Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente | |
Dal 21 ottobre 2023 Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero a Biella ospiteranno una mostra straordinaria dedicata ai più influenti artisti contemporanei, capaci di raccontare la contemporaneità con un linguaggio che arriva dritto al cuore di tutti. |
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Dal 21 ottobre 2023 la città di Biella diventerà un nuovo punto di riferimento per le grandi mostre d’arte in Italia. La prima mostra che inaugura il nuovo corso - realizzata grazie alla collaborazione tra Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, la sua società strumentale Palazzo Gromo Losa s.r.l. in collaborazione con il Comune di Biella e Arthemisia, con main sponsor Biver Banca – Gruppo Banca di Asti e sponsor tecnico Wide Group - sarà “Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente” che racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi. Ospitata nelle due sedi di Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero - oltre a Banksy, Jago e TvBoy da cui prende il titolo – l’esposizione presenta anche altri artisti celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami, Mr Brainwash, Obey fino ai noti italiani Angelo Accardi, LAIKA, Marco Lodola, MaPo, Laurina Paperina, PAU, Andrea Ravo Mattoni, Rizek e Giuseppe Veneziano. Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene. Curata da Piernicola Maria Di Iorio e con 90 opere, la mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove. Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea. La mostra rappresenta anche un’imperdibile occasione, per tanti visitatori, di conoscere meglio Biella, il suo verdeggiante territorio e la sua proposta gastronomica di eccellenza. Tra le realtà culturali di maggiore interesse vi sono il Ricetto di Candelo, il Santuario di Oropa e l’Oasi Zegna, meta ideale per poter trovare grandi spazi, attività e laboratori innovativi, e anche la celebre Cittadellarte - Fondazione Pistoletto e l’imponente patrimonio di archeologia industriale. Partendo da Palazzo Gromo Losa, il percorso di mostra è introdotto dall’esposizione delle opere di Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale. Jago utilizza il marmo come materiale nobile, ma tratta temi fondamentali dell’epoca che abita, instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Qui presenta tra le altre Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019), una delle sue opere più conosciute Habemus Hominem (2009-2016) e First Baby del 2019 anno in cui, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), è il primo artista a inviare una scultura in marmo sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’opera, raffigurante un feto, è tornata sulla Terra a febbraio 2020 sotto la custodia del capo missione, Luca Parmitano. A proseguire TvBoy, per cui gli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art definendo la poetica della sua arte. Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo, i contorni delle figure sono ben riconoscibili. Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo; apparentemente decontestualizzati, ma estremamente rappresentativi e inequivocabili. Tra i suoi numerosi lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020), Venite avanti (2020) e The Fast Supper (2021). David LaChapelle, fotografo statunitense è entrato nella rosa dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzati da colori brillanti e fluo, frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco, perfino eccessivo, in cui è chiara una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia. La sua è una fotografia fortemente costruita: LaChapelle adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue opere, che spaziano da ritratti di celebrità a scene fantastiche e oniriche, offrono un commento critico sulla cultura contemporanea e sulle sue ossessioni: fama, consumismo, sensualità, bellezza e spiritualità. E proprio la spiritualità segna l’evoluzione dell’arte di LaChapelle, aggiungendo un ulteriore strato di profondità al suo lavoro. Nel caso dell’istrionico Rebirth of Venus (2009), in mostra, la sua poetica è un amalgama unico di estetica pop e surreale, critica sociale e culturale, mentre l’interesse emergente per la spiritualità si evince dall’opera The Holy family with St. Francis del 2019. Da un estremo all’altro del planisfero si intensifica l’intreccio di riflessioni su temi che nascono da un linguaggio specifico ma che, in realtà, fissa le sue trame nei contesti più disparati. Liu Bolin è un artista cinese di fama internazionale, conosciuto per le sue performance di fotografia mimetica. Nato nella provincia dello Shandong nel 1973, appartiene a quella generazione artistica dei primi anni Novanta, che si è fatta largo tra le macerie della Rivoluzione Culturale, in una Cina travolta da un rapido sviluppo economico, e in un momento di relativa stabilità politica. Bolin rimane immobile come una scultura di carne e ossa, il suo corpo, accuratamente dipinto, si integra nello spazio, sfugge alla vista, svanendo nel contesto alle sue spalle, scenari urbani di ogni tipo, oggetti, architetture. Si tratta di un lavoro lungo e complesso, che può durare anche molti giorni, la fotografia è solo il risultato ultimo di un meticoloso procedimento artistico, dalla scelta del luogo alla pittura corporale. Ha fatto del camouflage la sua arte, camaleontici self-portrait, che sono un connubio perfetto di fotografia, installazione, performance e body painting. Le sue azioni mimetiche divengono strumento di denuncia di problematiche sociali, politiche e ambientali: dallo sfrenato processo di urbanizzazione delle megalopoli cinesi, alla tutela e conservazione del patrimonio artistico in Italia (in mostra) Hiding in Italy, Colosseo n°1 dalla spinosa questione dell’immigrazione, al dilagare del consumismo, della sequenza di scatti dal titolo “Shelves”, realizzata tra gli scaffali, colmi di merce, dei supermercati. L’occultamento del corpo, il privarsi dell’identità umana per diventare “cosa tra le cose”, costituisce il tratto distintivo del suo linguaggio e della sua personale visione della realtà che lo circonda. La mostra prosegue negli spazi di Palazzo Ferrero, prospicente a quello Gromo Losa. Qui troviamo le opere di Rizek, l’artista che con la cifra estremamente identitaria e viva dei suoi stencil, narra l’asprezza di condizioni sociali difficili, mai banali. Inizia la sua attività nei primi anni 2000 a Roma, ispirandosi allo street artist inglese Banksy. Le sue opere, realizzate con la tecnica dello stencil, hanno un forte impatto visivo e concettuale. Molti lavori puntano a denunciare ipocrisie e contraddizioni della società contemporanea. Rizek non risparmia nessuno, dalla Chiesa ai potenti, creando immagini ironiche e dissacranti. La sua street art si caratterizza per l'uso del nero e rosso, colori dal forte impatto per creare opere immediate e incisive. Con la sua arte di strada irriverente e pungente, Rizek porta all'attenzione temi scomodi, puntando il dito contro le storture del sistema. Rappresenta una delle voci più critiche e provocatorie nel panorama street art italiano. Rizek, da parte sua, con i suoi interventi sui muri non ha mai fatto qualcosa solo per denaro, il conformismo globale o alla moda; è sempre andato controcorrente rispetto a certi valori imposti, ha sempre seguito il cuore e le sue passioni, ha scelto la libertà. Qui esposti Pietà, un inedito del 2017, Unrequired Love (2022) e Angel Red del 2021. Con un percorso da artista visivo in costante evoluzione, Pau (frontman dei Negrita), in un dialogo tra il pop, l’Urban e la Street art, con la sua serie delle Santa Suerte, straordinario esercizio di tecnica mista Linocut e Retouche con acrilico, markers, penna a sfera e timbri, ritrae la Dea Bendata; una potente figura femminile che supera i confini della religione, proponendo un modello di forza che valica confini di spazio e tempo, consacrandosi come immortale. Nessuna bozza o disegno preparatorio, la sostituzione dei colori ad olio con l’uso delle bombolette e un intervento diretto sul muro: questo è lo straordinario modus operandi di Andrea Ravo Mattoni. La sua scelta di riprodurre i capolavori dell’arte, oltre a dimostrare un talento fuori dal comune, ha il merito di rompere la linea netta di confine che divide l‘arte classica e rinascimentale dell'arte odierna. In mostra si possono ammirare due sue opere, Caravaggio. Ragazzo morso da un ramarro (2022) e Vermeer. Ragazza con l’orecchino di perla (2022). Laika, artista sincronicamente indipendente, misteriosa e libera, il cui nome d'arte è un omaggio alla cagnetta che salì sullo Sputnik nel 1956, si definisce un’attacchina che pratica la riflessione e ne fa arte istantanea. Con la visione disincantata e ironica di Laika, l’attenzione rimane viva, tenace come i suoi poster e adesivi, effimeri tableau vivant, che attraggono interesse e sguardi al nostro passaggio per strada. Lo so è “solo” un poster, ma si può dire molto con la carta, si può dire tutto!, dichiara l’artista. Immediata e diretta, la sua produzione mette in risalto l’inquietudine sociale e il disagio interiore, che si trasformano in una denuncia visiva e politica di grande forza, come nel caso delle due opere in mostra Donna, Vita, Libertà, #nonunadimeno e Zapatos Rojos - Save Afghan Women. Yellow Burqa version. A seguire il percorso un’immagine che non ha bisogno di presentazioni: tutto è speranza, Hope (2019) appunto, la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam realizzata da Obey che renderà memorabile la vittoria di Barack Obama, il primo afroamericano a ricoprire la carica di Presidente degli Stati Uniti d’America. L’artista non si è mai schierato apertamente dalla parte di Obama: è rimasto fedele al suo essere ribelle. Dopo una serie di campagne molto forti contro le decisioni di Bush (Guerra in Iraq o Patriot Act per esempio), ha visto in Obama la sua perfetta antitesi ed ha quindi trovato coerente supportare la sua candidatura. Esposto qui anche un altro famoso manifesto di Obey, We, the people, are greater than fear (2017). Giuseppe Veneziano è oggi uno dei principali artisti italiani della corrente new pop. Con il suo linguaggio pittorico, insieme originale e riconoscibile, l’artista affronta temi sensibili come la politica, il sesso e la religione, attraverso cui ci fornisce un’immagine diretta, oggettiva e smaliziata della società odierna. Le sue tele sono abitate da personaggi della storia e celebrità del presente, icone del cinema e personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, come Cinquanta sfumature di Pippo, Eros e Thanatos, Indignados, acrilici su tela, accompagnati da tre crypto NFT, digital video. Per Veneziano non c’è differenza tra messa in scena e realtà, elementi che tendono a mescolarsi e confondersi nell’odierna società mediatica. L’artista lavora sull’impatto iconico dei suoi soggetti e sulla stratificazione emotiva che essi evocano in noi, che siano estrapolati da un’opera del passato, da una striscia a fumetti o da una foto di cronaca. MaPo realizza opere con i protagonisti di Walt Disney, il creatore di quella che è forse la più forte iconografia del '900, e li inserisce nel panorama del lusso, tra carte di credito, marchi di moda e champagne: i cartoni animati "mimano" la vita e forse anche il lusso è in un certo senso parte di una recita quotidiana che ognuno di noi (o almeno chi se lo può permettere) utilizza per imporre il proprio status. Topolino e il Dom Perignon, Zio Paperone e American Express, Minnie e Dolce e Gabbana: in fondo sono tutti simboli del mercato globale e paradossalmente i prodotti "immaginari" sono alla portata di tutti, mentre quelli reali di pochissimi. Mr. Brainwash, definito come colui che ha generato la collisione tra street art e pop art, spesso accosta icone culturali e contemporanee come Marilyn Monroe in Stay Safe o Kate Moss. È fortemente influenzato da artisti pop come Andy Warhol e Keith Haring. Utilizzando e riutilizzando immagini e temi popolari presi in prestito da altri artisti famosi come in Mona Linesa (2009) o a esempio gli animali con palloncini d'acciaio di Jeff Koons come in Big City, Big Dreams – Red e in Big City, Big Dreams – Rosa e Throwing Man di Banksy in Because I’m worthless, Mr Brainwash allinea le sue intenzioni artistiche con quelle degli artisti pop originali producendo opere d'arte per tutti che possono essere vissute ovunque. Laurina Paperina, figura ironica e irriverente, che prende di mira l'arte contemporanea, la politica, la società dei consumi e la cultura popolare, dimostra una grande capacità di mescolare elementi della cultura popolare con critiche sociali e politiche. Le sue opere spesso affrontano temi come la politica internazionale, il consumismo sfrenato, la fama dei personaggi mediatici e l'ossessione per l'immagine, come si può vedere in Hungry Cookies (2020) e Scary movie del 2019. Attraverso il suo approccio dissacrante invita il pubblico a riflettere sui temi trattati, spingendolo a mettere in discussione le convenzioni e a adottare una prospettiva critica nei confronti della società contemporanea. Le storie controcorrente si susseguono rapide, immediate con le suggestioni del famoso artista giapponese Takashi Murakami, noto per le sue opere in stile superflat che mescolano influenze della tradizione artistica nipponica con elementi della cultura popolare e consumistica. Già durante gli studi inizia a nutrire interesse per la cultura underground giapponese, in particolare manga e anime. Queste forme artistiche basse, disprezzate dell'élite artistica, diverranno centrali nella sua opera. Negli anni ‘90 Murakami elabora il suo personale stile superflat, che combina bidimensionalità tipica dei manga e critica della società dei consumi. Le sue opere ritraggono spesso personaggi kawaii, colorati e deformed, mutuati dai cartoni animati. Queste figure infantili e giocose celano però un messaggio più profondo e satirico sulla superficialità della società contemporanea. Tra i personaggi iconici creati da Murakami vi sono il simpatico funghetto Mr. Dob, qui esposto E poi…white – Mr Dobe e il morbido fiore smiley, Flowerball e Flowers. Entrambi riflettono l'ossessione dei giapponesi per il kawaii ma anche la loro alienazione nel mondo dei consumi di massa. Oltre a pittura e scultura, Murakami sperimenta vari media, come merchandising, video, animazione. Collabora con brand di moda e di lusso, mescolando alto e basso e interrogandosi sul concetto di originalità nell'era della riproducibilità tecnica. Viene ribattezzato l'Andy Warhol giapponese per la sua attitudine imprenditoriale e l'ibridazione tra arte colta e cultura popolare. Oggi Murakami è uno degli artisti nipponici più influenti al mondo e continua a sondare ossessivamente il rapporto tra cultura underground e mainstream. Le opere di Angelo Accardi illustrano visioni surreali della vita quotidiana su fondali realistici di paesaggi urbani. I suoi pezzi sono animati da immagini pittoriche della cultura pop nel corso dei secoli, che a loro volta rivelano ironicamente l'evoluzione del linguaggio visivo, come Blend e Misplaced. Accardi è sempre stato alla ricerca di nuove sensazioni nell'arte, e questa è stata una componente cruciale nello sviluppo del suo stile artistico unico. Secondo Banksy, di cui sono esposti tredici opere, tra cui le famose Girl with baloon, Queen Vic, Because I'm worthless e Bomb Love, l’arte può essere usata come arma. Un muro è una grande arma, qualcosa con cui si può colpire o toccare qualcuno. Le strade, i muri e i ponti delle città di tutto il mondo sono la sua tela, creando immagini spesso divertenti e sorprendenti con principi contro la guerra, anticapitalisti e anti-idolatria. È interessante notare che Banksy non spiega mai le sue intenzioni al pubblico anzi, l’artista si affida proprio alle percezioni del pubblico che definisce preziose. Nella visione globale e volutamente controcorrente raccontata da questa mostra, si inserisce la figura di Marco Lodola, l’artista della luce, noto per il suo stile unico ed originale, che fonde elementi della Pop Art, dell'Arte Povera e della Street Art. Le sculture presenti, posizionate in esterno a chiusura dell’esposizione, Anche mia mamma fa la spesa e Schermaglia, Lodola utilizza una grande varietà di tecniche e materiali, tra cui la pittura acrilica, la ceramica, la scultura e l'installazione. Il linguaggio e i contorni delle sue opere sono caratterizzati da una forte attenzione alle forme, ai colori e alle linee sinuose e fluide. Questo gli permette di creare opere d'arte uniche e originali, che si distinguono per la loro bellezza e la loro capacità di comunicare con il pubblico. Fin dagli esordi utilizza materiali come il plexiglass colorato per creare sculture che emanano luce; è considerato un precursore di questa tecnica. Negli anni '80 realizza anche sculture meccaniche in movimento. Dagli anni '90 l'artista concentra la sua ricerca sulle silhouette, sagome piatte ritagliate che, retroilluminate, creano un effetto quasi cinematografico. Le sue figure, dai contorni netti e dai colori vivaci, raffigurano personaggi dello star system, della politica, dell'immaginario collettivo. Lodola omaggia icone pop, ma affronta anche tematiche sociali. Sue opere sono state esposte in spazi pubblici e gallerie di tutto il mondo. La luce è l'elemento centrale: come afferma l'artista, le sue sculture “portano luce dove c'è buio”. Con la sua estetica luminosa e colorata, Marco Lodola riesce a trasmettere emozioni positive e a far riflettere con leggerezza su temi anche impegnativi. È considerato uno degli artisti italiani più originali nel panorama dell'arte cinetica e luminosa oggi. LA CITTÀ E PALAZZO GROMO LOSAQuesta esposizione sarà anche l’occasione, per tanti visitatori, di conoscere meglio Biella – che dal 2019 fa parte del network UNESCO delle città creative -, il suo verdeggiante territorio e la proposta gastronomica di eccellenza. Tra le realtà culturali di maggiore interesse vi sono il Ricetto di Candelo, il Santuario di Oropa e l’Oasi Zegna, meta ideale per poter trovare grandi spazi, attività e laboratori innovativi, e anche le celebri Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, la Woolbridge Gallery e l’imponente archeologia industriale. Biella è oggi una città in grande fermento, alla ricerca di una nuova identità tra vocazione turistica, residenzialità ed enogastronomia d’eccellenza, a metà strada tra Torino e Milano, primeggia nel territorio piemontese, oltre che per la produzione di tessuti di alta gamma, come il cachemire, per i suoi spazi verdi e per la sua proposta di servizi innovativi, in particolare per quanto riguarda l’istruzione universitaria e la formazione inclusiva. Fondata sulla cultura tessile, la ricchezza di questo territorio straordinario è oggetto di un nuovo Rinascimento, che si fonda sulla riprogettazione della relazione tra il patrimonio culturale e il tessuto socio-economico del territorio, a partire dalla valorizzazione dei numerosi archivi d’impresa fino alla nuova Laurea specialistica in inglese attivata presso Città Studi. Grazie a queste iniziative, Biella nel 2025 aprirà un innovativo “Museo” del tessile. Biella e il Biellese, con numerosi siti di interesse concentrati nell’arco di pochi chilometri come il Ricetto di Candelo, il Santuario di Oropa e l’Oasi Zegna, sono una meta ideale dove poter trovare grandi spazi, attività e laboratori innovativi. Il cuore pulsante della città alta, centro nevralgico della vita culturale biellese, è rappresentato dal Polo culturale di Biella Piazzo, costituito dai Palazzi Gromo Losa, Ferrero e La Marmora, sede di importanti mostre, festival ed eventi. Tutti i Palazzi sono dotati di sale espositive, ambienti storici e splendidi giardini come quello proprio di Palazzo Gromo Losa, un giardino all'italiana di particolare pregio di circa un ettaro realizzato dal mecenate biellese Emanuele Rosa che ha creato angoli suggestivi con rose, fontane e diverse specie botaniche. Elegante dimora signorile trecentesca (almeno per quanto riguarda la manica che affaccia sul corso del Piazzo), Palazzo Gromo Losa nei secoli è stato ampliato fino alle dimensioni attuali. Alla fine dell'Ottocento il palazzo fu acquistato dalle Suore Rosminiane, che vi fondarono l'Istituto "Beata Vergine d'Oropa" (BVO), divenuto nel tempo un punto di riferimento importante per il sistema scolastico biellese. Nel 2004 il complesso è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella che ne ha promosso il completo restauro, destinandolo ad attività culturali e sociali. Nel 2016 la Fondazione ha infine conferito in gestione la proprietà alla sua società strumentale Palazzo Gromo Losa Srl. Scendendo a Biella Piano, lungo le sponde del torrente Cervo, è possibile ammirare i resti della vecchia città (oggi in gran parte rifunzionalizzati e occupati da realtà artistiche come Cittadellarte- Fondazione Pistoletto e Woolbridge Gallery) e dell’imponente archeologia industriale, motore dello sviluppo del territorio anche grazie alla presenza di acqua dalle straordinarie proprietà chimico- fisiche e organolettiche, un tempo forza motrice dell’industria tessile e oggi base preziosa per la nuova cultura dello “star bene” e per molte produzioni enogastronomiche di nicchia. SCHEDA TECNICATitolo Sedi Palazzo Ferrero Corso del Piazzo, 29 13900 - Biella (BI) Date al pubblico Orari di apertura Aperture straordinarie BIGLIETTI Intero 13,00 € Ridotto 10,00 € Gratuito Visita guidata + laboratorio (durata totale 120 minuti): € 110,00 + € 3,00 a studente* *Gratis per gli studenti delle scuole della Provincia di Biella Gruppi Visite guidate adulti in orario chiusura e/o in lingua (durata 60 minuti): € 120,00 + biglietto ridotto Prenotazioni scuole e gruppi Info su orari, eventi e biglietti www.palazzogromolosa.it www.arthemisia.it Hashtag ufficiale | |