Piacenza (Provincia di Piacenza - Servizio Turismo e Attività Culturali) Guida di viaggio di Piacenza e dintorni
Situata al margine occidentale dell'Emilia Romagna, la città è da sempre terra di transiti, in una posizione di cerniera tra il Po, la grande Pianura Padana e gli Appennini. Ricca di storia ed interessanti itinerari naturalistici e gastronomici.
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Fondata nel 218 A.C. da 6.000 veterani romani con il nome beneagurale di "Placentia", nacque come colonia di frontiera, avamposto militare situato prima della Gallia Cisalpina. La via Emilia ed il Po, i pellegrini e la strategicità della sua posizione ne condizionarono lo sviluppo e la ricchezza nel corso del tempo, tanto da venire soprannominata "città dalle cento chiese e dalle cento caserme". Ricca di storia e delle sue testimonianze, sono numerosi gli itinerari da seguire, ognuno ricco di scorci suggestivi, nonostante i bombardamenti che colpirono la città durante la Seconda Guerra Mondiale.  Oggi Piacenza può essere qualificata come importante polo terziario e dei servizi, nonchè dell'industria di precisione.

LA VIA FRANCIGENA A PIACENZA E PROVINCIA  - Chi percorreva la Romea arrivando da Pavia, faceva sosta nell'antica Pieve di Olubra, attorno alla quale si sviluppò l'odierna Castel San Giovanni. L'importanza di questa zona era dovuta all'incrocio di importanti strade: la Romea, la via Postumia e la via diretta in Val Tidone. Grande era il traffico, sia di merci che di uomini. Per tale ragione già nel XIII secolo erano presenti ben quattro ospedali: l'Ospedale di Costola, quello di S.Giacomo, l'Ospedale dei Battuti e l'Ospedale legato alla Pieve. Oltre Piacenza, la via Francigena coincide da qui in poi con vari tratti della Via Emilia e attraversa i centri di Pontenure, Cadeo, Fontanafredda, Fiorenzuola d'Arda, Castell'Arquato, Lugagnano, Velleia, Vernasca, Castelletto e Morfasso.

PIAZZA DEI CAVALLI - E' dal sec. XIII il centro politico-economico più importante della città. Su di essa domina la massiccia mole del Palazzo Pubblico, tradizionalmente chiamato Gotico. Di fronte al Palazzo Gotico si estende il Palazzo del Governatore edificato nel 1787 su progetto del valente architetto piacentino Lotario Tomba. Ai lati della piazza, lastricata di nuovo nell'ultimo decennio del settecento, sono collocate due statue equestri bronzee dei duchi Farnese, commissionate dalla Comunità di Piacenza a Francesco Mochi di Montevarchi.

Santa Maria di Campagna, PiacenzaPIAZZA DEL DUOMO  - Fu creata, nel suo assetto attuale, a metà del Cinquecento, sotto il papato (1534-1549) di Papa Paolo III Farnese, che voleva ammodernare la città in vista dell'assegnazione dei ducati di Parma e Piacenza al figlio Pier Luigi. Al centro della piazza è innalzata una colonna, proveniente da Palazzo Farnese, che regge una Madonnina sotto cui giace, a circa tre metri di profondità, un mosaico tardo-romano rinvenuto negli scavi del 1859. Nella piazza si ergono il Duomo e il Palazzo Vescovile.

CATTEDRALE - E' tra i maggiori esempi della sensibilità artistica romanica gotica e uno dei monumenti religiosi più insigni del Nord Italia. La costruzione viene iniziata nel 1122 e ultimata nel 1233. Si presenta con una grandiosità dai tratti semplici e maestosi, improntata ad una austera ed equilibrata eleganza artistica. La facciata a capanna, di arenaria e marmo rosa, presenta tre portali con bassorilievi, alcuni dei quali opera di allievi di Wiligelmo e Nicolò. All'interno, da segnalare le formelle delle corporazioni medioevali, i magnifici affreschi di Camillo Procaccini e Ludovico Carracci (XVII sec.), la cupola con affreschi del Guercino (1626-27), la cappella del Battistero con vasca paleocristiana, S. Girolamo del Guino Reni, il trittico trecentesco di Serafino dei Serafini. La cripta, con 108 colonnine romaniche, conserva le venerate reliquie di Santa Giustina.

BASILICA DI SAN SAVINO - E' tra le più belle architetture romaniche settentrionali precedenti a Lanfranco. L'attuale prospetto e il portico d'ingresso risalgono ai secoli XVII-XVIII. Eretto nel 903 dal Vescovo Everardo e ricostruito intorno all'anno Mille dal vescovo benedettino Sigifredo, l'edificio fu consacrato nel 1107 dal vescovo Aldo. I restauri, agli inizi del '900, portarono alla luce due preziosi mosaici policromi del XII secolo. Uno è nel presbiterio, e raffigura il Tempo che ruota eternamente, invano trattenuto dagli uomini, proficuo solo nell'esercizio delle virtù cardinali (il Cristo reggente il Sole e la Luna, i giocatori di scacchi, il re e il giudice, i guerrieri). Il secondo mosaico è nella cripta, composto da medaglioni su sfondo di onde marine in tumulto e mostra i mesi e i segni dello zodiaco, oltre a figurazioni inerenti ai lavori collegati. Nell'interno romanico-lombardo: capitelli antropomorfi di eccezionale finezza, figurazioni umane e mostruose.

BASILICA DI SANTA MARIA DI CAMPAGNA - Gioiello dell'architettura rinascimentale, capolavoro della piena maturità dell'architetto piacentino Alessio Tramello. Fu costruita tra il 1522 e il 1528 per poter più degnamente conservare l'immagine lignea policroma di una miracolosa "Madonna della Campagnola". La facciata, geometricamente nitida, prelude ad un interno invece ricchissimo di ornamenti pittorici, di tele e di decorazioni. Di eccezionale qualità è il ciclo di affreschi del pittore Giovanni Antonio Sacchi , detto il Pordenone, che ha lasciato qui alcune delle sue opere più significative (1529-31), dislocate sulla cupola (personaggi biblici e scene mitologiche) e nelle prime due cappelle di sinistra (Sant'Agostino, Sposalizio di Santa Caterina, Adorazione dei Magi, Adorazione dei Pastori, Fuga in Egitto). All'interno opere anche di Galeazzo, Giulio e Bernardino Campi, Camillo Procaccini, Guercino, Malosso, De Longe, F. Bibiena, Stern, Avanzini.


BASILICA DI SANT'ANTONINO
Antica basilica paleocristiana, eretta fra il 350 e il 375 da San Vittore, primo Vescovo di Piacenza. Quasi del tutto distrutta durante le invasioni barbariche, venne ricostruita nel 1014 e più volte rimaneggiata. Nel 1450 fu prolungato il transetto sinistro con un atrio, detto "Porta del Paradiso", formato da uno slanciato arco ogivale sormontato da un rosone e ornato di pinnacoli. All'interno del "Paradiso" una lapide rievoca l'incontro qui avvenuto nel 1183 per discutere i preliminari della pace di Costanza tra i legati della Lega Longobarda e l'imperatore Barbarossa. All'interno, numerosi affreschi di Camillo Gavasetti (1622). Nel museo, polittici, antifonari miniati della fine del XV sec., argenterie, calici, reliquiari e un prezioso manoscritto dell'anno 840, di Lotario re di Lorena. 

EX CENTRALE ELETTRICA EMILIA - I lavori di costruzione iniziarono nel 1925 e terminarono nel 1928. L'impianto occupa un'area complessiva di 26.000 mq, diBasilica di Sant'Antonino, Piacenza cui oltre 6.700 coperti. Tutti gli edifici che compongono l'impianto presentano una struttura a travi e pilastri in calcestruzzo armato, abbinato ad un tamponamento in muratura di mattoni piani a riempimento delle specchiature individuate dalle intelaiature in calcestruzzo armato. Ciò rappresenta un'importante testimonianza dell'architettura industriale di quegli anni ed un rilevante esempio di applicazione sperimentale del calcestruzzo armato nell'edificazione industriale. Una radicale ristrutturazione venne effettuata nell'immediato dopoguerra con l'acquisizione di altri 30.000 mq d'area industriale. Gli impianti sono stati definitivamente dismessi nel dicembre 1985.

MURA FARNESIANE - La città conserva ancora un tratto delle mura farnesiane cinquecentesche che nel Rinascimento circondavano completamente l'antico abitato.Le mura sono interrotte dai bastioni di Porta Borghetto, punto di comunicazione, a Nord, fra la cinta esterna e quella interna del nucleo urbano. 

LA STRADA DEI VINI E DEI SAPORI DEI COLLI PIACENTINI
Tale strada in circa 150 Km, oltre ad attraversare le quattro valli principali dell'appennino piacentino, attraversa le tradizioni e le culture, la storia ed i sapori genuini. Riguardo a questi ultimi la nostra terra può offrire solo l'imbarazzo della scelta tra VINI DOC, SALUMI DOP e FORMAGGI DOP, per non parlare delle tante pietanze che, tra primi piatti, secondi e dolci, sembrano esplodere di profumi e di colori. Tra i primi ricordiamo: i panzerotti, i tortelli con la coda, gli anolini, i pisarei e faso e la bomba di riso. Tra i secondi: stracotti e brasati, la "picula" di cavallo. I dolci: la ciambella, la torta di mandorle, il castagnaccio ed i turlitt.

Il Po

Il tratto piacentino del fiume Po comprende 100 Km dei 678 totali; per la precisione sono piacentini 100 Km della sponda destra di questo grande fiume, che inizia il suo percorso nella pianura aperta, poi si piega più volte su se stesso, formando numerosi meandri quasi ininterrottamente da Castel San Giovanni a Castelvetro. Le risorse naturalistiche ed ambientali che il Po offre sono innumerevoli ed affascinanti, caratterizzando il paesaggio ora con canneti e saliceti, ora con boschi umidi, ninfee gialle e castagne d'acqua. Anche il patrimonio ittico e, soprattutto, avifaunistico si presenta molto variegato: si va dall'alborella, la specie più numerosa, alle tinche, alle carpe, scardole, pesci gatto, persico e lucci per il primo; mentre per il secondo si spazia dalle nitticore, alle garzette, agli aironi cinerini, usignoli, gallinelle d'acqua, cannareccioni e poi ancora folaghe, germani reali, fraticelli e martin pescatori. Un vero e proprio microuniverso estremamente articolato, formante un significativo ecosistema di un patrimonio unico, che potremo conservare solo con un assoluto rispetto per questo fiume, linea di confine geografica, culturale e comune denominatore della vita della gente padana.

Itinerario lungo il Po
L'imbarcazione Calpurnia prende il nome dalla moglie di Giulio Cesare - figlia di Lucio Calpurnio Pisone Cesonino - la più importante donna di origine piacentina dell'antichità.
Lungo il tragitto Piacenza - San Nazzaro e ritorno, attraverserà le splendide aree naturalistiche dell'oasi De Pinedo, compresa nei territori di Caorso e Monticelli. Si avrà in questo modo la possibilità di scoprire un paesaggio tra i più interessanti e suggestivi del fiume Po.
La presenza della centrale nucleare di Caorso, inattiva da anni, ha fatto sì che zone limitrofe vincolate dall'Enel siano rimaste immuni da interventi d'antropizzazione. In questo modo la conservazione di zone umide dove è vietata sia la caccia che la pesca ha consentito negli anni la nidificazione e la sosta durante le migrazioni di numerose specie di uccelli, tra cui i principali rapaci ed aironi, compreso il raro Airone Rosso.

Testi ed immagini sono gentilmente concessi dal Servizio Turismo ed Attività Culturali della Provincia di Piacenza 

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