Duchamp, Magritte, Dalí - I rivoluzionari del ‘900 Duchamp, Magritte, Dalí - I rivoluzionari del ‘900
 
On the Banks of Baudelaire Presentazione della mostra Duchamp, Magritte, Dalì
Presentazione della mostra a cura di di Adina Kamien-Kazhdan, curatrice della mostra.
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L’Israel Museum di Gerusalemme presenta un'ampia rassegna di opere dadaiste e surrealiste, a partire dagli esordi del movimento Dada nel 1916 e del surrealismo nel 1924, fino alle successive manifestazioni di quest’arte rivoluzionaria in tutto il mondo. Attingendo alla vasta e prestigiosa collezione del museo – oltre 1.200 opere, tra cui spicca la Collezione Vera e Arturo Schwarz di arte dada e surrealista – “Duchamp, Magritte, Dalí: i rivoluzionari del Novecento. Capolavori dall’Israel Museum di Gerusalemme” comprende 180 importanti opere dei principali esponenti delle due correnti, in mostra al Palazzo Albergati di Bologna dal 15 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018 e al Complesso del Vittoriano, a Roma, da marzo a luglio 2018.

“Il collegamento tra il surrealismo e l’Israel Museum è nato più di cinquant’anni fa: un ‘incontro casuale’ che ha poi dato vita a un rapporto profondo e duraturo”, afferma Adina Kamien-Kazhdan, senior curator dell’arte moderna all’Israel Museum e curatrice della mostra. “Grazie soprattutto ai generosi contributi di artisti e donatori, primo fra i quali lo studioso, poeta e mercante d’arte milanese Arturo Schwarz, il museo ha potuto mettere insieme una ricchissima collezione d’arte che insieme alla biblioteca e all’archivio, danno conto dei traguardi raggiunti dal Dada e dal surrealismo e della loro eredità”.

Articolata per temi, la mostra offre un’ampia panoramica di questo patrimonio passando attraverso la gamma di strategie artistiche e tecniche innovative utilizzate dai due movimenti: dipinti e sculture, assemblaggi e readymade, fotomontaggi e collage. Tra le figure di maggior spicco: Jean (Hans) Arp, Salvador Dalí, Paul Delvaux, Marcel Duchamp, Max Ernst, Hanna Höch, René Magritte, Joan Miró, Man Ray, Kurt Schwitters e altri artisti di generazioni successive influenzati da questi maestri.

La sezione Accostamenti sorprendenti esplora l'uso di materiali “trovati” e readymade per la creazione di collage, montaggi e oggetti. Frammenti del mondo quotidiano combinati in modo inatteso per scioccare, sedurre e disorientare l’osservatore.

Il primo readymade di Duchamp, Ruota di bicicletta (1913/replica 1964) è tecnicamente considerato "assistito" perché combina due oggetti prodotti in serie, o "anestetici" per usare la definizione dell’artista. Nel 1913 Duchamp disse: “Nel 1913 ebbi la felice idea di fissare la ruota di una bicicletta a uno sgabello da cucina e di osservarla girare […] Mi piaceva l'idea di avere una ruota di bicicletta nel mio studio. Mi piaceva stare a guardarla, così come mi piace guardare le fiamme che danzano nel camino”.

In Dada-Ernst (1920-21), l’esponente del Dada berlinese Hannah Höch raccoglie immagini disparate tratte dai mass media: una critica penetrante alla costruzione sociale dei ruoli di genere che preannuncia l'empowerment politico delle donne nella Germania della Repubblica di Weimar.

Avvolgendo una macchina da cucire in una coperta militare Man Ray crea L'enigma di Isidore Ducasse (1920/maquette per l'edizione del 1971), che con i suoi misteriosi rigonfiamenti incarna l'omaggio dadaista al celebre detto del conte di Lautréamont (alias Isidore Ducasse): "bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo da dissezione".

La sezione dal titolo L’automatismo e la sua evoluzione è incentrata sull'esplorazione surrealista degli aspetti più oscuri della mente. Scrittori e artisti sviluppano tecniche "automatiche" per liberare la propria creatività dai limiti del pensiero cosciente. André Masson utilizza il disegno automatico per esplorare l'inconscio nel disegno con i Tre teschi (1927). Man Ray applica questa tecnica alla fotografia e nel 1921 crea Rayograph, un’immagine prodotta senza utilizzare la macchina fotografica, con oggetti collocati direttamente su carta fotosensibile ed esposti alla luce. Man Ray utilizza la stessa tecnica per realizzare il famoso cortometraggio Le Retour à la raison (1923), anch'esso in mostra.

La sezione Il desiderio illustra il modo in cui artisti e poeti lasciano spazio a fantasie, paure e inibizioni inconsce, con l’obiettivo di liberare il desiderio e la libido attraverso un'arte intesa come forma di ribellione contro la censura sociale e politica. Usando il corpo femminile come oggetto al centro di conflitti e ansie irrisolte, molti surrealisti esaminano i lati più sadici del desiderio.

Questa sezione include Dalí e la fotografia di Horst P. Horst Il sogno di Venere (1939) che mostra una donna con indosso una maschera nera e un costume erotico. Nelle mani tiene due ostriche, un’anguilla le cinge la vita e un’aragosta le copre il sesso: riferimenti al discorso dei surrealisti (maschi) sull'erotismo e lo shock. Marcel Duchamp crea l'oggetto erotico Cuneo di castità. (1954/ 1963), un misto di sessualità, umorismo e provocazione eseguito assemblando bronzo e materiale per impronte dentali.

La sezione Illusione e paesaggio onirico esamina la fede surrealista nel potenziale liberatorio dei sogni e dell'immaginazione. I paesaggi onirici surrealisti evocano un senso di mistero e sfidano la nostra percezione della realtà accostando oggetti disparati, spesso all' interno di paesaggi caratterizzati da una distorsione spazio-temporale. Tra questi spiccano le invenzioni poetiche di Magritte, immagini apparentemente semplici, in realtà ricche di associazioni e illusioni complesse. Il suo Castello dei Pirenei (1959) collocato su un enorme masso che aleggia sul mare contro un cielo azzurro e nuvoloso trasmette un senso di mistero e di squilibrio. La fotografia di Claude Cahun Le Coeur de pic (1936) ritrae mani di bambola assemblate su un girasole.

La sezione Biomorfismo e metamorfosi riflette la preferenza surrealista per le forme ambigue e organiche, che si traduce in opere ispirate all’anatomia, al mondo vegetale e acquatico, all’astronomia. Ne sono un esempio il Torso covone di Jean (Hans) Arp che collega la vita delle piante alle forme del corpo femminile usando il tema della procreazione come metafora della creazione artistica, e Il re che gioca con la regina di Max Ernst che rivela l'influenza delle bambole indiane hopi kachina e della culture dell’africa occidentale.

Catalogo

La mostra “Duchamp, Magritte, Dalí: I rivoluzionari del Novecento. Capolavori dall’Israel Museum di Gerusalemme” è accompagnata da un catalogo di 235 pagine, con illustrazioni a colori e saggi di Werner Spies, Dawn Ades e Adina Kamien-Kazhdan. Il catalogo è pubblicato da Skira in collaborazione con Arthemisia Group srl – Milano Roma e l’Israel Museum di Gerusalemme.

Le collezioni di arte dada e surrealista dell’Israel Museum

L'Israel Museum è riconosciuto come una delle principali istituzioni internazionali per la ricerca e l'esposizione dell'arte dada e surrealista. Il museo deve la ricchezza delle sue collezioni alle importanti donazioni che si sono susseguite nel corso dei quarantadue anni della sua storia. Innanzitutto quella di Arturo Schwarz, che nel 1972 dona una serie completa di readymade di Marcel Duchamp, seguita nel 1991 da una rara raccolta di documenti, periodici, libri, lettere e manoscritti dada e surrealisti. Nel 1998 Schwarz dona anche la sua collezione d'arte dada, surrealista e pre-surrealista composta da oltre 700 opere eseguite da più di 200 artisti, tra cui maestri noti come Duchamp e Man Ray. Notevole per qualità e ampiezza, la Collezione Arturo Schwarz è il risultato di una vita dedita allo spirito surrealista e costituisce il nucleo centrale del fondo d’arte dada e surrealista del Museo.

L’Israel Museum

L’Israel Museum è la più grande istituzione culturale dello Stato d'Israele ed è annoverato tra i principali musei d'arte e archeologia del mondo. Fondato nel 1965, il Museo ospita collezioni enciclopediche che spaziano dalla preistoria all'arte contemporanea e comprendono la più vasta raccolta di archeologia biblica e della Terra Santa del mondo, tra cui i rotoli del Mar Morto. In soli quarant'anni, il Museo ha assemblato una collezione di quasi 500.000 oggetti grazie alle donazioni e al supporto di una cerchia internazionale di mecenati. Questo gli ha permesso di affermarsi come un'istituzione cosmopolita e una risorsa culturale d’incomparabile ricchezza per Israele, per il Medio Oriente e per il mondo intero.

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