Capanna Regina Margherita, Valsesia - Proprietà \ Vercelli e la Valsesia
Vercelli è una città del Piemonte orientale posta a 130 m.s.l. nella bassa Valsesia. La Valsesia conduce, attraversando verdi boschi, sino al Monte Rosa. La Valsesia è in grado di soddisfare tutti i gusti in fatto di sport, natura, gastronomia, arte.
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VERCELLI

La Storia
Vercelli fu fondata intorno al VI secolo a.C. e già sottomessa dai Romani dal II secolo a.C.; Vercellae fu dedotta come colonia soltanto nell'89 a.C., per divenire nel 49 a.C., come attesta Tacito, un libero municipium tra i più importanti dell'Italia nord-occidentale, grazie alla sua posizione strategica nella pianura tra le grandi vie di comunicazione. la città fu protagonista anche nel processo di cristianizzazione delle regioni settentrionali: Eusebio di vercelli fu il primo vescovo del Piemonte e tutte le altre diocesi si definirono via via dalla matrice vercellese.
Le invasioni barbariche non risparmiarono la città, presto diventata sede di ducato longobardo e continuamente soggetta ad assedi e devastazioni.   La cristianizzazione dei Longobardi migliorò la convivenza fra le popolazioni e tra i secoli IX e XI i vescovi vercellesi, grazie alla loro cultura, seppero infondere respiro internazionale alla città, che si dotò di importanti strutture ed incoraggiò lo sviluppo delle arti.  Nell'889 l'invasione degli Ungari precipitò nuovamente la città nel caos, situazione che sis protrasse fino al periodo dei Vescovi Attone (924-960) e Leone (999-1026).
In seguito, con il declino del potere episcopale e la nascita del libero comune (1141), anche Vercelli divenne teatro delle lotte fra Guelfi e Ghibellini; i primi guidati dalla famiglia Avogadro, i secondi facenti capo prima ai Bicchieri, poi ai Tizzoni; la pace fra le due fazioni fu firmata nel 1310 nella sala capitolare dell'Abbazia di Sant'Andrea alla presenza dell'Imperatore Enrico VII.
La signoria vercellese dei Tizzoni durò fino al 1335, anno in cui la città passò ai Visconti ed il libero comune si ridusse ad un mero apparato amministrativo, orbato delle funzioni democratiche delle origini.  Definitivamente passata ai Savoia nel 1427, la città per circa un secolo godette di un periodo di pace in cui le arti poterono fiorire.  Il Cinquecento ed il Seicento sono invece segnati dalle pagine buie degli assedi e delle occupazioni ora da parte francese, ora da parte spagnola, delle epidemie e delle carestie; solo nel 1713, per conseguenza del Trattato di Utrecht, la città tornò ai Savoia.
Con la rivoluzione francese Vercelli fu annessa alla Francia e sotto Napoleone divenne capoluogo del Dipartimento della Sesia (1801); prese poi parte ai moti di liberazione e, durante la Seconda guerra d'Indipendenza (1859), l'inondazione artificiale della piana vercellese impedì l'avanzata degli Austriaci.  Passata sotto la provincia di Novara per circa 70 anni, Vercelli si ricostituirà in provincia nel 1927.   Sul finir dell'Ottocento il dibattito politico infiammò la vita cittadina, consentendo la nascita sia di organizzazioni liberali che di sinistra; nel 1906 le mondine vercellesi ebbero un ruolo determinante nella conquista delle otto ore di lavoro giornaliero.  Nel primo Novecento si insediarono in città i primi impianti industriali, ma al termine del primo conflitto mondiale, dopo un breve periodo socialista, subentrò il Fascismo.  Distintasi per l'impegno resistenziale nella Seconda guerra mondiale, dopo il 1945 la città seppe riconquistare un nuovo benessere.

LA VALSESIA: IL VERDE, IL ROSA, L'ORO
La Valsesia è verde nello specchiarsi al fiume, nell'ombra dei boschi, nei muschi, nei prati. Rosa è il nome del Monte, ma di rosa si riempe il cielo nei tramonti d'inverno e riverberano le tracce degli sci. L'oro si trova nelle anime della gente del posto con la sua storia, l'arte e il folklore.

Non solo Verde "Valsesia: la valle più verde d'Italia" - Per rendersi conto che questo non è solo uno slogan fortunato è sufficiente percorrerla almeno una volta. Da Varallo ad Alagna, una serie infinita di quinte e costoni boscosi preludono al Monte Rosa.  E non un solo tornante interrompe la continuità della strada che percorre agevolmente la valle, tenendosi a poca distanza dal fiume.  Quindi non solo la più verde, ma anche la più comoda per arrivare in pochissimo tempo ed in ogni stagione ai piedi della seconda montagna d'Europa.  Buona parte del merito è del lavoro, lento e possente, del grande ghiacciaio che durante l'ultima glaciazione occupava tutta la valle fino alle porte di Borgosesia.  La Valsesia propriamente detta, comprende la valle principale, chiamata Val Grande, la Val Sermenza o Val Piccola, la Val Mastallone e una nutrita serie di vallette minori.

Verde... acqua Per le caratteristiche orografiche, per la notevole portata e per a bellezza del paesaggio, il fiume Sesia e gli altri affluenti sono conosciuti in tutto il mondo dagli appassionati di canoa.  Sono oltre un centinaio di chilometri d'acqua che si possono discendere, con gradi di difficoltà diversi, dal facile tratto di fiume, ai passaggi impegnativi ed estremi. Numerose e ben organizzate sono le scuole di canoa, dove è anche possibile apprendere le tecniche del kayak e dell'hydrospeed, fare emozionanti discese con i gommoni, o essere iniziati ad una nuova disciplina che prevede un contatto ancora più diretto con la natura: il torrentismo.

Verde...sport Gli amanti dello sport e del benessere dell'aria aperta possono trarre tantissime altre soddisfazioni dalla loro presenza in Valsesia.
A cominciare dagli escursionisti che hanno a disposizione centinaia di itinerari su sentieri in gran parte ben segnalati a cura del CAI Varallo, con difficoltà crescenti man mano che si sale in quota.  Non mancano strutture per praticare gli sport equestri con maneggi attrezzati, una Scuola di trial e una di Mountain Bike con tanto di itinerari per gli appassionati di questo sport.


Un cuore...verde La predisposizione della Valsesia alla salvaguardia dell'ambiente è anche testimonianza della presenza del Parco Naturale Alta Valsesia, nelle valli che fanno capo al Monte Rosa, e del Parco Naturale Monte Fenera di preminente interesse archeologico.
Il Parco Naturale Alta Valsesia, è considerato il parco più alto d'Europa, in quanto comprende alcune vette che superano i 4000 metri.
Nell'area del parco, ma anche nei territori attigui, è osservabile una numerosa colonia di stambecchi, ma anche camosci, marmotte, aquile reali, mentre la flora è rappresentata da tutte le specie tipiche dell'arco alpino. Al turista viene inoltre offerta la possibilità di effettuare trekking guidati, seguendo itinerari tematici appositamente predisposti.   Il Parco Naturale del Monte Fenera, poco a sud di Borgosesia, è famoso per la presenza di numerose grotte presso le quali è stato possibile rilevare la presenza di preistorici insediamenti umani. I relativi reperti sono conservati presso il Museo Paleontologico di Borgosesia.

Rosa... è il Monte Dal medievale Monboso all'attuale Monte Rosa - termine che deriva da "roises", nome usato dagli antichi abitanti per indicare i ghiacciai - corre la storia non solo alpinistica della montagna, dalle migrazioni del XIII secolo, alla ricerca della "Valle perduta" nel 1700, fino alla conquista, avvenuta nel 1842, della più alta punta valsesiana da parte dell'allora parroco di Alagna, don Giovanni Gnifetti. Sulle nevi sono rimasti i segni di passi regali, quelli di Margherita di Savoia, e di passi di futuri papi, quelli di Mons. Achille Ratti, ma anche di tantissimi pioneri dell'alpinismo.

Fuoripista ad Alagna

Rosa... è la neve La Valsesia è in grado di soddisfare tutti i gusti in fatto di sci: dal moderno snowboard allo sci dei primordi, il telemark, dalle escursioni in elicottero fuoripista allo sci alpinismo, Alagna Valsesia, fa parte del comprensorio sciistico del Monterosaski, carosello straordinario di piste e impianti che abbraccia tutto il versante del Monte Rosa e permette di raggiungere, sci ai piedi, le valli valdostane di Gressoney e di Ayas. Ad Alagna la neve è garantita da un moderno impianto di innevamento programmato, che permette di innevare artificialmente le piste delle sciovie Wold, e dalla presenza di piste ed impianti in quota, nel cuore dei ghiacciai del Rosa.

Anche il comprensorio dell'Alpe di Mera, raggiungibile in auto o direttamente in seggiovia da Scopello, dispone di tracciati estremamente variabili, con buon innevamento da dicembre a fine aprile, e di infrastrutture turistiche di buon livello. Nelle piane presso Scopello si trova una pista per lo sci di fondo; in alta valle, tra Riva Valdobbia e Alagna, viene battuto un anello di oltre 10 chilometri, mentre un'altra pista, dalle apprezzate caratteristiche tecniche, è presente a Carcoforo, in alta Val Sermenza.

L'Oro tra i monti Nel luogo ove altra gente avrebbe costruito un castello o un borgo fortificato per difesa, i valsesiani hanno creato la loro massima espressione artistica e religiosa: il Sacro Monte di Varallo.
Concepito come una "nuova Gerusalemme", venne ideato da Padre Bernardino Caimi alla fine del 1400 e costruito grazie all'opera dei maggiori artisti valsesiani, primo fra tutti Gaudenzio Ferrari. Ideale città sacra, si compone di 50 cappelle che ripropongono, con dipinti e statue a grandezza naturale, la Passione e morte di Gesù Cristo.   Varallo, capoluogo storico e culturale della valle, merita, oltre al Sacro Monte, la conoscenza del suo caratteristico impianto urbanistico settecentesco, all'interno del quale sono custoditi gli altri gioielli artistici, quali la scenografica Collegiata di S. Gaudenzio e il Palazzo dei Musei che ospita la ricca Pinacoteca e il Museo Calderini di Scienze Naturali. L'interno della Chiesa di Santa Maria delle Grazie è dominato dalla stupenda Parete Gaudenziana, con il ciclo di affreschi sulla vita e passione di Cristo, capolavoro di Gaudenzio Ferrari.  Meritano attenzione anche il Palazzo d'Adda, sede di mostre e convegni e l'imponente complesso dell'ex stabilimento idroterapico, ora sede dell'Istituto Alberghiero. All'entrata di Varallo si trovano la piccola Cappella di Loreto e la chiesa di S. Marco una delle più antiche della Valle.

Case walser ad Alagna

L'Oro del passato La civiltà Walser - Un altro tesoro, che la Valsesia condivide con le vicine vallate, è la civiltà Walser.  Ai piedi del Monte Rosa vive, da oltre 7 secoli, una comunità di lingua tedesca originaria dell'Alto Vallese, ma anche qui ha gelosamente mantenuto una cultura che si esprime nel linguaggio, nelle tradizioni e sopratutto nelle architetture che fondono il sapiente uso del legno e della pietra con la capacità di organizzazione sociale ed economica del territorio.  Mirabili sono i villaggi di Alagna ed in particolare quelli di Otro, raggiungibili solamente a piedi, con poco più di un'ora di ripido cammino. Ma anche in altre località, in particolar modo a Rima e Rimella, è ancora possibile osservare le testimonianze di una civiltà senza confini, certamente la più importante dell'intero arco alpino.  Due piccoli musei, ricavati in antiche abitazioni, possono aiutarci a conoscere i Walser; a Pedemonte di Alagna, ben inserito nel villaggio e sapientemente ordinato e a Rabernardo di Val Vogna, in panoramica posizione.


L'Oro della tradizione - Artigianato, costumi e tradizioni hanno casa a Borgosesia, nel Museo del Folklore Valsesiano e trovano festa a Varallo, nella rassegna dei costumi valsesiani. Un posto d'onore merita il "puncett", antica arte delle trine e dei pizzi, oggi rivalutata da apposite scuole e dal Museo del Puncetto di Fobello, dove si possono ammirare anche gli "scufogn" o "scapini", ovvero le pantofole in stoffa.
Ma la tradizione artistica valsesiana continua oggi anche con il ritorno della tessitura a mano, della lavorazione e intaglio del legno e della pietra ollare e anche il "finto marmo" di Rima, tradizionale tecnica decorativa diffusa in tutta Europa da artisti rimesi.
La cucina ripropone i piatti, poveri come ingredienti, ma ricchi della fantasia innata della gente valsesiana: sono un esempio le "miacce", semplici crespelle di farina, farcite poi a piacere con salse, marmellate o miele, naturalmente valsesiano. Un posto d'onore merita la "toma", il tipico formaggio delle valli valsesiane, prodotto negli alpeggi e nel moderno Caseificio di Piode.


LE TERRE DEL NEBBIOLO DEL NORD PIEMONTE

La storia - Di vigne e vino delle nostre terre ne narra già Plinio il Vecchio nel primo secolo dopo Cristo. Furono in effetti i Latini ad impiantare i vigneti e ad impostare la tradizione colturale che nei secoli, seppure con i necessari adeguamenti, non venne mai meno. I nostri Nebbioli ebbero un particolare periodo di fulgore nel 1500 quando Mercurino Arborio, Gran Cancelliere dell'imperatore Carlo V, ne fece un elemento integrante della propria arte diplomatica portandoli sulle tavole dove si costruivano gli scenari politici dell'Europa.
La posizione geografica - Porgendo le spalle al gruppo del Monte Rosa e scendendo lungo le rive della Sesia, là dove il fiume sta per abbandonare montagne e colline e la pianura inizia ad espandersi, troviamo i contrafforti di origine morenica sui quali era ed è coltivata la vite.
La zona - I terreni sono tendenziamente acidi, molto simili tra loro per struttura geologica. Il fiume Sesia li attraversa da nord a sud, lasciandosi ad occidente le colline del biellese e del vercellese e ad oriente quelle del novarese. La presenza di roccia, sia pure in fase di progressivo sfaldamento, è una caratteristica della parte occidentale della fascia collinare.
I vini - I grandi rossi sono una delle caratteristiche principali delle nostre terre. Il prestigioso Nebbiolo trionfa tra loro, ma grande importanza si attribuisce oggi anche alla Vespolina, alla Bonarda, alla Croatina e all'ottimo bianco da uve Erbaluce. Le visite enogastronomiche Laghi, monti, patrimonio boschivo, tanta storia, preziosità artistiche ed un'ottima cucina locale costituiscono senz'altro validissimi motivi per visitare le nostre terre. I produttori vinicoli sono ben lieti di accogliere gli ospiti facendo loro visitare le cantine e i vigneti, previo appuntamento presso la sede dell'Istituto.


Testi e immagini sono di proprietà dell'ENTE TURISMO VALSESIA VERCELLI

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