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Autori e progetti presentati in “Poetiche contemporanee” | |||||
La mostra coinvolge prestigiosi enti europei ed italiani, come il Victoria and Albert Museum, il Louvre, il Museo dei Tessuti e delle Arti decorative di Lione, il Museo di Capodimonte, il Museo Nazionale del Bargello, il Castello Sforzesco. |
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Breaking the Mould (Riccardo Berrone, Federico Bovara, Luca Coppola, Chiara Onida) e Materiaterza (Chiara Costantini, Fabrizio Goglia, Davide Tuberga) con la collezione di vasi in vetro Venice>>Future (2015) sviluppano un racconto, reale e metaforico, di come antiche prassi artigianali possano dialogare con l’evoluzione tecnologica in ambito industriale, ovvero di come la conoscenza dei maestri di bottega possa essere accolta nella produzione contemporanea. Faberhama (Paola Amabile, Alberto Fabbian) con &Ability (2012), un tavolo in rovere che può essere configurato in modi diversi grazie alla possibilità di accogliere lungo il suo piano circolare elementi di piccola e media dimensione, cerca e trova un lessico progettuale versatile alle esigenze di ultima generazione. Formafantasma (Simone Farresin, Andrea Trimarchi) guarda alle piccole realtà territoriali e al loro patrimonio culturale per approfondire lo studio di aspetti riguardanti le tradizioni e la storia. È il caso della Sicilia e delle isole Eolie, dove l’immaginario arcaico e mitologico del vulcano costituisce il punto di partenza per la progettazione del concept di De Natura Fossilium (2014) da cui trova forma una collezione di vasi, contenitori, sgabelli, tavolini, orologi, specchi, tessuti. Jacopo Foggini con Chandelier collezione Brilli (2014) realizza sculture luminose monumentali con l’utilizzo di filamenti di metacrilato somigliante al vetro, ma dall’insolita leggerezza e dalle caratteristiche cromatiche inattese, ottenuti da una modellazione a mano che gli permette di plasmare un profilo preciso con curvature morbide. Martino Gamper con l’operazione di If Gio Only Knew… (2007) pesca nel registro della storia del design italiano per mettere in scena una provocazione: l'inclusione della memoria può avvenire attraverso la sua demolizione formale, nel suo riuso che avvalora di un duplice significato il manufatto finale. Il risultato della performance è un compendio di mobili (tra cui tavoli, trumeau, sedute, mensole, specchiere). NUCLEO (collettivo guidato da Piergiorgio Robino) in Stone Fossil (2014) e in Souvenir of the Last Century (2015) utilizza un processo primitivo adoperando resina epossidica pigmentata, con trasparenze e colori artificiosi, per archiviare la memoria di un materiale o di un oggetto antico che, immersi nel polimero liquido, assurgono a feticcio senza tempo. Paolo Polloniato con le sue opere Tritone con vista (2012), Metamorfosi (2011) e Metamutoide (2014) attraverso l’appropriazione e poi la manipolazione di stampi originali delle classiche porcellane d’arredo nobiliare, produce innesti temporali, di ieri e di oggi, confondendo epoche e stili, linguaggi estetici e significati formali. Andrea Marcante e Adelaide Testa (UdA) con l’obiettivo di produrre un nuovo design corrispondente alle esigenze di modelli famigliari in rapida evoluzione realizzano Cose Da Bocia (2014) una collezione di Kids Furniture connotata da criteri di versatilità e di alta trasformabilità nel tempo. Paolo Ulian e Moreno Ratti con il vaso Introverso (2014), inciso in un parallelepipedo di marmo per mezzo della sbozzatura con frese piane, invitano l’utente a una progettazione condivisa, secondo il modello di “design cooperativo” che trasferisce al fruitore la responsabilità di dare la configurazione finale all’oggetto progettato. Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto con serie Acqua Alta (2014) che si compone di cinque “variazioni” sul tema del dominio dell’acqua nella città di Venezia, concepite come elementi di un’unica indagine sull’influenza della sua presenza pervasiva sulla cultura de La Serenissima e sulla sua estetica. La collezione è composta da un tappeto, una lampada, dei vasi in vetro, una serie di tessuti e un diffusore di fragranze. Zaven (Enrica Cavarzan, Marco Zamagno), con le due serie Make It e Lorem Ipsum (2010), gioielli pensati per assumere una configurazione finale decisa dalla persona che li indossa, opera in direzione di un modello di design “cooperativo” e “diffuso” che, cedendo una quota parte di valore autoriale, fa si che il manufatto si costruisca con la complicità del consumatore. | |
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