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Guttuso, De Pisis, Fontana… L’Espressionismo italiano |
| Una mostra straordinaria dedicata all'Espressionismo Italiano apre l'11 settembre 2025 a Vercelli. Opere di Guttuso, Fontana, Birolli e Vedova dalla Collezione Iannaccone dialogano con l'arte di Norberto Spina. |
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L'iniziativa, curata da Daniele Fenaroli, è promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone. La mostra inaugura un progetto espositivo pluriennale che intende creare un dialogo permanente tra arte storica e contemporaneità, tra memoria e innovazione.
La Collezione Iannaccone svela i suoi tesoriPer la prima volta viene presentata al pubblico una selezione significativa di opere create tra il 1920 e il 1945 dalla sezione storica della Collezione Giuseppe Iannaccone, una delle più importanti collezioni private italiane dedicata all'arte del Novecento. Molte di queste opere non erano mai state esposte prima, rendendo l'evento un'occasione unica per studiosi e appassionati. La collezione, assemblata con passione negli ultimi trent'anni dall'Avvocato Giuseppe Iannaccone, si caratterizza per un approccio definito "romantico": dopo i grandi movimenti d'avanguardia, la scelta collezionistica si è concentrata su quella corrente artistica che ha privilegiato l'intensità del colore, l'immaginazione, gli approcci visionari, la soggettività del sé e l'espressione di sentimenti ed emozioni rispetto agli ideali classici. Un movimento di resistenza culturaleL'Espressionismo Italiano rappresenta un capitolo fondamentale ma talvolta trascurato della storia dell'arte nazionale. Attraverso le opere di Renato Birolli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Aligi Sassu, Emilio Vedova e numerosi altri artisti, si sviluppò una visione indipendente che scelse di rappresentare la fragilità umana, la solitudine e la tensione esistenziale. Questi artisti costruirono una narrazione alternativa - silenziosa ma incisiva - composta da corpi sbilanciati, nature morte inquietanti, città oniriche, figure emarginate e una quotidianità disarmante, lontana dalla retorica celebrativa imposta dalle ideologie culturali dominanti. Scelsero l'empatia rispetto alla monumentalità, la distorsione rispetto all'ordine, l'indagine del sé e dell'altro rispetto all'adesione al potere. Le opere protagonisteIl percorso espositivo presenta capolavori di straordinaria qualità artistica. Tra i punti salienti figurano "Nudo in piedi" (1939) di Lucio Fontana, testimonianza del percorso dell'artista prima della svolta spazialista; "Composizione (Siesta Rustica)" (1924-1926) di Fausto Pirandello, che mostra la sensibilità coloristica del figlio del grande drammaturgo; "Il Caffeuccio Veneziano" (1942) di Emilio Vedova, opera intensa del periodo giovanile di uno dei protagonisti dell'Informale italiano. Completano la selezione "I poeti" (1935) di Renato Birolli, "Lo schermidore" (1934) di Angelo Del Bon, e due importanti ritratti di Renato Guttuso: "Ritratto di Antonino Santangelo" (1942) e "Ritratto di Mimise" (1938), che dimostrano la capacità dell'artista siciliano di coniugare ricerca formale e indagine psicologica. Il confronto generazionale: Norberto SpinaUn elemento distintivo della mostra è il dialogo intergenerazionale proposto attraverso la presenza di opere dell'artista contemporaneo Norberto Spina, nato nel 1995. Il progetto espositivo prevede infatti che ogni anno un artista contemporaneo venga messo in relazione con le opere storiche presentate, creando una sinergia tra diverse epoche e linguaggi. Spina, formatosi tra Milano e Londra con un percorso che lo ha portato a conseguire nel 2024 un Master in Pittura alla Royal Academy of Arts, sviluppa una ricerca artistica radicata nella sovrapposizione di memoria personale e collettiva. Il suo lavoro si alimenta di immagini d'archivio, fotografie storiche, momenti quotidiani e iconografie della tradizione popolare italiana che, rielaborati e stratificati, emergono come frammenti di memoria. Saranno esposte diverse sue opere, incluso un lavoro in prestito dalla Royal Academy di Londra e opere site-specific create appositamente per questa occasione. Tra queste spicca "Presente" (2024), che reinterpreta un dettaglio del Sacrario militare di Redipuglia. Un dialogo attraverso il tempoIl confronto più significativo si sviluppa tra "La battaglia dei tre cavalieri" di Aligi Sassu (1941) e "Presente" di Norberto Spina. Sassu, durante l'apice della Seconda Guerra Mondiale e appena uscito dal carcere, scelse di evocare il mito per denunciare la futilità della guerra attraverso una pittura epica e tragica dove, nonostante le pallide vittime, non appare una sola goccia di sangue. Spina, con un approccio minimale e concettuale, isola la parola incisa nella pietra del Sacrario di Redipuglia per porla direttamente davanti allo sguardo del visitatore. Due linguaggi diversi, due epoche distanti, ma una stessa urgenza: interrogare la monumentalità del potere e le sue retoriche. Tre percorsi tematiciL'esposizione si articola in tre sezioni che offrono chiavi di lettura complementari del movimento espressionista italiano. Il colore come resistenza - La prima sezione esplora come il colore diventi strumento di verità emotiva piuttosto che ornamento. Le opere di Birolli, Pirandello, Broggini, Ziveri, Valenti e Badodi raffigurano un'Italia marginale e inquieta, fatta di corpi imperfetti e saturazioni cromatiche che rifiutano ogni ordine imposto. Guardando oltre le Alpi verso Matisse, Van Gogh e Manet, questi artisti trasformarono l'atto del dipingere in un gesto politico attraverso la sincerità radicale. Oltre il ritratto - La seconda sezione indaga l'identità come luogo di crisi e costruzione. Guttuso, Fontana, De Rocchi, Del Bon, Menzio e Raphaël esplorano volti che non celebrano ma interrogano. I ritratti e autoritratti diventano dispositivi critici capaci di restituire alla storia le zone grigie e i silenzi. Il confronto con i lavori di Spina radicalizza questa tensione: i suoi volti non raccontano ma destabilizzano, obbligando a considerare la distanza tra chi è stato rappresentato e chi ha potuto narrare. Presente inquieto - La terza sezione rappresenta il momento più intenso del percorso. Qui il dialogo tra la monumentalità ambigua del Sacrario di Redipuglia e le visioni degli artisti esposti parla di memoria come costruzione e tensione irrisolta. Le opere di Sassu, Badodi, Vedova, Mafai, Valenti, Menzio, Birolli e Scipione creano uno spazio di stratificazione dove tutto ciò che è stato messo in scena - mito, eroe, ordine - si incrina, lasciando spazio al dubbio. Spazio ARCA: da chiesa a centro culturaleLa sede espositiva merita particolare attenzione. Spazio ARCA nasce da un progetto di riqualificazione avviato nel 2007 dal Comune di Vercelli che ha trasformato la navata centrale dell'ex Chiesa di San Marco in un venue espositivo contemporaneo. L'architettura storica dialoga con le esigenze espositive moderne, creando un ambiente unico dove il passato architettonico e quello artistico si incontrano. Dalla sua apertura, Arca si è dedicata all'organizzazione di mostre ed eventi culturali di alto livello, ospitando collaborazioni con istituzioni prestigiose come la Fondazione Guggenheim. Tra le esposizioni più significative si ricordano "Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari" e la mostra dedicata alla Magna Carta in occasione dell'800° anniversario dell'Abbazia di Sant'Andrea. Un progetto con respiro pluriennaleLa mostra rappresenta il primo capitolo di un ambizioso progetto espositivo pluriennale che si propone di creare un dialogo continuo tra diverse discipline e epoche. L'iniziativa è resa possibile grazie al sostegno di importanti istituzioni: la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, la Provincia di Vercelli, ASM e la Fondazione CRT. Open Care - Art Services partecipa come sponsor tecnico, mentre il patrocinio della Regione Piemonte testimonia l'importanza territoriale del progetto. La Fondazione Giuseppe IannacconeLa Fondazione Giuseppe Iannaccone ETS, istituita nel novembre 2023, rappresenta l'evoluzione della storica Collezione Giuseppe Iannaccone, attiva da oltre trent'anni nel sostegno alla creatività artistica italiana. La Fondazione prosegue questa missione attraverso progetti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, dedicando particolare attenzione al supporto dei giovani artisti. Arte come strumento criticoVisitare questa mostra significa confrontarsi con un capitolo chiave della storia dell'arte italiana e riconoscere quanto profondamente quell'epoca continui a parlare al nostro presente. Non come reliquia del passato, ma come linguaggio vivo ancora capace di interrogarci su temi fondamentali: la libertà di espressione, la responsabilità dell'artista, la capacità dell'arte di resistere alle semplificazioni ideologiche. Il percorso espositivo dimostra come la pittura - oggi come negli anni Trenta e Quaranta - possa ancora essere uno strumento critico, un atto etico, una forma di resistenza culturale. In un tempo che tende a semplificare, la mostra difende l'ambiguità; in un presente che spesso dimentica, riattiva la memoria; in un contesto che premia il superficiale, offre profondità. Approfondimenti e contattiPer informazioni dettagliate sulla mostra e sulle attività collaterali è possibile contattare l'ufficio stampa di Arthemisia: Salvatore Macaluso (email sam@arthemisia.it, telefono +39 392 4325883, oppure press@arthemisia.it, telefono +39 06 69380306) e Camilla Talfani (email ct@arthemisia.it, telefoni +39 335 7316687 / +39 345 7503572). Un appuntamento culturale di grande rilevanza che permette di riscoprire un movimento artistico troppo spesso trascurato dalla storiografia ufficiale, restituendogli la centralità che merita nel panorama dell'arte italiana del Novecento. La mostra dimostra come l'arte possa continuare a interrogare il presente attraverso il dialogo tra epoche diverse, mantenendo intatta la sua capacità di offrire strumenti di comprensione critica della realtà. | |

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