate poste a

protezione delle ville di Fitzroy Square a Londra.

 

In Medardo Rosso il tempo è focalizzato nel concetto di attimo. I tocchi nelle sue cere sono veloci virgolettati, cercando così di rappresentare la sensazione che la realtà suscita nell’uomo

piuttosto che la realtà stessa. Le sculture di Alexander Calder danno vita a un mondo popolato di

immagini e di forme che si rinnovano continuamente in aeree e volubili composizioni, aggiungendo a materia/spazio la dimensione tempo/movimento. Per Lucio Fontana il gesto è la visualizzazione di

un percorso intimo, è l’esplosione di una carica di energia, è il racconto di un travaglio mentale che prende forma: l’atto, quindi, assume valore simbolico e diviene mezzo libertario, che permette alla

carica intellettuale di materializzarsi in segno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il catalogo

 

La mostra The Lasting. L’intervallo e la durata è accompagnata da un catalogo edito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea con un ampio apparato iconografico, con testi introduttivi di Dario Franceschini, Cristiana Collu e saggi di Saretto Cinicinelli, Jacques Rancière,

Francesco Piccolo, Massimo Mininni, Arabella Natalini, Carolina Pozzi.

 

 

 

Informazioni

 

Info pubblico

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Roma, viale delle Belle Arti 131

 

biglietto: 6 € (intero), 4 € (ridotto)

orari: da martedì a domenica, dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 18.45)

chiuso il lunedì

 

lagallerianazionale.com

T +39 06 3229 8221

 

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 The Lasting. L’intervallo e la durata
 
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