Ricorre il 4 ottobre la festa dedicata a San Francesco, Santo Patrono d'Italia: fondatore dell'Ordine dei Frati Minori e protettore della natura.
Il Cammino unisce i santuari che videro la presenza di Francesco: il Santuario di Poggio Bustone, La Foresta, Fonte Colombo ed il Santuario di Greggio. Il pellegrinaggio è completato dall'ascesa al Monte Terminillo per la visita alla reliquia del Santo, dalla tappa nel comune di Posta e dall'escursione al solitario e maestoso Faggio di San Francesco nel comune di Rivodutri. Il percorso, che si snoda lungo 80 chiolometri di sentieri e strade immersi in una natura spettacolare, costituirà l'occasione per rinnovare e rivivere l'intensa spiritualità dell'esperienza francescana.
I sentieri sono percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo. E' comunque possibile percorrere il Cammino in auto per chi avesse problemi motori o di salute. Un'iscrizione ed un passaporto da timbrare ad ogni tappa certificano il Pellegrinaggio, rendendolo speciale.
I viandanti sulle strade di Francesco troveranno una natura di rara bellezza, lontana dalle rotte del turismo di massa.
Il Cammino riafferma il ruolo di San Francesco come Patrono dell'Ecologia proprio in una terra che è, e vuole restare, incontaminata. Il Cammino porta con sè lo spirito di purezza e povertà del Francescanesimo e recupera i Valori dell'Ordine che proprio nella Valle Santa Francesco lasciò ai suoi confratelli ed al mondo intero.
La Sabina, già descritta e lodata da scrittori e poeti dell'antica Roma, fu scelta a dimora da un grande italiano, il Poverello di Assisi, che della natura e delle sue bellezze fu cantore insuperabile nel "Cantico delle Creature". Egli amò e predilesse la regione sabila, in particolar modo la parte della Valle di Rieti e delle alture che la circondano.
Esistono ben quattro Santuari Francescani in questi luoghi: il Santuario di Poggio Bustone, della Foresta, di Fonte Colombo e di Greggio.
Venendo dalla Valle Spoletina, San Francesco si recò a pregare sulle alture che sovrastano Poggio Bustone, a 17 chilometri da Rieti. Secondo la leggenda quando Francesco, insieme ai suoi compagni, giunse per la prima volta nel 1209 nella Valle Santa dalla natia Assisi, sfuggendo lo scherno e l'ostilità dei suoi concittadini, si rivolse alla popolazione del paese con le semplici parole "Buongiorno buona gente" e gli abitanti del piccolo centro lo hanno ricambiato custodendo gelosamente e ripetendo nei secoli il saluto del Santo. nella parte più selvaggia della montagna Egli trovò due grotte e qui pregò e si mortificò nellapenitenza; gli fu rivelato nella contemplazione divina che gli erano rimessi i peccati e che i suoi frati, novelli apostoli, si sarebbero moltiplicati.
A 5 chilometri da Rieti si trova il Santuario di Fonte Colombo, detta anche il Sinai Francescano, perchè qui San Francesco nel 1223 ebbe da Cristo la Regola definitiva dei Frati Minori. Partito subito per predicare in Oriente, vi contrasse una dolorosissima malattia agli occhi e fu proprio a Fonte Colombo che Francesco tornò per curarla, compindovi altresì atti prodigiosi. E' naturale che in quest'eremo di pace, più che i caratteri artistici siano i ricordi francescani ad attirarci. Il Santuario si trova su di un colle ricoperto ancora oggi da una folta vegetazione e da elci secolari. Esiste inoltre una chiesetta, dedicata alla Madonna, detta della Maddalena e più in basso si trova il Santo Speco, la grotta di nuda roccia dove il Santo pregava.
A quattro cholometri da Rieti è il Santuario della Foresta dove San Francesco sostò quando fu invitato a recarsi a Rieti dal cardinale Ugolino a curarsi gli occhi. Fu qui che San Francesco venne letteralmente a nascondersi per fuggire all'amorevole, ma soffocante abbraccio dei fedeli. Fu ospite del sacerdote custode della chiesina di San Fabiano e fu allora che si verificò il miracolo della vigna che, malgrado fosse devastata dalla folla che faceva ressa per vedere il Santo, produsse abbondantissimo vino (il fatto è raffigurato in un affresco conquecentesco nel portico di ingresso).
Sito nella parte occidentale della Valle reatina a 17 chilometri da Rieti, si trova il Santuario di Greccio (nella foto sopra) conosciuto nel mondo come la Betlemme francescana: un complesso architettonico ampio e poderoso, gli edifici sembrano nascere dalla nuda roccia rafforzata da possenti piloni. Fu qui che nell'inverno del 1223 essendo la prima venuta del Signore, San Francesco pensò di rievocare la nascita del Divino Bambino e nella notte di Natale il presepe apparve per la prima volta nella forma realistica del bue e dell'asino intorno ad una mangiatoia su cui un sacerdote celebrò la Messa. Il fatto è ricordato nel pregevole affresco trecentesco della Cappella del Presepio, edificata subito dopo la morte del Santo proprio nella grotta in cui egli lo realizzò. Dal 1972 durante le festività natalizie una serie di quadri viventi all'aperto rievoca la mistica esperienza del primo presepio francescano.
Nel 1939 Pio XII dichiarava San Francesco Patrono d'Italia. Per celebrare l'evento i frati francescani vollero costruire un monumento eccezionale sul Terminillo a 1623 metri d'altitudine, eressero il Tempio Votivo Nazionale. I lavori iniziarono nel 1949, si dovettero sbancare 25.000 metri cubi di roccia per arrivare alla consacrazione del 1964.
L'edificio è una fusione armonica di architettura, mosaici, sculture ed arredi sacri di alta qualità artistica. Questo scrigno custodisce, nella Cappella di San Francesco, il ricordo più prezioso: un'urna contenente la reliquia del Poverello davanti alla quale arde perenne una lampada votiva.
Nella Valle Santa San Francesco si ritirò spesso per cercare la solitudine mistica offerta dalla natura straordinaria di quei luoghi. Uno dei più affascinanti è il Faggio di San Francesco, un albero monumentale con una chioma che arriva ai 22 metri di diametro. L'albero è famoso per la sua forma straordinaria, con i rami che si intrecciano sinuosi a creare onde e nodi dalla bellezza inusuale.
E' frutto di una mutazione spontanea subita da rarissimi esemplari in tutto il mondo: secondo la tradizione, durante un temporale, la pianta prese questa curiosa forma per riparare San Francesco che si era recato nella zona a pregare.
E' raggiungibile seguendo per 4 chilometri una strada carrareccia che parte da Rivodutri e raggiunge la frazione di Cepparo; si prosegue, immersi nella natura, fino alle pendici del monte Fausola (1100 metri sul livello del mare); un cartello indica un ombroso sentiero che conduce allo straordinario faggio.
Alcuni storici francescani ed una tradizione locale antica di secoli indicano la presenza di San Francesco nell'incantevole paese di Posta, denominata Machilone ai tempi del Santo. Nel borgo, ai confini con il Regno di Napoli, Francesco avrebbe fondato il primo insediamento dei Frati Minori presso la Chiesa di San Matteo, oggi nota come San Francesco.
La presenza del Poverello di Assisi a Posta sarebbe databile tra il 1222 e il 1225. Nel luogo abitato da Francesco sorse presto un convento e si modificò l'antica chiesa di San Matteo in una struttura più ampia e solenne. Narrano le Fonti, a testimonianza dell'amore e della tenerezza che Francesco riversava su tutti i poveri e gli infermi, che Egli abbia donato il suo mantello e dodici panio ad una donna di Machilone con gli occhi malati che non aveva il denaro per farsi curare.
Aspetti naturalistici: ampia ed aperta, disegnata dai filari di pioppi cipressini che interrompono la trama dei campi ancora coltivati. Intorno le colline accompagnano lo sguardo in alto, verso le cime del Terminillo che si staglia sullo sfondo. Così si presenta la valle di Rieti, dove secoli fa Francesco per primo tracciò il Cammino.
Una natura straordinariamente complessa, multicolore e varia dal piano al monte, quella che Francesco conobbe in terra reatina quando iniziò a percorrerla. Le grandi querce Roverelle ne caratterizzano il paesaggio, ai margini delle zone lacustri, e gran parte degli ambienti che il Santo percorreva, dovevano essere ammantati dai boschi di latifoglie che sono del resto ancora presenti in larga misura. L'antico lacus Velinus, che risale all'Era Quaternaria, nonostante reiterati tentativi di bonifica iniziati in epoca romana con il taglio del banco travertinoso delle Marmore, era ancora molto esteso sulla piana di Rieti, tanto da costringere il Santo ad utilizzare la barca, così ci dicono le cronache del tempo, per attraversare la conca reatina per recarsi da un versante all'altro.
Sul territorio erano presenti al tempo grandi mammiferi, tra i quali ad esempio i cervi, che poi avrebbero trovato rifugio sui monti per poi scomparire a seguito di una caccia indiscriminata.
Ma come si presentano oggi gli ambienti che hanno conosciuto il fervore mistico di Francesco e hanno vissuto il suo dialogare quotidiano con gli elementi della Natura che era intorno a lui? Francesco, è certo, ha frequentato località come Poggio Bustone, Greccio, Fonte Colombo, La Foresta, ma se è vero che queste sono le località francescane del reatino più note, altre ve ne sono che o per eventi miracolosi testimoniati, come S. Elia o per leggende che si sono tramandate quale quella relativa al Faggio sulla montagna sopra Cepparo di Rivodutri, sono state ritenute degne di considerazioni.
Il Cammino di Francesco include poi Pian de' Valli sul Monte Terminillo e poi il piccolo Centro di Posta nell'Alta Valle del Velino. Gli orizzonti vegetazionali che percorrendo i vari itinerari si incontrano, sono straordinariamente suggestivi nelle varie stagioni dell'anno e presentano un numero di specie che è raramente riscontrabile altrove. I laghi della piana, ubicata ad una quota di 370 m. circa sul livello del mare, nell'insieme costituiscono un tipico ambiente umido ancora in buono stato di conservazione, con una vegetazione che presenta caratteristiche varie dalla zona perennemente sommersa ai terreni asciutti.
Intorno ai laghi di Ventina, Ripa Sottile, Lungo o di Cantalice, Fogliano, per citare gli specchi d'acqua più importanti, sono presenti formazioni boschive ripariali che trovano nei Salici e nel Pioppo bianco, nell'Ontano nero, nel Sambuco nero le specie più significative unitamente ad altre, Vitalba, Rovi, Luppolo, ecc. che comunque assicurano un buon livello di naturalità. Sono ambienti che soprattutto in certi periodi dell'anno sono frequentati da Cormorani, Aironi bianchi e Aironi cenerini, Falco delle paludi, Poiane ecc.
Le zone rivierasche sono incorniciate dal fragmiteto, tipica associazione vegetale caratterizzata dalla Cannuccia palustre. Non trascurabili e anzi di grande suggestione, sono le distese di Giaggiolo d'acqua dalle vistose fioriture gialle di primavera. Le acque poi ospitano preziose colonie di Ninfea bianca, di Nannufero ed altre specie ancora, meno vistose e pur significative. E' nel fitto della vegetazione di Cannuccia palustre che si intreccia una intensa vita di uccelli acquatici che qui trovano ospitalità, che qui nidificano, si riproducono insomma trovano un habitat ideale. E così, Tuffetti, Fischioni, Germani reali, Alzavole, Moriglioni, Mestoloni, Morette, Tarabusini, Garzette, Gallinelle d'acqua e altri rappresentanti frequentano questi ambienti dove terra, acqua e piante sembrano fondersi in uno straordinario ecosistema. Ma i boschi ripariali si trovano anche lungo i fiumi Velino, Salto, S. Susanna. Ma è anche l'ambiente ideale di istrici, volpi e altri rappresentanti della fauna selvatica.
Oltre i campi, le geometrie delle siepi, e i boschi assai singolari rappresentati dagli uliveti è il bosco misto di latifoglie a diventare protagonista. Normalmente si tratta di specie decidue, che dopo la stagione delle tavolozze di colore dell'autunno, perdono le foglie e fanno assumere al paesaggio un tono un po' triste. Qua e là Roverelle, giganti buoni del bosco più assolato. Ancora più in alto, il Castagno forma boschi da sempre impiantati e curati dall'uomo. Albero del pane e del buon legno, il Castagno talvolta con i tronchi enormi, spesso incavati, ci riporta al mondo fiabesco del bosco incantato, che non è solo quello del nostro immaginario.
Intorno ai Santuari, singolarmente, a far da corona alle strutture murarie si trovano spesso boschi di Leccio o Elce. Sono lì da sempre e con il verde cupo che li caratterizza contribuiscono a conferire un tono di severità all'ambiente. Più in alto è il bosco di Faggio a dominare paesaggi e territorio e i lunghi tronchi colonnari arabescati dai licheni dai molti colori e dalle forme più varie, si stagliano tra i bagliori improvvisi di una giornata invernale, tra il verde quieto delle stagione calde o i toni accesi della stagione autunnale, dispensatrice di colori straordinari. E' il territorio di animali che rifuggono la presenza dell'uomo ma che sono presenti in questo contesto, soprattutto quando calano le ombre della sera. E' il territorio della Volpe e del Tasso, degli Scoiattoli e dei Ghiri, dei Picchi e delle Ghiandaie, del vecchio saggio Gufo, delle Civette dai richiami un po' tristi e di cento altri protagonisti canori del bosco.
In conclusione, lungo i sentieri del Cammino di Francesco, si ritrova la spiritualità più semplice e, per questo, la più elevata. Si sale insieme con gli alberi, con il mutare del paesaggio. In basso i campi parlano di una storia antica, di una civiltà contadina che per anni ha vissuto delle risorse di questa terra, a volte madre generosa, a volte ostile. Una storia scritta nei salici capitozzati, negli olmi usati come tutori delle viti, nelle querce che davano ombra sul bestiame, nei pioppi svettanti lungo i fossi. Più in su, la strada si fa bosco, vario, mutevole nelle forme e nei colori: gli aceri, gli ornielli, i sorbi, le roverelle, i maggiociondoli, e ancora le macchie di ginepro e di ginestre, che si alternano con i pascoli alti, con le faggete, con le guglie delle cattedrali rocciose di Francesco.
Percorrendo il Cammino si aprono improvvisamente panorami inaspettati, altopiani in quota e valli a strapiombo, boschi densi e intricati, grandi alberi isolati. I tronchi nodosi e scabri sembrano rivendicare come per secoli fra quelle fortezze naturali sia stato custodito il senso profondo della Regola francescana. Così il secolare Faggio di San Francesco, dal fusto contorto e imponente, anomalo rispetto al portamento della specie, sembra fare da portale d'ingresso al tempio naturale di Dio.
TESTI ED IMMAGINI PER GENTILE CONCESSIONE dell'AZIENDA DI PROMOZIONE TURISTICA DI RIETI |