Ritratto di Pietro Aretino Pietro Aretino e l’arte nel Rinascimento
Nell’aula magliabechiana della Galleria la prima mostra in assoluto dedicata al poliedrico intellettuale del Cinquecento: in esposizione oltre 100 opere tra dipinti, sculture, scritti, oggetti preziosi.
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Fu poeta, commediografo, drammaturgo, sferzante penna satirica, consigliere di potenti, talent scout di grandi artisti: Pietro Aretino (Arezzo, 1492 - Venezia, 1556), oggi noto principalmente per i suoi celeberrimi quanto scandalosi Sonetti lussuriosi, è stato, nei fatti, una delle voci culturali più autorevoli del Cinquecento, un intellettuale assai temuto da signori e alti prelati, amico del condottiero Giovanni dalle Bande Nere, del cardinale Giulio de’ Medici, che lo portò a Roma alla corte di Papa Leone X, e di maestri come Tiziano, Raffaello, Parmigianino, che lo ritrassero nelle loro opere e con i quali intratteneva fitte e appassionate corrispondenze epistolari.

Nell’aula magliabechiana della Galleria la prima mostra in assoluto dedicata al poliedrico intellettuale del Cinquecento: in esposizione oltre 100 opere tra dipinti, sculture, scritti, oggetti preziosi

Alla poliedrica figura di Aretino, anticipatore (per stessa ammissione di Giorgio Vasari) della storia e critica dell’arte come disciplina autonoma, gli Uffizi dedicano ora, per la prima volta in assoluto, una grande mostra arricchita da importanti prestiti di musei internazionali. Il percorso espositivo raccoglie oltre cento opere tra pittura, grafica, libri a stampa, scultura, arti decorative, che raccontano la vita e lo spirito di Aretino nei luoghi simbolo del Rinascimento, dove egli visse ed esercitò la sua grande influenza sul fervido mondo culturale della prima metà del Cinquecento: la Roma dei papi Medici, la Mantova dei Gonzaga, la Venezia del doge Gritti, la Firenze dei duchi Alessandro e Cosimo I, ma anche Urbino, Perugia, Arezzo, Milano.

Ad aprire la mostra è il Ritratto di Pietro Aretino, uno dei capolavori di Tiziano: conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, si trova a Firenze dal 1545, anno in cui fu donato dallo stesso letterato al duca Cosimo de’ Medici. Opere celeberrime testimoniano alcuni tra i principali momenti della vita di Pietro, dagli esordi tra Arezzo e Perugia, all’approdo alla corte pontificia a Roma, dove entra in contatto con Raffaello (in esposizione il Ritratto femminile prestato dal Museo di Strasburgo e un arazzo dei Musei Vaticani), fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima, infine a Venezia, rappresentata soprattutto da altre opere di Tiziano, tra le quali lo Stendardo della Resurrezione, prestito speciale della Galleria delle Marche di Urbino.

Da segnalare poi la rassegna dei ritratti dei potenti con i quali Aretino fu in contatto (tra questi, anche un busto in bronzo di Carlo V opera di Leone Leoni dal Louvre), e la sezione finale della mostra, intitolata “Imago Petri” e focalizzata sulla efficace promozione visiva che Aretino seppe fare della sua figura, con una attenta strategia di marketing comunicativo: dipinti, medaglie, stampe, libri  oggetti di uso ‘griffati’ con il suo nome ed il suo volto, quasi una sorta di ‘linea’, grazie alla quale il sagace intellettuale toscano riuscì far conoscere se stesso e la propria immagine. Protagonista di questa parte dell’esposizione è il ritratto del Kunstmuseum di Basilea recentemente attribuito a Tiziano, in cui Aretino appare assai giovane, con in testa un copricapo allora assai di moda, lo ‘scuffiotto’. Di origini umili (era figlio di un calzolaio e di una cortigiana) Aretino ebbe a Perugia una formazione artistica e, per qualche tempo, coltivò velleità di carriera nell’ambito della pittura. Il suo vero, grande talento naturale fu però la scrittura, che praticò in varie forme a partire dai poemetti satirici (le Pasquinate), fino a comporre, nel 1526, i Sonetti lussuriosi, caratterizzati contenuti esplicitamente pornografici che lo resero immediatamente famoso tra i suoi contemporanei. In mostra si possono ammirare le pagine dell’edizione originale (illustrata a Venezia su ispirazione dei disegni eseguiti dall’allievo più talentuoso e versatile di Raffaello Sanzio, Giulio Romano), miracolosamente scampata ai roghi di successive messe all’indice da parte della censura e poi appartenuta anche al figlio del compositore e musicista Arturo Toscanini. Una ricca selezione epistolare testimonia poi l’altra grande novità della produzione di Aretino, costituita dall’immenso corpus di oltre 4000 lettere attraverso le quali l’intellettuale toscano ebbe modo di parlare e condividere le proprie idee con i principali protagonisti della sua epoca. Nella loro caratteristica di storia in presa diretta, le Lettere - per la prima volta redatte per essere pubblicate e diffuse a una crescente platea di lettori - sono un colossale giornale ante litteram, in cui i pensieri dell’Aretino sulle arti assumono l’aspetto di vere e proprie recensioni, ponendosi dunque alle basi della nascita della moderna storia e critica dell’arte. Pietro infatti fu amico e corrispondente di alcuni tra i maggiori artisti del tempo, come Raffaello, Michelangelo, Parmigianino, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Tintoretto, e Jacopo Sansovino. Il costante confronto con questi personaggi gli fornì gli strumenti necessari per comprenderne i segreti, raccontarli al suo pubblico e sviscerarne vari aspetti, stili e caratteristiche. Fu così che poté intuire, come un vero e proprio talent scout, le capacità dei giovani più dotati sulla piazza, quali Leone Leoni, Tintoretto, Danese Cattaneo e di promuoverli sulla scena internazionale grazie alla autorevolezza della sua parola.

La mostra include anche un ‘cameo’ cinematografico: per rendere omaggio alla profonda amicizia tra Aretino e Giovanni dalle Bande Nere, vengono proiettati segmenti del ‘Mestiere delle armi’, film di Ermanno Olmi dedicato alla figura del grande condottiero mediceo, nel quale l’intellettuale, interpretato dall’attore Sasa Vulicevic, svolge il ruolo di voce narrante e compare in numerose scene.

‘Pietro Aretino e l’arte del Rinascimento’ si inserisce nell’ampia serie di eventi organizzati dalle Gallerie degli Uffizi e dalla città di Firenze nell’anno 2019 per il cinquecentenario della nascita di Cosimo I ed anticipa, al tempo stesso, le celebrazioni per l’anno di Raffaello, tra pochi mesi.

“Questa mostra sofisticata e composita - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt è un’avvincente narrazione “per immagini” dell’Italia del Cinquecento attraverso la vita di una delle figure più emblematiche di quel tempo. Il concetto narrativo che presiede alle varie sezioni, con capolavori prestati da collezioni sparse in tutto il mondo, pare ispirato dall’animo stesso di questo grande intellettuale dalla facondissima penna. Ne risulta che il lavoro di raccolta delle opere e il profondo, informatissimo studio da parte dei curatori, finisce per rispecchiare il carattere degli scritti stessi di Pietro Aretino, appassionati e rivolti a lettori d’ogni estrazione: lo studioso e il profano, il letterato, l’artista, l’ascoltatore occasionale e divertito”.

Mostra a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli

Gallerie degli Uffizi, Aula Magliabechiana, 27 novembre 2019 - 1 marzo 2020. Catalogo Giunti (289 pagine)

Qualche cenno biografico

Pietro Aretino nasce nel 1492 ad Arezzo. Alla sua formazione letteraria e pittorica tra Perugia e Siena segue l’ingresso sulla scena della Roma medicea di papa Leone X al seguito del banchiere e mecenate Agostino Chigi. Sono anni in cui Aretino usa la penna mordace per dare voce alla statua “parlante” di Pasquino, in un peculiare mélange di profetismo e satira politica a tutto campo.

Dopo i soggiorni padani tra il campo di Giovanni delle Bande Nere e la corte mantovana di Federico II Gonzaga, nei primi anni ’20, Aretino si trasferisce definitivamente a Venezia. In favore di questa scelta gioca certamente la rocambolesca vicenda dei Sonetti lussuriosi e la rottura dei rapporti con la Curia di papa Clemente VII, il cui esito drammatico va letto nell’attentato subìto dallo scrittore il 28 luglio 1525.

Dopo il Sacco di Roma del 1527, quando era già stabile in Laguna, egli riesce a integrarsi alla perfezione in un sistema politico e propagandistico che lo vede collaborare con Tiziano e Sansovino alla renovatio urbis del Doge Andrea Gritti. D’altro canto, intuendo le potenzialità offerte dall’industria tipografica veneziana, cambia radicalmente la sua singolare carriera di letterato, a questo punto caratterizzata da un rapporto diretto con l’universo delle arti figurative nei panni di accreditato mediatore fra botteghe e committenti. Così negli anni ’30, forte dell’alleanza con l’editore Francesco Marcolini, Aretino riesce a crearsi un profilo di “segretario del mondo” tributato e temuto ovunque, dai piccoli e dai grandi. Il dominio di un eloquio volgare di incomparabile incisività si vuole ora esteso a tutti i generi letterari che pratica simultaneamente con totale disinvoltura: escono così a stretto giro le commedie (l’edizione della Cortigiana è del 1534), i dialoghi pornografici (Ragionamento e Dialogo escono tra il 1534 e il 1536), le Lettere (il primo libro è del 1538), le parafrasi bibliche e le riscritture agiografiche (pubblicate tra il 1534 e il 1543).

Nel 1536 entra definitivamente nell’orbita imperiale diventando pensionato di Carlo V e coltivando un complesso rapporto di patronage con Alfonso d’Avalos, governatore di Milano. Ma è a partire dal 1539, con la nomina cardinalizia di Pietro Bembo nel nuovo clima del pontificato di Paolo III Farnese, che Aretino arricchisce la costruzione del proprio personaggio di un nuovo tassello, alimentando per anni il sogno di pervenire anch’egli alla porpora e rientrare così nei ranghi della Curia romana. Un’ambizione non del tutto priva di fondamento destinata, tuttavia, a fallire definitivamente al principio degli anni ’50, proprio nel momento in cui più forti erano le speranze sotto il quasi conterraneo papa Giulio III Del Monte. La morte lo coglie improvvisa a Venezia il 21 ottobre 1556, con uno strascico di infamie che arrivò, nel tempo, a gonfiare addirittura la favola di un trapasso dovuto a un accesso di risate. Nel 1559, sotto Paolo IV Carafa, tutta la sua opera viene messa all’Indice, pur continuando in realtà a circolare clandestinamente e sotto lo pseudonimo di Partenio Etiro. Ci vorranno secoli per sfatare una leggenda nera che solo di recente la critica è riuscita a dissipare, con la piena restituzione agli studi di un protagonista di punta del nostro Rinascimento.

Scheda Tecnica

Enti Promotori

Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
Gallerie degli Uffizi
Firenze Musei 

Titolo della mostra
Pietro Aretino e l’arte nel Rinascimento

Sede espositiva
Gli Uffizi, Firenze

Periodo della mostra

27 novembre 2019 – 1° marzo 2020

Prezzo biglietto                   

Biglietto intero € 12.00; ridotto € 2.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni; gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti iscritti all’Ordine Italiano dei Giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea, insegnanti italiani con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio presso una scuola pubblica o paritaria 

Orario
martedì – domenica ore 8.15 - 18.50; la biglietteria chiude alle 17.45
Chiuso il lunedì 

Servizio didattico per le scuole                            

Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di € 3.00 ad alunno.
Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883

Servizio visite guidate

Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383
e-mail firenzemusei@operalaboratori.com 

Sito web: www.uffizi.it

Direttore delle Gallerie degli Uffizi

Eike D. Schmidt

Divisione Educazione, Ricerca e Sviluppo
Eike D. Schmidt
Divisione Collezioni e Servizi
Simona Pasquinucci
Divisione Architettura, Paesaggio e Tecnologie
Mauro Linari
Divisione Sicurezza, Accoglienza e Fruizione
Maurizio Catolfi
Divisione Amministrativa
Silvia Sicuranza
Coordinamento scientifico delle mostre
Alessandra Griffo
Dipartimento per l’Educazione
Silvia Mascalchi
Dipartimento Informatica e Strategie Digitali
Gianluca Ciccardi
Dipartimento Logistica Opere d'Arte
Antonio Russo
Dipartimento Permessi, Concessioni e Servizi aggiuntivi
Alessandra Vergari
Segreteria del Direttore
Monica Alderotti, Alberica Barbolani di Montauto, Veruska Filipperi, Alejandra Micheli con Maria Zaffalon
Cura della mostra
Anna Bisceglia
Matteo Ceriana
Paolo Procaccioli
Comitato scientifico
Barbara Agosti, Giuseppe Crimi, Harald Hendrix, Enrico Malato, Paolo Marini, Alessandro Nova, Enrico Parlato, Emilio Russo
Direttore della mostra
Anna Bisceglia
Prestiti e Registrazioni
Sabrina Brogelli, Monica Fiorini, Laura Mori
Progetto dell’allestimento
Antonio Godoli, Nicola Santini
Direzione dei lavori
Antonio Godoli
Collaborazione tecnica
Antonio Russo
Allestimento
Marco Fiorilli, Michele Murrone, Demetrio Sorace
Impianti speciali
Claudia Gerola
Realizzazione dell’allestimento
Opera Laboratori Fiorentini - Civita
Pietro Alongi, Piero Castri
Produzione e gestione della Mostra
Opera Laboratori Fiorentini - Civita
Comunicazione della mostra a cura di
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Coordinamento, promozione e relazioni esterne
Opera Laboratori Fiorentini – Civita
Mariella Becherini

 
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