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Marc Chagall a Ferrara: grande mostra a Palazzo dei Diamanti con 200 opere |
| Ferrara celebra Marc Chagall con una mostra di straordinaria intensità emotiva. Palazzo dei Diamanti presenta dall'11 ottobre 2025 all'8 febbraio 2026 duecento opere che attraversano settant'anni di carriera dell'artista russo-francese. |
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Un percorso espositivo che svela, attraverso oltre 140 opere, l'anima pittorica e poetica di un artista che ha fatto della libertà espressiva il suo segno distintivo. Come disse lo stesso Chagall al ricevimento del Comitato degli Scrittori e Artisti Ebrei a New York il 27 maggio 1947: "Sento che il nostro problema oggi è soltanto uno: unirci. Radunare quello che resta di noi dopo il disastro, riempire i nostri cuori di propositi nobili." Un artista testimone del Novecento Marc Chagall, universalmente noto per le figure fluttuanti e le colorate atmosfere incantate, ha saputo mantenere viva la memoria della sua terra natale, della tradizione e degli affetti, proiettandoli sempre verso nuovi orizzonti espressivi attraverso un linguaggio visivo unico e inconfondibile. Il percorso espositivo comprende 200 opere – tra dipinti, disegni, incisioni, alcuni dei quali presentati per la prima volta in Italia – che testimoniano quasi settant'anni di attività artistica. Ad arricchire l'esperienza, due sale immersive permettono di ammirare in una dimensione coinvolgente e spettacolare due creazioni monumentali: il soffitto dell'Opéra di Parigi e le 12 vetrate per la sinagoga di Hadassah. Metafore universali e temi profondi La mostra evidenzia la profonda umanità di un artista plurale, visionario e testimone del suo tempo, cantore della bellezza e custode della memoria. Attraverso volti scissi, profili che si moltiplicano, ritratti che si specchiano, Chagall rivela la sua straordinaria capacità di cogliere la dualità dell'esistenza umana attraverso il tema del doppio. Amanti volanti, animali parlanti, bouquet esplosivi diventano, trascendendo il visibile, metafore universali. Lo sguardo poetico di Chagall trasforma l'esperienza personale in riflessione condivisa, svelando come dietro l'apparente semplicità delle sue creazioni si celino temi che toccano ogni essere umano: l'identità, l'esilio, la spiritualità e la gioia di vivere. Arte come ponte tra culture In un'epoca di frammentazione, l'opera di Chagall ricorda che l'arte può essere ponte tra mondi diversi, sintesi di tradizioni apparentemente inconciliabili, specchio fedele delle aspirazioni e delle contraddizioni dell'umanità. La sua opera celebra quella verità emotiva che rende tangibili i sentimenti più profondi dell'animo umano, elevando lo spirito verso una bellezza capace di trovare, anche negli orrori del tempo, barlumi di pace e comprensione. Produzione e curatela La mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Arthemisia, in collaborazione con il Servizio Cultura, Turismo e rapporti con l'Unesco del Comune di Ferrara, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, da una idea di Paul Schneiter e a cura di Francesca Villanti con Paul Schneiter. Special partner della mostra è Ricola, mobility partner è Frecciarossa Treno Ufficiale, con il supporto di Copma. La dimensione temporale nell'arte di Chagall Nel laboratorio creativo di Marc Chagall il tempo sembra sottrarsi alle leggi della fisica. Sposi che sorvolano campanili, violinisti sui tetti, profeti biblici accanto a capre azzurre compongono immagini dove memoria dell'infanzia e cronaca del presente si fondono in una vertiginosa simultaneità. Dietro quest'apparente anarchia temporale si cela la lucidità di chi ha attraversato il Novecento come un equilibrista, trasformando la propria esistenza in linguaggio universale. Per Chagall il racconto pittorico non è trascrizione degli eventi, ma trasfigurazione poetica che custodisce il nucleo emotivo e spirituale. Volti amati, luoghi dell'infanzia, simboli della tradizione diventano memoria che si rinnova, trasformandosi in una esperienza collettiva dove storia personale e universale si riflettono. La casa natale si affaccia sui boulevard di Parigi, il ricordo di Bella si intreccia con la presenza di Vava come simbolo di un amore che sopravvive al tempo e la memoria biblica risponde alle tragedie del Novecento. Tra sogno e memoria Nei dipinti di Chagall prende forma una memoria affettiva: ciò che è stato amato continua a esistere, ciò che è perduto può essere ritrovato. È la temporalità del sogno, dove il ricordo non è conservazione passiva ma esperienza viva. Il tempo non obbedisce alla linearità cronologica ma si dispone come spazio interiore, dove immagini lontane e vicine convivono senza gerarchie. Questa libertà permette di sostituire alla narrazione lineare una dimensione emotiva e sacra. La sua pittura, sospesa tra storia e visione, si offre come testamento poetico del XX secolo: opera capace di restituire, nella stessa immagine, dolore e bellezza, perdita e rinascita. L'itinerario espositivo in dieci sezioni Il percorso della mostra si articola in dieci sezioni tematiche che guidano i visitatori attraverso le diverse fasi e i temi centrali dell'opera chagalliana. Eterna memoria: le radici russe La prima sezione è dedicata al legame indissolubile con le origini. Marc Chagall mantiene viva in tutta la sua opera la presenza delle sue radici russe. Nato in una comunità ebraica rurale e tradizionale, trasforma gli elementi di questo mondo in un vocabolario visivo che lo accompagnerà per sempre: il profilo della città con le cupole ortodosse, le casette di legno, i rabbini e i musicisti sui tetti. "Il paese che ho nell'anima": così Chagall definisce Vitebsk, sottolineando un legame che va oltre la semplice nostalgia. Anche dopo il distacco dalla Russia nel 1922, dichiara: "Non mi sono mai separato dalla mia terra, la mia arte non può vivere senza di essa". Quando Vitebsk viene distrutta durante la Seconda guerra mondiale, la memoria diventa per Chagall strumento di resistenza: non più solo conservazione del passato, ma affermazione di una realtà alternativa dove una cultura fisicamente annientata continua a vivere attraverso l'arte. Galli, capre e mucche non sono semplici elementi decorativi, ma protagonisti di un mondo che l'artista continua a reinventare. Il mondo della sua giovinezza non è reliquia di un passato irrecuperabile, ma presenza viva che continua a generare significato e bellezza. Le Favole di La Fontaine: il riconoscimento parigino La seconda sezione illustra un momento di svolta nella carriera dell'artista. La commissione de Le Favole di La Fontaine segna per Chagall un momento di straordinario riconoscimento. Solo tredici anni prima, il giovane pittore di Vitebsk si aggirava intimorito per Parigi: "La galleria di Vollard mi attirava particolarmente. Ma non osavo entrarvi", confesserà nelle sue memorie. "Schiaccio il naso contro il vetro, e all'improvviso mi trovo faccia a faccia con Vollard in persona... Ho paura d'entrare. Ha l'aspetto arcigno. Non oso". Ora è lo stesso Vollard – il mercante che aveva scoperto e consacrato i più grandi artisti del suo tempo – a cercarlo, riconoscendo in Chagall l'interprete ideale per uno dei testi più emblematici della cultura francese. La commissione indica la consacrazione ufficiale dell'artista russo sulla scena parigina e il suo ingresso nel pantheon dell'arte europea. Le incisioni ad acquaforte esposte testimoniano non solo la maestria tecnica raggiunta da Chagall, ma anche la sua capacità di dialogare con la grande tradizione europea senza tradire la propria identità. In ogni tavola gli animali di La Fontaine acquisiscono quella dignità primordiale che caratterizza tutto l'universo chagalliano, trasformando la favola in veicolo di verità universali. Storia biblica e cronaca: l'Exodus La terza sezione presenta una delle opere più significative del dopoguerra. Dipinta al ritorno dall'esilio americano, Exodus o La nave dell'Esodo mostra come Chagall utilizzasse i racconti biblici per interpretare eventi contemporanei. L'artista sovrappone due episodi: l'Esodo biblico dall'Egitto e la fuga degli ebrei europei dalle persecuzioni naziste, trasformando la cronaca in mito universale. La struttura verticale dell'imbarcazione richiama un'arca, con figure disposte su più livelli come nelle miniature medievali. Al centro, una grande croce simboleggia la sofferenza universale, unendo iconografia cristiana e memoria ebraica in un unico spazio visivo. I colori dominanti – blu e verdi freddi – sostituiscono la consueta luminosità chagalliana, ma lampi di luce bianca si diffondono come bagliori salvifici. La figura della madre dolente e le altre presenze umane disposte nell'imbarcazione rappresentano tutti coloro che nel corso della storia hanno dovuto abbandonare la propria terra. Attraverso il linguaggio biblico Chagall riesce a parlare sia della tragedia specifica sia dell'esperienza universale dello sradicamento. Il dramma dell'Exodus 1947 Nel 1948 Marc Chagall dipinse Exodus o La nave dell'Esodo, trasformando un drammatico episodio della cronaca contemporanea in racconto biblico universale. La storia aveva come protagonista l'Exodus 1947, una nave battente bandiera dell'Honduras con a bordo 4.515 persone, tutti ebrei, in gran parte sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Nel novembre 1946, l'Haganah acquistò la President Warfield, che sarebbe poi diventata l'Exodus. A febbraio 1947, ribattezzata Exodus, la nave lasciò Baltimora diretta verso il Mediterraneo. Il 10 luglio arrivò a Sète e imbarcò oltre 4.500 ebrei. L'11 luglio 1947 la nave salpò verso la Palestina. Il 18 luglio, a soli 40 chilometri dalle coste palestinesi, le forze britanniche presero il controllo dell'Exodus. La nave fu dirottata verso il porto di Haifa, dove i passeggeri furono trasferiti su tre navi dirette nuovamente verso la Francia. Il 2 agosto le tre navi raggiunsero le coste francesi, ma il governo francese si rifiutò di costringere i passeggeri a sbarcare. Dopo tre settimane di stallo diplomatico, i britannici dirottarono le navi verso Amburgo. La vicenda assunse rapidamente una dimensione politica. L'opinione pubblica internazionale si mobilitò, i giornali di tutto il mondo raccontarono la storia, le Nazioni Unite se ne occuparono ufficialmente. La storia dell'Exodus contribuì in modo decisivo alla fine del controllo britannico e alla nascita dello Stato d'Israele l'anno seguente. Parigi città interiore La quarta sezione esplora il rapporto profondo con la capitale francese. Per Chagall Parigi è una città interiore: spazio della scoperta e del ritorno, della libertà e della memoria. Se Vitebsk è la radice da cui trae nutrimento, Parigi è il terreno che libera il suo linguaggio poetico. Dopo l'esilio americano, il ritorno nella capitale francese segna una nuova fase creativa: la città non è più l'atelier a cielo aperto degli anni Dieci, ma il luogo della maturazione poetica dove l'esperienza si trasforma in visione, dove la memoria filtra il presente e lo reinventa attraverso il colore. Le opere esposte sono gli studi preparatori e le straordinarie litografie per la serie Parigi pubblicata nel 1954 in "Derrière le Miroir". In questi fogli Chagall affronta i monumenti parigini con libertà nuova: la Tour Eiffel, Notre-Dame, l'Opéra diventano simboli affettivi più che architetture. Negli anni della maturità, opere come La sposa sopra Parigi mostrano come l'espressione poetica raggiunga il suo apice: una sposa azzurra fluttua sopra la città-icona. Amore, maternità e paesaggio urbano si fondono in un'unica visione sospesa. In Ricordo del Flauto magico l'artista evoca l'opera di Mozart per la quale aveva realizzato scenografie anni prima. L'artista mescola segatura ai colori, creando una superficie materica. Il dipinto non è solo immagine ma anche impronta: l'esperienza si deposita sulla tela. "Paris reflet de mon coeur", Parigi riflesso del mio cuore: queste parole racchiudono l'intensità del legame durato settant'anni tra Marc Chagall e la città che ha trasformato la sua arte. Identità molteplici La quinta sezione indaga il tema dell'identità. Per Chagall il volto umano non è mai dato univoco. Si sdoppia, si moltiplica perché riflette un'identità complessa, sfaccettata. Nei suoi ritratti sperimenta soluzioni innovative: due profili che si guardano, volti che si sovrappongono, immagini che si moltiplicano. Non è ricerca formale fine a se stessa, ma elaborazione di un linguaggio capace di restituire la complessità dell'essere umano. Questa indagine sull'identità trova nel mondo del circo la sua rappresentazione più eloquente. Qui la duplicità dell'essere umano si manifesta con evidenza: dietro il sorriso del clown si nasconde la fatica dell'esistere, dietro l'acrobazia la precarietà della vita. Per dare forma a questa complessità emotiva Chagall affida tutto al colore. Non usa tinte naturali ma emotive: il verde diventa visione, il blu meditazione, il rosso ardore creativo. In questo linguaggio cromatico che muta continuamente si riflette l'instabilità dell'animo umano. Sperimentazione tecnica La sesta sezione mette in luce l'approccio sperimentale alla tecnica. Nelle opere di Chagall materia e supporto non sono semplici mezzi, ma protagonisti del racconto, ognuno con il suo ruolo preciso. L'artista non cerca la tecnica perfetta: cerca quella giusta, quella che possa dare forma alle sue visioni. Ogni supporto viene scelto per le sue proprietà specifiche: carta, tela, masonite diventano strumenti per esprimere un linguaggio che si arricchisce attraverso una sperimentazione costante. L'acquarello su carta gli consente di creare atmosfere sospese, dove i toni si fondono con delicatezza. L'inchiostro, utilizzato sia puro sia in combinazione con altri materiali, svela la sua straordinaria sensibilità grafica. Con il tempo tende a combinare tecniche e materiali: gouache, pastello e inchiostro dialogano con le diverse superfici creando un tessuto visivo complesso. Chagall scopre che ogni tecnica artistica custodisce tesori nascosti. Le vetrate gli svelano i misteri della luce che sa attraversare la materia; l'incisione gli insegna la precisione del segno; la scultura apre nuovi orizzonti spaziali; l'argilla gli schiude i segreti della densità e della sovrapposizione. La luce del Mediterraneo La settima sezione racconta l'incontro con il Sud. L'incontro di Marc Chagall con il Mediterraneo segnò un'evoluzione profonda del suo linguaggio. Egli trovò nel Sud della Francia gli spunti per elaborare un nuovo vocabolario visivo plasmato dalla luce, dal colore e dal calore. Dai primi soggiorni a Peira-Cava negli anni Venti fino al trasferimento definitivo a Vence nel 1950, il Mediterraneo divenne per lui sia rifugio sia fonte di ispirazione. I suoi intensi contrasti cromatici e i paesaggi antichi gli offrirono uno spazio di reinvenzione dopo la guerra e l'esilio. Quando nel 1960 il sindaco di Nizza gli chiese di realizzare un manifesto per promuovere le bellezze della città, Chagall accettò con entusiasmo. Con la sua consueta generosità, propose non uno, ma dodici gouache preparatori per il progetto. Questi furono poi trasformati in litografie da Charles Sorlier, in un raro portfolio pubblicato da Mourlot nel 1967. Dipinti come La table devant le village evidenziano che l'artista, dopo aver attraversato momenti difficili, aveva finalmente trovato un luogo da chiamare casa. Per Chagall il Mediterraneo non era solo un paesaggio: era un alleato spirituale che lo aiutava a trasformare il dolore in grazia. La trasparenza delle vetrate L'ottava sezione presenta uno degli aspetti più innovativi della produzione chagalliana. "Per me una vetrata è una barriera trasparente tra il mio cuore e il cuore del mondo" affermava Marc Chagall. Le vetrate di Marc Chagall si distinguono per il loro approccio radicale al colore e alla forma narrativa. Abbandonando la più consueta struttura frammentata, Chagall predilige ampi campi di colore per definire vere e proprie zone tematiche. Le scene si svolgono in ambienti espressivi che rinnovano la tradizione medievale dei fondi colorati in un nuovo orizzonte figurativo. Chagall utilizza la grisaille, tecnica monocromatica simile al lavis d'inchiostro, che valorizza il gioco tra luce e trasparenza. Le Vetrate di Hadassah, concepite nel 1959, furono realizzate per la sinagoga del nuovo Hadassah Medical Center di Gerusalemme. Chagall, toccato dal peso simbolico del luogo e dal significato dell'Israele del dopoguerra, accettò l'incarico di progettare dodici finestre rappresentanti le Dodici Tribù di Israele. Eseguite in collaborazione con il maestro vetraio Charles Marq tra il 1960 e il 1962, le vetrate combinano iconografia biblica e temi liturgici ebraici con la luminosa sensibilità cromatica di Chagall. Furono inaugurate a Gerusalemme nel 1962 e successivamente restaurate a seguito dei danni subiti durante la Guerra dei Sei Giorni. Le vetrate cambiano continuamente il loro aspetto con il trascorrere delle ore della giornata, variando in intensità e colore. Questa costante trasformazione richiama l'idea che la storia sacra non sia immutabile, ma continuamente reinterpretata. Il simbolismo floreale La nona sezione esplora un tema apparentemente decorativo ma profondamente simbolico. Davanti alle opere di tema floreale di Chagall è necessario guardare oltre la superficie. Si tratta infatti di immagini monumentali che attraverso la celebrazione della bellezza del dato naturale rivelano una profonda esplorazione dell'identità dell'artista. In L'Atelier de Saint-Paul la composizione floreale nel vaso prominente sul tavolo dello studio, accanto ai pennelli dell'artista, assume una profonda dimensione autobiografica. Il motivo del vaso riveste anche un significato simbolico: la sua intrinseca mobilità richiama l'esperienza dello spostamento. Spesso collocato in contesti ambigui, il vaso diventa emblema dello sradicamento, riflettendo la vita stessa di Chagall, segnata dall'esilio e dalla migrazione. In opere successive, come Bouquet de fleurs sur fond vert et rouge, l'approccio di Chagall si avvicina all'astrazione. Qui il bouquet appare liberato dai vincoli della rappresentazione naturalistica, affermando la propria autonomia formale. Questa tensione tra presenza e fragilità trova espressione in Grand bouquet rouge, dove i fiori ardono come fiamme – bruciando di vitalità, ma permeati di vulnerabilità. La loro scala imponente destabilizza la calma superficiale, ricordandoci la natura effimera e fragile della vita. Il messaggio finale: la pace La decima e ultima sezione presenta un'opera testamento. Nel 1949, al ritorno dall'esilio americano, Chagall dipinge La Pace. Dopo anni di guerra e sradicamento, l'artista affida a una colomba bianca il suo messaggio di speranza. Non è retorica, ma necessità: chi ha vissuto la fuga, l'esilio, la perdita della patria, sa quanto fragile e preziosa sia la pace. La colomba porta un libro aperto sulle cui pagine si leggono "La Vie" e "La Paix". Per Chagall la vita e la pace sono inscindibili. In basso, un uomo e una donna simboleggiano l'amore. Sullo sfondo, i tetti e la cupola della sinagoga evocano la sua amata Vitebsk, i legami e i valori che resistono a ogni tempesta. Dall'infanzia a Vitebsk all'esilio americano, dalle tradizioni ebraiche ai grandi teatri del mondo, Chagall ha saputo trasformare il dolore in bellezza, la memoria in visione, l'esperienza personale in linguaggio universale. La Pace conferma Chagall come testimone del suo tempo: un artista che non ha mai distolto lo sguardo dalla storia, ma l'ha attraversata mantenendo intatta la fiducia nell'arte. Emerge la convinzione che la bellezza possa ancora vincere sulla distruzione, che l'immaginazione possa ancora costruire mondi migliori, dove l'amore e la memoria restano le uniche armi contro l'oblio. Partnership e agevolazioni Ricola è special partner della mostra e omaggerà i visitatori con samples delle sue caramelle alle 13 erbe alpine svizzere, tra cui Menta Fresca e la nuova Lampone e Melissa, dal gusto sorprendente che equilibra il sapore intenso del lampone con le note aromatiche della melissa. Frecciarossa è mobility partner dell'esposizione. I possessori di un biglietto Frecciarossa con destinazione Ferrara e con data antecedente fino a due giorni l'ingresso alla mostra potranno beneficiare di uno sconto del 25% sul biglietto d'ingresso. Lo sconto sarà applicabile esclusivamente presso la biglietteria della mostra esibendo il proprio titolo di viaggio. Il volume in catalogo Accompagna la mostra il catalogo edito da Moebius, a cura di Francesca Villanti con Paul Schneiter. Il volume raccoglie una selezione di oltre duecento opere tra dipinti e lavori su carta che accompagnano in un viaggio straordinario alla scoperta della profonda umanità dell'opera di Chagall. L'edizione italiana, cartonata, conta 208 pagine in formato 22×28 cm ed è in vendita al prezzo di 35 euro (ISBN 979-12-5692-064-8). Offerta didattica La mostra propone un'articolata offerta didattica a cura di "Senza titolo", con visite animate e laboratori pensati per le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado. Per le famiglie con ragazze e ragazzi tra i 6 e i 12 anni sono previsti appuntamenti nei weekend con visite e laboratori in aula didattica. In collaborazione con il MEIS – Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah è stata studiata una proposta educativa in due tappe per le scuole primarie e secondarie: un primo incontro a Palazzo dei Diamanti e un secondo al MEIS per approfondire la matrice ebraica presente nei lavori di Chagall.
Dettagli pratici per la visitaChagall, testimone del suo tempo Palazzo dei Diamanti Corso Ercole I d'Este, 21 – Ferrara Periodo: 11 ottobre 2025 – 8 febbraio 2026 Orario di apertura: Tutti i giorni, feriali e festivi: 9.30-19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima) Aperta anche 1° novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio Biglietti (audioguida inclusa): Intero: €16 Ridotto: €14 (dai 6 ai 18 anni, invalidità inferiore al 67%, over 65, studenti universitari dal martedì alla domenica, possessori card Arthemisia) Ridotto convenzione: €14 Ridotto gruppi: €14 (minimo 15, massimo 25 persone) Ridotto gruppi scuole: €5 Biglietto Famiglia: €11 a persona (minimo 2 persone: 1 o 2 adulti più bambini dai 6 ai 14 anni) Ridotto Trenitalia: €12 Speciale giovani: €10 (tutti i lunedì non festivi per visitatori fino ai 26 anni e studenti universitari) Biglietto Open: €19 (ingresso senza prenotazione data e orario) Gratuito: bambini sotto i 6 anni, visitatori con invalidità dal 67% con accompagnatore, guide turistiche, giornalisti con tesserino, possessori Vip Card Arthemisia Produzione e organizzazione: Fondazione Ferrara Arte Arthemisia Collaborazione: Servizio Cultura, Turismo e rapporti con l'Unesco del Comune di Ferrara Patrocinio: Regione Emilia-Romagna Idea: Paul Schneiter Curatela: Francesca Villanti con Paul Schneiter Special partner: Ricola Mobility partner: Frecciarossa Treno Ufficiale Supporto: Copma Progetto di allestimento: Gael René Allestimento: Handle Art&Design Exhibition Immagine coordinata e grafica in mostra: Angela Scatigna Catalogo: Moebius Informazioni e prenotazioni: Tel. 0532 244949 www.palazzodiamanti.it www.arthemisia.it Social: @palazzodiamanti @arthemisiaarte #ChagallFerrara | |

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