Tesori della Cina Imperiale Tesori della Cina Imperiale
 
Tesori della Cina imperiale Vademecum della mostra
Vademecum della mostra Tesori della Cina Imperiale. L’Età della Rinascita fra gli Han e i Tang (206 a.C. – 907 d.C.), a Roma, Museo di Palazzo Venezia, dal 16 luglio 2015 al 28 febbraio 2016.
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La mostra che viene presentata quest’anno a Palazzo Venezia, “Tesori della Cina Imperiale”, offre un percorso teso a veicolare, attraverso una importante selezione di reperti provenienti dal Museo Provinciale dello Henan, la cultura del Sol Levante. Il periodo è quello dell’età dell’oro cinese, legata indissolubilmente alle dinastie Han (206 a.C.‐220 d.C.) e Tang (581 d.C.‐907 d.C.) che scelsero, come sede privilegiata, la regione pianeggiante al centro della Cina, ideale punto strategico per l’agricoltura e per il commercio, detta “Pianura centrale”. Il contributo che queste due dinastie hanno saputo dare rappresenta la sintesi di tutto il sistema culturale ed estetico, che ha reso la Cina il paese che oggi conosciamo.

Le tre sezioni in cui si articola la mostra permettono di scoprire la vita, la cultura, la spiritualità e l’arte della civiltà cinese, spaziando sempre tra le diverse dinastie che si sono susseguite (oltre agli Han ed i Tang, sono presenti manufatti che testimoniano l’importanza delle dinastie Wei, Jin, del Nord e del Sud) per fornire al visitatore un’immagine completa dell’Impero cinese in uno dei suoi momenti di massimo splendore. “La Vita Quotidiana” si concentra sugli aspetti più ordinari di una cultura che già anticamente era influenzata dalla cultura occidentale, “Le Credenze Religiose” rivela un mondo spirituale unico, con risvolti politici e sociologici che hanno forgiato la civiltà cinese, mentre “La Porcellana dell’Età dell’Oro” mostra come la produzione di oggetti in porcellana, inizialmente pregiati e rari e solo in seguito divenuti ordinari, raggiungesse già al tempo picchi di eleganza e raffinatezza.

Tutti i reperti in mostra raccontano la storia della provincia dello Henan, un’area pianeggiante che occupa la parte centrale della Cina. È proprio da qui che ha avuto inizio la gloriosa ascesa di quell’Impero che ha dominato per secoli l’intera area asiatica. La storia della Cina si sviluppa lungo un periodo di 5000 anni, in 3000 dei quali oltre venti dinastie scelsero questa provincia per di stabilizzare il proprio potere. Dal 206 a.C al 907 d.C in Cina, non si possono non considerare le influenze provenienti dalle dinastie del nord, del sud e dalla dinastia Tang, tuttavia la principale impronta culturale era di matrice Han. Il suo regno viene ricordato come un periodo di pace e prosperità, durante il quale sviluppò un codice culturale che le garantì il controllo sul paese.

Statuetta femminile a cavallo con scialle di seta sulle spalle, in ceramica a tre coloriLa creolizzazione cinese attraverso la Via della Seta

Nel 138 a.C. l’emissario della dinastia Han occidentale Zhang Qian venne inviato in missione diplomatica nelle regioni occidentali con l’obiettivo di sviluppare nuovi canali di comunicazione. Questa missione, cui ne seguirono molte altre, rappresentò una delle prime tappe che portarono alla costruzione di quella che oggi è nota come Via della Seta. Nel 73 d.C. Ban Chao, diplomatico degli Han Orientali, partì dalla capitale Luoyang per un nuova missione. Fu un viaggio cruciale per le relazioni tra Luoyang e le terre d’occidente. I resoconti della spedizione resero nota la situazione delle popolazioni poste sotto la dominazione degli Unni e favorirono gli interventi di difesa. La Capitale della Pianura Centrale divenne la via di accesso privilegiata per raggiugere l’oriente asiatico, assumendo un ruolo di crocevia paragonabile a quello di Bisanzio. Nel 97 d.C. la Dinastia degli Han Occidentali inviò un altro emissario, il diplomatico Ganying, che partì alla volta dell’Impero Romano. A riprova della fertilità di questo primo contatto nel 166 d.C., una delegazione di funzionari romani si recò a Luoyang. Grazie a questi primi pionieristici contatti, nel periodo Sui e Tang (581 d.C ‐906 d.C.) si arrivò a registrare un forte incremento degli scambi lungo la direttrice della via della seta.

In mostra troviamo numerose testimonianze di questi viaggi e scambi commerciali, come rappresentazioni di cammellieri e statuette di barbari. Simboli degli intensi traffici sulle vie carovaniere, queste sculture sono tra le più rappresentative del periodo Tang. Le prime statuette funerarie iniziarono a circolare intorno al III secolo d.C, periodo in cui i cammelli bactriani, dagli altipiani dell’Asia Centrale giungevano in Cina.

Quello che ha rappresentato il Mediterraneo per l’Europa è paragonabile in Cina all’importanza strategica della via della seta. Un reticolo che si sviluppava per circa 8.000 km, costituito da itinerari terrestri e fluviali lungo i quali si snodavano i commerci tra lʹImpero Cinese e quello Romano a ovest con il Giappone e la Corea a Est e con l’India a Sud. Lungo i percorsi di questa celebre strada oltre a merci preziose, materie prime, derrate alimentari e stoffe circolavano idee, opere d’arte, tradizioni e culture che in ogni tappa lasciavano cadere i propri impercettibili semi. Tra la fine della gloriosa epoca Han, avvenuta nel terzo secolo, alla riunificazione delle dinastie Sui e Tang, avvenuta nel VI secolo, il panorama sociale cinese subì grossi cambiamenti. Le etnie nomadi provenienti dalle steppe del nord giunsero nella Pianura Centrale spingendo la sofisticata aristocrazia locale a migrare verso sud alla ricerca di aree più tranquille.

La dinastia Tang considerava barbari anche i cittadini integrati nel tessuto sociale ma originari di paesi stranieri: tra essi funzionari, commercianti, inviati di corte, messaggeri, principi in esilio e prigionieri di guerra. La forte tendenza al cosmopolitismo è testimoniata da numerosi reperti di statuette di barbari. Esse rappresentano in modo realistico e con una particolare attenzione al dettaglio i tratti somatici e le vesti esotiche di questi personaggi divenuti parte integrante della vita quotidiana. Le contaminazioni antropologiche delle epoche Wei e Jin e del periodo di dominio delle dinastie del Nord e del Sud (fino al 581 d. C.) portarono a conflitti e a successive integrazioni. Nel 589 d. C. la dinastia Sui riuscì a unificare la Cina dando vita a una nuova età dell’oro della

storia cinese, l’epoca Sui e Tang, che si concluse nel 906 d.C. La creolizzazione culturale rappresentò un efficace balsamo per la rigida struttura sociale del popolo cinese, che pur preservando le basi della cultura tradizionale si avviò verso una fase di apertura e di accoglienza. L’apertura nei confronti di altre usanze e culture era visibile anche nella vita di tutti i giorni, tra il VII secolo e la metà del VIII secolo d.C. si diffusero in Cina nuovi utensili e complementi di arredo di matrice occidentale. Tra questi, i primi oggetti a essere adottati furono la coppa e il calice. Anche gli stili e i motivi decorativi avevano una chiara origine occidentale; si trattava infatti della tipica iconografia di matrice pagana proveniente dalla tradizione imperiale latina e greca: piante di acanto, grappoli d’uva e motivi floreali. In epoca Tang (618 d.C.‐906 d.C.), anche le botteghe metallurgiche cinesi assorbirono le tecniche degli artigiani occidentali e dopo una prima fase di imitazione, le decorazioni vennero reinterpretate sulla base della sensibilità iconografica cinese.

La rivoluzione agricola della Cina dall’epoca Han all’epoca Tang

L’unità politica che caratterizzò il periodo della dinastia Han (206 a.C.‐220 d.C.), ebbe tra i vari effetti quello di favorire un notevole aumento della produttività agricola. Nelle epoche Wei e Jin (221 d.C.‐318 d.C.) e nel periodo delle dinastie del Nord e del Sud (386 d.C.‐581 d.C.), gli emigranti in cerca di lavoro si spostarono nella Pianura Centrale, attratti dal nuovo clima di prosperità. L’incremento di produttività durante la reggenza Han è da imputare non solo alla razionalizzazione dei latifondi, ma anche alla sofisticata evoluzione dei sistemi di lavorazione, commercio e stoccaggio delle materie.

A Sanyang, una località del distretto di Neihuang, nella provincia dello Henan, gli scavi hanno portato alla luce i resti di un insediamento rurale di epoca Han, un villaggio sulle rive del fiume Giallo, che nel I secolo d.C venne completamente inondato. In un’area di 100 metri quadrati, sono stati ritrovati i resti di 14 complessi abitativi di epoca Han. Dai reperti archeologici è stato possibile ricostruire il modo in cui le merci venivano stipate. Esistevano tre differenti tipologie di depositi, cun, lin e qun, che venivano utilizzati a seconda delle necessità di stoccaggio. Per evitare il deterioramento delle materie, queste strutture venivano dotate di condotti d’areazione molto all’avanguardia. Già in quel periodo l’utilizzo di strumenti di lavorazione come la macina, il mulino a vento, il mortaio, e la mola ad acqua per la lavorazione del riso era ampiamente diffuso. La presenza di oggetti funerari relativi a tali strumenti è indicativa dell’importanza ricoperta dall’agricoltura. Anche grazie alla diffusione di questi strumenti la Cina riuscì a sviluppare una produzione agricola tale da consentire l’esportazione delle sue merci anche al di fuori dei propri confini. Fu così che prodotti come riso, mais, tabacco, soia, patate, orzo e tè, oltre alle produzioni di prodotti non alimentari quali cotone, fibre e seta raggiunsero le tavole e le botteghe straniere.

Durante l’epoca della dinastia Han i flussi commerciali favorirono una maggiore apertura mentale che trovò espressione in una maggiore sensibilità artistica. Questo periodo fu il grande laboratorio per la costruzione di quello stile dell’architettura cinese che ancora oggi viene riconosciuto in tutto il mondo. Lo siheyuan, elaborato in questi anni ne caratterizza la rappresentazione plastica. Si tratta di una struttura abitativa, tipica delle case tradizionali. Intorno a un ampio cortile sorgono, collegati da un corridoio, i diversi nuclei abitativi divisi secondo la specifica funzione domestica. Unʹaltra testimonianza della fecondità di questo periodo è rintracciabile dalle statuette di terracotta, dai dipinti parietali, e dalle tegole decorate. Manufatti appartenenti a corredi funerari, che rappresentavano momenti di vita quotidiana e scene artistiche di musica, danza e acrobazia in cui iniziavano a essere rappresentate anche le donne.

Nella società aperta e nel clima rilassato dell’epoca Sui e Tang le donne iniziarono a emanciparsi dall’esclusivo ruolo di regine del focolare, dedicandosi anche ad attività ricreative tra cui l’arte e la musica. Divennero le protagoniste dei momenti sociali precedentemente riservati agli uomini come le gite a cavallo, i giochi con la palla, le partecipazioni alle lotte fra galli fino al consumo di alcolici. È così che nell’immaginario dell’arte plastica, oltre alle rappresentazioni naturalistiche, alle scene di caccia e di guerra, la donna arrivò ad assumere un ruolo di primo piano, che rifletteva il nuovo status e le maggiori libertà raggiunte.

Le credenze religiose

Nelle epoche Han e Tang, come nella maggior parte delle civiltà antiche, era diffusa la pratica di accompagnare i defunti con feticci che ricordassero simbolicamente la vita dell’estinto. La salma veniva accompagnata da modulari statuette in terracotta raffiguranti, a seconda del ruolo sociale del defunto, i diversi soggetti. Al di là dei canoni precostituiti, gli unici elementi di caratterizzazione erano forniti da una spiccata elaborazione dei tratti somatici del soggetto.

Nel corso della storia la Cina è stata culla di numerose tradizioni religiose. Il Confucianesimo, il Taoismo e il Buddismo, le cosiddette tre dottrine, hanno esercitato un ruolo determinante nel plasmare la cultura di questo paese. In epoca Sui e Tang (581‐906), vennero attuate diverse politiche di tolleranza religiosa che, favorendo la coesistenza pacifica tra queste dottrine, stimolarono lo sviluppo del pluralismo.

Il Confucianesimo ha rappresentato il pilastro teorico dell’autorità politica centralizzata della Cina feudale. Fu imposto come dottrina di Stato sotto lʹimperatore Han Wudi (156‐87 a.C.) e rimase tale fino alla fondazione della Repubblica cinese nel 1912. Incentrato sul comportamento etico, offriva alle gerarchie imperiali un sistema ideologico e culturale con cui amministrare lo stato e gestire i propri sudditi. I testi del Confucianesimo divennero il principale punto di riferimento per il sistema educativo nazionale nonché l’esclusivo canale di accesso alla carriera burocratica.

A partire dal periodo Han il Taoismo, nato nella Cina pre‐imperiale, cominciò a trasformarsi da corrente filosofico naturalistica a vera e propria religione. Il mondo spirituale cominciò ad essere pervaso da un forte senso di misticismo e ad affrontare temi quali la longevità e l’immortalità.

Il Buddismo cinese è il frutto dellʹintensa attività missionaria di importanti rappresentanti Nikāya e Mahāyāna provenienti dallʹIndia e dallʹAsia Centrale. Documenti storici e leggende parlano di una prima introduzione del Buddismo in Cina nellʹanno 64 d.C. Il primo tempio buddista, detto del Cavallo Bianco, venne costruito a Luoyang nell’undicesimo anno di regno dell’Imperatore Dongyuan della dinastia degli Han orientali (68 d.C. ). Si diffuse ulteriormente nella Pianura Centrale durante il periodo dei Wei settentrionali (IV‐VI secolo). Il proselitismo del Buddismo ebbe un grande successo testimoniato dalla costruzione di migliaia di templi e dalla costruzione delle grotte di Longmen e di Gongxian, santuari rupestri edificati 12 km a sud dalla capitale.

La porcellana nell'età dell'oro

La porcellana è considerata una delle maggiori attrattività prodotte dalla cultura cinese e rappresenta oggi uno dei simboli di questo paese. L’esemplare più antico giunto sino a noi è stato rinvenuto presso Erlitou e risale a oltre 4000 anni fa, al periodo della dinastia Xial.

Tra la fine della dinastia Han e l’inizio della dinastia Sui le creazioni in porcellana divennero accessibili a tutta la popolazione grazie all’innovazione dovuta alla smaltatura a basse temperature che rappresentò per questa arte una svolta epocale. Successivamente, durante il periodo delle dinastie del Nord e del Sud (386 d.C.‐581d.C.) sulla porcellana bianca cominciarono ad essere applicati gli smalti colorati, preannunciando la comparsa della cromatura tricoma di epoca Tang (581d.C.‐906d.C.).

La prima testimonianza scritta in Europa relativa alla porcellana risale al Milione di Marco Polo, nel XIII secolo, il quale descrivendo la città di Tiungu (o Tinuguise) affermava (vi si) ʺproducono le più belle scodelle di porcellana del mondoʺ. A partire dalla stessa epoca arrivarono in Europa i primi oggetti di porcellana attraverso la Persia, lʹEgitto, Costantinopoli e Venezia per entrare a far parte dei tesori dei sovrani e delle cattedrali. Nel Cinquecento la Compagnia olandese delle Indie Orientali riuscì a stabilire accordi commerciali per importare la porcellana cinese e in seguito ne detenne il monopolio. A partire da tale momento la porcellana si diffuse nelle classi agiate e divenne oggetto di uso quotidiano.

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