scultura in ceroplastica busto Leonardo da Vinci e Guido da Vigevano - Anatomia in figure
Fino al 29 marzo 2020 alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, a confronto i modi di raffigurazione anatomica di due geni del passato, attraverso le riproduzioni del capolavoro di Guido da Vigevano, Anothomia e di alcuni fogli di Leonardo da Vinci.
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L’esposizione pone a confronto i modi di raffigurazione anatomica di due geni del passato, attraverso le riproduzioni del capolavoro di Guido da Vigevano, Anothomia designata per figuras, e di alcuni fogli di Leonardo da Vinci che evidenziano l’evoluzione dei suoi studi sul corpo umano.

Leonardo da Vinci e Guido da Vigevano - Anatomia in figure

All’interno del percorso di visita della Cripta di San Sepolcro, dal 7 febbraio al 29 marzo 2020, la Sala Sottofedericiana della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano ospita una mostra che pone a confronto le figure di due geni del passato quali Guido da Vigevano (1280-1349) e Leonardo da Vinci (1452-1519) e i loro metodi di raffigurazione anatomica.

L’esposizione, curata da Paola Salvi, resa possibile dal Comune di Vigevano, col patrocinio della Regione Lombardia, dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dell’Università di Pavia, sostenuta dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci  e organizzata con l’Associazione OverArt associazione culturale no profit, chiude il programma d’iniziative proposte dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano per valorizzare il suo patrimonio di opere di Leonardo, tra i più importanti al mondo, e degli artisti della sua cerchia.

La rassegna presenta la riproduzione delle 18 figure (in 16 tavole) del trattato Anothomia designata per figuras (1345) di Guido da Vigevano, accanto a una se-rie di riproduzioni di disegni anatomici di Leonardo da Vinci, realizzati tra il 1480 e il 1517 circa. Da alcuni di questi disegni, che appartengono al vasto repertorio anatomico di Leonardo, conservati nelle collezioni della Regina Elisabetta II d’Inghilterra nel Castello di Windsor, sono state ricavate cinque scultu-re, ideate da Paola Salvi e realizzate da Moreno Vezzoli, con la tecnica tradizionale della ceroplastica, per fare apprezzare la loro precisione anatomica e la bellezza artistica.

“Si è voluto porre l’attenzione sulla bellezza artistica - afferma Paola Salvi - poiché Leonardo per conoscere l’interno del corpo umano ha praticato la dis-sezione, presumibilmente con l’assistenza di un “cerusico”, come era d’uso al tempo, ma con l’intento di superarla riportando le conoscenze acquisite alla vita del corpo in azione”.

“I suoi disegni - continua Paola Salvi - seguono la fedeltà anatomica del corpo vivente, superano nella ricercatezza grafica ogni aspetto “macabro” e testimoniano non solo la realtà della rappresentazione anatomica, ma anche le teorie della sua epoca, quelle stesse che Leonardo visualizza laddove l’esperienza non gli permette di verificarle ed eventualmente confutarle”.

Il percorso espositivo si completa, grazie alla collaborazione di Carlo E. Rotten-bacher, docente del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell'Informazione dell'Università di Pavia, con la ricostruzione in scala del carro “a vento” di Gui-do da Vigevano, modello ligneo derivante dal disegno progettuale contenuto nel Texaurus Regis Francie (1335), un manoscritto che, per la sua epoca, pre-senta notevoli soluzioni meccaniche e di visualizzazione.

Le figure di Guido da Vigevano - medico e progettista del primo veicolo in grado di muoversi producendo autonomamente l’energia necessaria – e di Leonardo da Vinci sono accomunate dalla stessa intenzione raffigurativa. Se Guido da Vigevano ha provveduto a dare rappresentazione ‘realistica’ al metodo anatomico, confidando nel valore conoscitivo delle immagini, un secolo e mezzo do-po Leonardo da Vinci prosegue questo percorso ponendo al centro l’armonia delle forme e la vitalità del corpo umano in movimento.

La mostra prosegue idealmente nella sala Federiciana della Pinacoteca Ambrosiana dov’è allestita, fino al 1° marzo, la mostra Leonardo da Vinci e il suo lasci-to: gli artisti e le tecniche, curata da Benedetta Spadaccini, che presenta alcuni disegni originali di Leonardo conservati alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana tra i quali studi anatomici di gambe e la celebre lettera di presentazione a Ludovico il Moro che si legano al tema anatomico e alla progettazione di macchi-ne da guerra. 

Leonardo da Vinci e Guido da Vigevano. Anatomia in figure

a cura di Paola Salvi
7 febbraio – 29 marzo 2020
Milano, Sala Sottofedericiana dell‘Ambrosiana 
(ingresso da Piazza San Sepolcro)

La mostra è inclusa nel percorso di visita della Cripta di San Sepolcro e non com-porta un sovrapprezzo rispetto al normale biglietto di ingresso della Cripta.

Orari: 

Martedì - venerdì, dalle 12.00 alle 18.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 18.00
Lunedì chiuso

Ingresso: 

Biglietto speciale Cripta San Sepolcro, inclusa mostra + Sala Federiciana: intero €12,00, (acquistabile solo in loco, non sono previste ulteriori riduzioni)
Cripta San Sepolcro, inclusa mostra: intero, €8,00; ridotto, €6,00

Cripta San Sepolcro, inclusa mostra + Pinacoteca Ambrosiana: intero, €20,00; ridotto: €15.00

Informazioni: tel. 02.806921; info@ambrosiana.it 

LEONARDO DA VINCI E GUIDO DA VIGEVANO. ANATOMIA IN FIGURE 

Leonardo, in uno spettacolare foglio dedicato allo studio dell’arto superiore e dei movimenti della spalla (RCIN 919013 v della Royal Collection a Windsor), ha manifestato l’urgente necessità di superare le lunghe e noiose descrizioni verbali dei testi anatomici del suo tempo sostituendovi l’immediatezza, ma anche l’oggettività, delle figure, che documentavano e rendevano disponibili anche ad altri le conoscenze faticosamente conquistate con l’esperienza anatomica. In questo foglio Leonardo ha scritto “Adunque è necessario figurare e descrivere”. Come Leonardo, e un secolo e mezzo prima di lui, anche Guido da Vigevano aveva scelto di “figurare e descrivere”. L’avvicinamento della personalità di Gui-do a quella di Leonardo, varie volte proposto sotto il segno di una simile “genialità”, ha quindi ragioni più profonde e sostanziali rispetto all’ammirazione verso uomini capaci di dominare saperi e pratiche, anatomia e ingegneria, ad esempio, che la nostra cultura, fortemente e necessariamente specialistica, considera ormai tanto diversi tra loro. Guido, infatti, ha provveduto a dare rap-presentazione “realistica” al metodo anatomico che aveva appena trovato il suo riconoscimento ufficiale nell’insegnamento universitario, come testimoniato dall’Anothomia del medico bolognese Mondino de’ Liuzzi (1316). Egli ha dimo-strato in questo modo di affidare all’occhio, attraverso immagini di raffinata derivazione artistica, ciò che la pratica universitaria dell’anatomia stava ini-ziando a mettere in evidenza a partire dai testi scritti (dell’anatomista del II se-colo d.c. Claudius Galenus, soprattutto), credendo quindi, seppure con i limiti che la divulgazione manoscritta avrebbe posto, nel valore conoscitivo delle im-magini. 

Generalmente i disegni anatomici di Leonardo sono ammirati per il loro carattere analitico e per la precisione grafica, o sono studiati nella prospettiva della ricerca delle scoperte scientifiche cui l’artista può essere pervenuto in campi strettamente anatomici o, casualmente, in quelli d’indagine patologica. Oppure, essi vengono ricondotti esclusivamente alle conoscenze e alle teorie coeve, con limitata attenzione all’evidente superiorità che da queste li distingue. 

Nel mondo medico-scientifico si tende infine a ritenere che questi disegni, non pubblicati, conservati e non divulgati dall’erede di Leonardo, l’allievo Francesco Melzi, non abbiano in alcun modo partecipato alla costruzione delle modalità della nascente illustrazione anatomica, per la quale viene solitamente indicato come compiuto punto di partenza il De humani corporis fabrica di Andrea Ve-salio (1543). Questa posizione necessita di essere rivista sulla base anche della consapevolezza che Leonardo rivela nei suoi scritti, tra cui è emblematica l’an-notazione che si trova in un foglio dedicato al cuore, il RCIN 919071 r (Nota IV, c. 1513) conservato a Windsor:  

[IV] O scrittore, con quali lettere scriverai tu con tal perfezione la intera figurazione qual fa qui il disegno? Il quale tu, per non avere notizia, scrivi confuso e lasci poca cognizione delle vere figure delle cose, la quale tu, ingannandoti, ti fai crede-re poter saddisfare appieno all’ulditore, avendo a parlare di figurazione di qualunche cosa corporea circundato da superfizie. Ma io ti ricordo che tu non t’impacci colle parole se non di parlare con orbi, o, se pur tu voi dimostrar con parole alli orecchi e non all’occhi delli omini, parla di cose di sustanzie o di nature e non t’impacciare di cose appartenenti alli occhi col farle passare per li orecchi, perché sarai superato di gran lunga dall’opera del pittore. [...] Con quali lettere descriverai questo core che tu non empia un libro e, quanto più lungamente scriverai alla minuta, tanto più confonderai la mente dello ulditore e sempre arai bisogno d’isponi-tori o di ritornare alla sperienza, la quale in voi è brevissima e dà notizia di poche cose rispetto al tutto del subbietto di che desideri integral notizia.   

Con questa mostra si vuole far conoscere il metodo di raffigurazione di Guido da Vigevano, attraverso la riproduzione delle 18 figure (in 16 Tavole) del suo trattato Anathomia designata per figuras (1345) e la rivoluzionaria visualizza-zione anatomica di Leonardo da Vinci, attraverso la riproduzione, anche video, di una selezione mirata tra i suoi numerosi disegni anatomici (realizzati tra il 1480 e il 1517 circa), alcuni dei quali resi tridimensionali con sculture in cero-plastica,  accuratamente realizzate da Moreno Vezzoli, che vogliono rendere maggiormente intelligibili la precisione e la bellezza artistica degli studi anato-mici di Leonardo.  

Paola Salvi  

IL MODELLO DEL CARRO MOSSO DAL VENTO DI GUIDO DA VIGEVANO

Il modello riproduce, in scala 1:8, il carro mosso dal vento descritto da Guido da Vigevano nel  capitolo XII del Texaurus Regis Francie (1335) e rappresentato nella figura a corredo del testo  (manifestum exemplum). La ricerca, nata nel 2013, per stimolo della associazione Ducalia Onlus, ha  avuto come obiettivo quello di studiare da un punto di vista tecnico la descrizione del carro e di  va-lutarne la sua fattibilità nel contesto delle conoscenze medievali. Allo studio hanno partecipato  docenti dell’Università di Pavia (C.E. Rottenbacher e G. Mim-mi), del Politecnico di Torino (G. Genta) e del Politecnico di Milano (E. Rovida) e sono stati coinvolti 13 allievi ingegneri dell’Università di  Pavia e 3 allievi ingegneri del Politecnico di Torino.  

Con linguaggio e mentalità del tempo, il testo e il disegno a corredo forniscono un’interessante  disamina di soluzioni meccaniche che inevitabilmente richiedono interpretazione da parte nostra.  Molti sono gli elementi innovativi pre-senti nella descrizione di Guido e nel suo modo di presentare il carro a vento. L’intento progettuale dichiarato nel titolo del capitolo (De modo faciendi) viene  affrontato con l’uso alternato di testo e figure e con la spiegazione (con maggio-re o minore  dettaglio) degli elementi costitutivi, indicando spesso anche i ma-teriali da usare. Inoltre, nel testo si  indicano le dimensioni dei pezzi e si fa uso di termini che paiono appartenere al gergo tecnico  mentre per alcuni dettagli costruttivi si rimanda al tecnico specializzato del tempo (ut videbitur  operanti, magister molendinorum et maxime de vento). La descrizione poi della trasmissione del  moto dal rotore alle ruote motrici anteriori del carro rivela una cono-scenza non superficiale della  meccanica del suo tempo (anche se nel disegno l’accoppiamento tra la ruota dentata del rotore,  rota, e quella orizzontale superiore, cuginone, non permette un corretto rapporto di trasmissione).  Inoltre l’idea progettuale di Guido di porre un mulino a vento a calotta girevole su di un carro a due  assi rappresenta un esempio di trasferimento tecnologico.  Ad un’approfondita analisi, il disegno rivela l’adozione di un linguaggio convenzionale di  rappresentazione. Siamo di fronte ad un vero e proprio metodo di rap-presentazione (usato da Guido  in tutto il Texaurus ad anche nel Liber Notabilium) che, pur essendo errato da un punto di vista  prospettico, si rivela estrema-mente efficace e facilmente comprensibile, una volta che se ne abbia  la chiave interpretativa. Il linguaggio descrittivo utilizzato nelle figure del Texaurus (in particolare  nei capitoli XI e XII) può essere considerato a tutti gli effetti come una vera e propria convenzione di  disegno tecnico quindi decifrabile e interpretabile correttamente dai tecnici del suo tempo.  

Il modello, composto da oltre 850 pezzi (in legno di noce, faggio, pioppo, larice ed elementi in ferro), misura 1020 mm in lunghezza, 820 mm in larghezza e 1140 mm in altezza ed è stato realizzato da Massimiliano Genna su disegni de-gli ing. Sebastiano Corona e Alessandro Giorgio Montagna, sotto  la supervisione del prof. Carlo Rottenbacher. Il progetto del carro (comprendente lo studio del testo,  la realizzazione di un modello virtuale, la realizzazione di due model-li preparatori ha richiesto nel  complesso circa 3000 ore di lavoro. Il modello è stato presentato per la prima volta al convegno  internazionale “Guido da Vige-vano, the first car – la prima automobile” tenuto a Vigevano il 21  Maggio 2016.  Attualmente il modello in esposizione è l’unico esemplare esistente al mondo del carro a vento di Guido da Vigevano.  

Carlo E. Rottenbacher 

 
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