Anagni, Cattedrale (Foto APT Frosinone) Guida di Viaggio alla Ciociaria
L'odierna Ciociaria, il cui capoluogo è Frosinone è una vallata ampia, una Terra che offre cinte murarie, archi romani, chiese ed abbazie, borghi medievali, panorami mozzafiato ed una cucina che sa di "antico".
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BREVE STORIA DELLA CIOCIARIA

L'odierna Ciociaria, il cui capoluogo è Frosinone, può dirsi discendere direttamente dal Latium adjectum. Il cuore di questo territorio, una vallata ampia e quasi infinita, che da Roma giunge fino al Liri, in ampi tratti fu estremamente fertile e benevola, tanto da essere contesa aspramente tra Ernici e Volsci, finché la supremazia di Roma non prevalse su queste lotte intestine. Dopo Costantino, il Lazio Meridionale fu diviso in due parti: Campagna, la zona più interna, e Marittima, la parte costiera fino a Terracina. Tale rimase nel corso di secoli e molti popoli stranieri si avvicendarono per cercare di dominarlo. Attualmente, questa provincia ha un'economia mista, che consta di quattro grandi poli industriali, di un'agricoltura diffusa in ampie zone pianeggianti, e di un settore turistico in piena fase di decollo. Una visita in Ciociara può soddisfare ampiamente le esigenze più svariate, con i suoi parchi archeologici, che mostrano le varie fasi della colonizzazione ernica, volsca e romana, i suoi borghi medioevali, raccolti entro circuiti murari turriti, le sue maestose chiese ed abbazie, segno di un forte legame spirituale, presente in questa terra già agli albori del cristianesimo, fino ad arrivare ai segni della civiltà contemporanea.

UOMINI ILLUSTRI

La Ciociaria, come millenario ponte geografico tra Roma e Napoli, ha visto il passaggio e lo stanziamento di numerose popolazioni, che hanno segnato il territorio con opere civili e religiose, testimonianze tangibili della loro civiltà. La vicinanza con questi due grandi poli ha spesso favorito la presenza di rinomati artisti, che hanno lavorato nelle numerose chiese, nei monasteri e presso le ricche famiglie di nobili, spesso imparentate con imperatori, pontefici e uomini di cultura.Certamente non è possibile, in questa sede, menzionarli tutti ma è doveroso ricordare alcuni di questi personaggi ciociari, che, con la loro opera, hanno contribuito a scrivere un significativo capitolo della storia dell'umanità.

Dell'antichità ricordiamo Caio Mario, Marco Tullio Cicerone, Marco Vipsanio Agrippa, Pescennio Negro, Giovenale, Saturnino Lucio Apuleio, Marco Attilio Regolo; del medioevo i papi frusinati, Silverio ed Ormisda, i quattro pontefici di Anagni (Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV, Bonifacio VIII), San Tommaso d'Aquino, il pittore Antonio d' Alatri seguace di Gentile da Fabriano; del rinascimento letterati, poeti e pittori come Giovanni Sulpicio, il cardinale Cesare Baronio, Giuseppe Cesari, meglio noto come il Cavalier d'Arpino, fino ad arrivare all'età contemporanea con gli scultori Ernesto Biondi, Umberto Mastroianni, Tommaso Gismondi, i registi Anton Giulio e Carlo Ludovico Bragaglia, gli attori Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, i musicisti Severino Gazzelloni e Licinio Refice, lo scenografo Antonio Valente, il pittore Alberto Bragaglia. Vanno, inoltre, ricordati i numerosi ciociari che, emigrano all'estero, con la loro tenacia hanno raggiunto ruoli e posizioni economiche di eccezionale importanza.Valga per tutti il nome di Charles Forte, insignito del titolo di baronetto d'Inghilterra dalla regina Elisabetta.

 

GLI ANTICHI MESTIERI

Alcune forme di artigianato ormai in disuso sono comunque rappresentative dello straordinario patrimonio storico, culturale e sociale della terra ciociaria.Quello dei fondatori di campane, ad esempio, quasi scomparso, è comunque meritevole di attenzione in quanto, per quasi cinque secoli, Veroli fu patria di famosissimi artisti specializzati in questa tipologia di lavorazione. Si ricordano inoltre gli artigiani specializzati nella creazione di rudimentali strumenti musicali come il piffero e la zampogna, legati alla tradizione dei pastori ciociari, soprattutto nella zona di Villa Latina e Acquafondata. Oggi vengono considerati come strumenti tipici del periodo natalizio, suonati lungo le strade da “zampognari” in costume ciociaro.  Nel passato ogni artigianato aveva un laboratorio, una bottega, in cui esercitava la propria attività e tramandava la propria esperienza ai giovani apprendisti che “ imparavano il mestiere”. Fabbri, falegnami, calzolai, marmorai, forse meno artisti di oggi, realizzavano quanto necessario alle esigenze della collettività; gli oggetti di un tempo non avevano certo la deteriorabilità di quelli offerti oggi dalla grande produzione, tutto era destinato a durare. E proprio per questa ragione c'era sempre qualcuno pronto a “riparare qualcosa” di rotto. Non sono poi così lontani i tempi in cui alcuni artigiani, forse mai considerati di grande prestigio ma che contribuivano a salvaguardare l'economia delle famiglie, provvedevano a riparare ombrelli, piatti, bicchieri, e tutto quanto fosse recuperabile.Oggi è quasi impossibile trovare ancora un “arrotino”, che con maestria ed abilità riaffila la lama di coltelli e forbici. Anche gli artigiani hanno dovuto orientare la propria attività conformandosi ai parametri del consumismo. Se un tempo il calzolaio realizzava a mano le scarpe per tutta la famiglia, oggi ci si rivolge a questo prezioso e sempre più raro artigiano solo per le riparazioni. Ma gli oggetti di una volta, realizzati manualmente, ed anche se a volte grossolanamente rifiniti, si distinguevano per la propria unicità.

 

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Testi ed immagini sono pubblicati per gentile concessione dell'A.P.T. di Frosinone

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