Giornate Europee del Patrimonio 2015 | |
“L’alimentazione e la storia dell’Europa”: identità culturali e alimentari alle radici dell’Europa, questo il tema delle giornate europee del patrimonio 2015, in programma per il 19 e il 20 settembre con eventi sparsi per tutta la penisola. |
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Rispetto ad altre espressioni culturali l’alimentazione è in grado di esprimere in modo facile e intuitivo il radicamento identitario che è implicito nella prassi alimentare di ciascuno di noi e che, negli ultimi anni, ha giustificato una politica accorta di preservazione delle peculiarità agroalimentari dei nostri territori, promuovendo la diffusione di marchi di qualità (DOP, IGP, DOC e STG) direttamente legati alle origini geografiche e alle tradizioni culinarie della filiera enogastronomica europea. Anche per queste ragioni un evento per definizione globalizzante come l’Expo Milano 2015, Nutrire il Pianeta, Energia per la vita (che per la terza volta dal 1851 torna ad essere ospitato in Italia, 104 anni dopo l’edizione torinese del 1911) ha scelto ambiziosamente di confrontarsi “sulla storia dell’Uomo e sulla produzione di cibo, nella sua doppia accezione di valorizzazione delle tradizioni culturali e di ricerca di nuove applicazioni tecnologiche”. Si è così cercato di conciliare la dialettica apparentemente ossimorica tra innovazione e tradizione, facendo sì che esse fossero finalmente intese come tappe di un “percorso culturale, di crescita e di cambiamento che valorizza l’interazione tra i popoli nel rispetto del Pianeta” L’Expo di Milano, dunque, con il suo “capitale” di valori e di visitatori italiani e stranieri, offre una opportunità di straordinaria importanza per la promozione del nostro patrimonio culturale, consentendo di indagarne la profondità materiale, artistica e storica attraverso uno degli aspetti più comuni del nostro vivere quotidiano: la produzione, il consumo, la sociologia e la ritualità del cibo. Come si è accennato al principio, l’indagine delle radici delle nostre tradizioni alimentari anche in termini identitari può essere un accattivante strumento di correlazione dialettica tra passato e contemporaneità; così come, in una prospettiva antropologica (di tipo sia culturale che biologico) e storica di lunga durata, può risultare illuminante l’esame delle interrelazioni esistenti tra l’evoluzione delle pratiche alimentari e, più in generale, i progressi tecnologici, anche al fine di comprendere e giustificare le origini di alcune delle più comuni intolleranze oggi diffuse. Come oggi tutti ben sappiamo, la produzione del cibo comporta, inevitabilmente, una trasformazione più o meno radicale del paesaggio naturale e/o un adeguamento di quello antropico legato all’introduzione e alla diffusione di nuove tecniche o di nuove colture. Tema, quest’ultimo, che si presta ad essere approfondito con l’ausilio del nostro patrimonio storico culturale, sia per evidenziare strumenti ed esiti correlati alla plasmazione per fini alimentari del territorio, sia per esibire le testimonianze materiali (archeologiche, iconografiche, letterarie ecc.) correlate all’introduzione nel corso del tempo di nuovi alimenti e/o di nuove prassi alimentari. La stessa circolazione degli alimenti costituisce, com’è ben noto, un fulcro economico e strategico di primaria importanza, veicolo di scambi e, inevitabilmente, di contatti e di interazioni culturali, come testimoniano le molte “vie del sale” (prima fra tutte per fama: la Salaria) legate ai circuiti della transumanza, o, su di una scala globale ben più ampia, la celebre “via delle spezie”, porta d’eccellenza verso l’Oriente. Percorsi oggi reinterpretati attualizzandoli grazie alla riscoperta delle tradizioni enogastronomiche che, più o meno in tutta la Penisola, hanno consentito di proporre a vario titolo “vie dell’olio” o “del vino”. Relitti, frammenti di anfore da trasporto, resti bioarcheologici (carpologici, malacologici, pollinici o faunistici) o residui chimici ricostruiti attraverso analisi molecolari, accanto al più tradizionale approccio tipologico, iconografico, letterario ed epigrafico (ove possibile) sono alcuni tra i molti indizi disponibili ad essere valorizzati per ricomporre il quadro conoscitivo dell’evoluzione delle pratiche alimentari, dalla preistoria fino alla modernità. Una indagine che può passare anche attraverso la materialità corporea, consentendo di ricostruire parametri come la dieta e gli stress alimentari per tramite di analisi chimiche su distretti ossei particolarmente significativi, come i denti o – dove il caso, l’uomo o la natura lo consentono come si è verificato ad esempio per il celebre uomo del Similaun – grazie allo studio diretto di tessuti molli mummificati. Al termine di questa rapida rassegna dei molteplici approcci possibili, accanto agli aspetti propriamente economici, materiali e fisiologici correlati a testimonianze come quelle appena menzionate, è necessario annoverare infine anche le componenti “immateriali” correlate alla sociologia e alla ritualità del cibo. Un immaginario che perdura trasformandosi nel tempo, fino ad acquisire ricodificandosi la conformazione del “cenacolo” cristiano, nel quale la prassi cattolica ha sublimato la metafora del banchetto attraverso la cerimonia dell’eucaristia, in cui il pane ed il vino assurgono a proiezione del corpo e del sangue di Cristo, offerti come sacrificio per la salvezza degli uomini. | |