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Case Walser, Alagna - Proprietà \ Cosa vedere a Vercelli
I monumenti più importanti, chiese e basiliche, i palazzi, tutti i luoghi da non perdere a Vercelli.
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Cosa vedere a Vercelli

La Basilica di Sant'Andrea è il simbolo della città, splendido esempio di transizione tra lo stile romanico lombardo-emiliano e l'architettura gotica d'oltralpe. Fu costruita tra il 1219 e 1227 per volere del cardinale vercellese Guala Bicchieri, uno dei più influenti personaggi della Curia romana, protagonista degli eventi che segnarono la storia inglese nel difficile periodo della successione di re Giovanni senza Terra. La facciata a capanna, con le snelle ed eleganti torri che la racchiudono è impreziosita da raffinate lunette sui tre portali; quella centrale, raffigurante il Martirio di Sant'Andrea, è attribuita a Benedetto Chiesa di Sant'Andrea a VercelliAntelami. Le strutture del gotico puro esaltano il mestoso interno a tre navate, con volta a crociera costolonata, altissimo transetto, presbiterio largo e prezioso e abside rettilinea, dove è sistemato un prezioso coro ligneo del 1511. Nell'ultima cappella a destra si trova la tomba trecentesca di Tommaso Gallo, primo abate di Sant'Andrea. In sacrestia si conserva un Crocefisso ligneo dipinto del XIV sec. di recente liberato da un'incamottatura di epoca posteriore. La sala capitolare, una delle più belle d'Italia; è il luogo ove, alla presenza dell'imperatore Enrico VII, fu siglata la pace tra gulefi e ghibellini vercellesi (1310). Il chiostro rettangolare, con arcate a pieno centro, presenta rilievi, cornici in cotto e pitture (quasi del tutto scomparse) dell'inizio del Cinquecento. Antistante alla Basilica è il Salone Dugentesco, già parte dell'Ospedale dei Pellegrini fondato dal Bicchieri nel 1224, il cui ingresso è sormontato da una lunetta duecentesca dipinta; l'elegante interno conserva un bell'affresco del sec. XVI.

La Cattedrale di Sant'Eusebio fu eretta come basilica cimiteriale probabilmente dallo stesso Eusebio e ricostruita una prima volta a partire dal sec. V: di questa prima fase ricostruttiva resta solo il campanile medievale (sec.XII). Una seconda ricostruzione, intrapresa nel 1570 su progetto di Pellegrino Tibaldi, durò fino alla fine del sec. XIX. Coro, presbiterio e sagrestia sono tardo cinquecenteschi; la Cappella del Beato Amedeo è di fine Seicento, ottocentesche invece sono la luminosa Cappella di Sant'Eusebio (ove si venerano le spoglie del protovescovo) e la cupola (1860). L'imponente facciata settecentesca con atrio neoclassico, dovuta a Benedetto Alfieri, immette nel grandioso interno a tre navate a croce latina; nel presbiterio, al centro della navata maggiore, è sospeso il magnifico Crocefisso in lamina d'argento il cui recente restauro, condotto a seguito d'un grave atto vandalico, ha permesso la definitiva datazione all'episcopato di Leone (999-1026).  Di grande interesse la Cappella del Beato Amedeo, realizzata da Michelangelo Garove, alliveo del Guarini, nel 1682-85, ove posano gli avelli dei principi sabaudi e l'urna con le spoglie di Amedeo IX di Savoia. In Duomo si conservano pregevoli dipinti di Pier Francesco Guala (Sant'Eusebio in gloria e Sant'Ambrogio, Il miracolo della sorgente operato da San Guglielmo da Vercelli) e dei fratelli Gandolfi (l'Inventio Crucis e il Martirio di Sant'Eusebio), epigrafi del sec. VI d.C. (l'acrostico di Eusebio vescovo e martire e l'iscrizione di San Flaviano), pannelli lignei dell'antico coro cinqucentesco, la Madonna dello Schiaffo, scultura marmorea del sec. XIII.

Il Museo del Tesoro del Duomo raccoglie preziosi reliquiari a cassetta, urne, busti, calici argentei, reliquiari dal sec. VII al sec. XVI. all'ingresso si può ammirare in un moderno allestimento il rimepimento originale del Crocefisso del Duomo, rinvenuto durante i lunghi restauri. Autonoma è la Biblioteca Capitolare, una delle più importnati ed interessanti raccolte di dodici manoscritti, tra cui il Codex Evangeliorum, la più antica traduzione dei Vangeli in latino, le Constitutiones Langobardorum (sec VIII), l'Apollo medicus di Isidoro da Siviglia (sec. IX), il Codice C lussuosamente miniato e il Mappamondo medievale (fine sec. XII-inizio sec XIII). Il pezzo più famoso è il cosiddetto "Vercelli book" (ms CXVII), codice manoscritto su pergamena in lingua anglosassone antica (sec.X), il cui arrivo a Vercelli è tuttora avvolto nel mistero.

Il Museo "Camillo Leone", museo storico della Città, fondato dal notaio vercellese Camillo Leone (1830-1907), ha sede nella rinascimentale Casa Alciati, collegata al settecentesco Palazzo Langosco da un raccordo edificato intorno al 1930. L'attuale allestimento fu curato nel 1934-39. Le prime sale espongono reperti del Paleolitico, Neolitico, dell'Età del bronzo e del ferro; oggetti provenienti da tombe egiziane e rinvenuti in necropoli pugliesi e in zona etrusco-campana, ecc. Suggestiva la sala romana che ospita le più antiche attestazioni della storia di Vercelli, tra cui le stele bilingue celto-latina. Importante è il Lapidario, che conserva iscrizioni del Vercellese (sec. II a.C.-II d.C.), raccolte nell'Ottocento da padre Bruzza. La Vercelli paleocristiana è ricordata da epigrafi, dalla copia del portale di Santa Maria Maggiore e dai resti dell'originario pavimento a mosaico (sec. XII), da sculture dell'antico pulpito del Duomo. Di raro interesse la serie di incunaboli e cinquecintine, stampati da famosi vercellesi e trinesi. Parte delle raccolte di Arti decorative di C.Leone, è allestita nelle sale di Palazzo Langosco. Preziosa e diversificata (mobili, pitture, ceramiche, bronzetti, vetri, ecc.), la raccolta conta gioielli come il Cofanetto dei Bicchieri, opera limosina duecentesca, il Cofanetto degli Embriachi (fine sec. XIV), una notevole serie di maioliche delle principali manifatture attive tra i sec. XVI e XIX, tra cui spicca il piatto firmato dall'Avelli (Urbino, 1530-40).  Conclude il percorso la sezione di abiti settecenteschi; di prossima esposizione anche armi e monete antiche, ferri battuti medievali e ceramiche precolombiane.

Il Museo "Francesco Borgogna" è la seconda pinacoteca del Piemonte.  Ha sede in un palazzo neoclassico, acquistato dall'avv. Antonio Borgogna (1822-1906), che, dopo averlo intitolato al padre, lo donò alla Città.  Oltre alla ricca collezione di quadri, arredi e oggetti d'arte del colto collezionista, esso ospita la qudrearia di pittura rinascimentale vercellese raccolta fin dal sec. XIX dall'Istituto di Belle Arti.  Le prime sale conservano pregevoli affreschi tardo medievali e rinascimentali staccati da antiche chiese della Città.  La sezione cinquecentesca annovera dipinti del Sodoma, dello Spanzotti, di Gaudenzio Ferrari, di Defendente Ferrari, dei Giovenone, degli Oldoni e di Bernardino Lanino, ma espone pure opere del Francia, del Bergognone, di Bernardino Luini, di Tiziano, di Pietro degli Ingannati e altri pittori veneti. Preziosa è anche la sezione secentesca, con tele di Ludovico Carracci, del Maratta e del Sassoferrato, di gran pregio sopatutto è la raccolta nordica (tedesca, fiamminga e olandese) con opere di Baldung Grien, Bartholomaeus Spranger, Jan Steen, Teniers il Giovane, Palamedesz, De Heem, Bosschaert, Van Bloemen, Gloss, Robbe. Numerose le opere italiane dell'Ottocento (Induno, Chierici, Palizzi, Quadrone, Ussi, Morbelli, Favretto, Follini, Migliara, Massimo d'Azeglio).

Piazza Cavour sorge forse sul luogo dell'antico forum romano, sempre chiamata "Piazza Maggiore" prima di ricevere nel 1864 l'attuale nome, è il fulcro dello spazio urbano e della vita cittadina; l'eponimo monumento a Cavour è di Ercole Villa e Giuseppe Argenti. A ricordare il passato medievale rimangono i portici ad arco acuto (fine sec. XIII-inizio sec. XIV), una seconda serie di portici, mirabili per la decorazione quattrocentesca in cotto degli intradossi, e la poderosa Torre dell'Angelo (sec. XIV-XIX), probabile resto visibile d'una casa fortificata. Fino al sec. XVI si affacciavano su essa tre chiese, di cui oggi resta, trasformato in torre dell'orologio (1856), il campanile di San Tommaso. A pochi passi è l'antico Broletto, situato nell'attuale Piazza di Palazzo Vecchio, comunemente conosciuta come "Piazza dei Pesci). Il Comune rimase qui dalla fine del Duecento all'inizio dell'Ottocento. Resto medievale di grande suggestione è la Torre Comunale, risalente agli inizi del sec. XIII.

Gaudenzio Ferrari - Natività della Vergine 1529, Chiesa di San CristoforoLa Chiesa di San Cristoforo vanta splendidi capolavori di Gaudenzio Ferrari (la pala della Madonna degli Aranci, le Storie di Maria Maddalena, le Storie di Maria Vergine, la Crocefissione e l'Assunzione della Vergine). L'interno a tre navate presenta una volta sontuosamente affrescata a trompe l'oeil tra 1742-46. L'ampio presbiterio è separato da un'elegante balaustrata realizzata su disegno di Juvarra (1730). Coro, pulpito, confessionali ed arredi di sacrestia, tutti in legno pregiato, sono della metà del Settecento. Sull'altar maggiore è posto un pregevole Crocefisso ligneo, nella cappella laterale della navata destra, riproducente la Santa Casa di Loreto, vi è un Crocefisso gaudenziano del sec. XVI. In sacrestia si conservano otto tele del Mayerle.

La Chiesa di San Bernardo, sede del santuario diocesano di Maria Salute degli Infermi, importante centro di devozione popolare, consta di due parti: quella vecchia, il più antico monumento ecclesiastico esistente a Vercelli, fu eretta in forme romaniche tra 1151 ed 1168; la parte nuova fu costruita nel 1896 su disegno di Giuseppe Locarni. Dall'antica costruzione, oltre alla facciata in cotto due formelle zoomorfe, si apprezzano i bei capitelli romanici nelle prime campate.  La chiesa lega la sua storia all'evento miracoloso del 1630 (celebrato nel grande affresco del Morgari del 1914), che, secondo la tradizione, liberò i Vercellesi dalla peste per intercessione della Vergine. Da allora si celebra con fervore la festa di Maria Salute degli Infermi, la cui icona secentesca si venera nella terza cappella sinistra.

Corso Libertà è l'antica strada che collegava da Est ad Ovest le due grandi strade di comunicazione per Torino e per Milano, tagliando l'intero centro cittadino. Parte da Piazza Pajetta, dove sorge il monumento a Vittorio Emanuele II di Ercole Villa (1887); nel suo percorso s'incontrano chiese e palazzi che raccontano la storia di Vercelli.  Il Corso termina in Piazza Cugnoglio, ove sorgeva l'antico convento di Santa Chiara.

Le chiese del centro storico

Santa Maria Maggiore, chiesa concattedrale, fu la prima chiesa cristiana costruita a Vercelli (sec. IV), forse per volere del protovescovo Eusebio; ricostruita nel XII secolo, la chiesa subì vari interventi di restauro e di abbellimento secondo i gusti del tempo, fino a che nel 1777 fu demolita e ricostruita sul sito attuale (che dista circa m 100 dal sito originario) su commissione dei Gesuiti nelle forme attuali.

San Francesco in Sant'Agnese fu un'importante chiesa gotica, benchè oggi annunciata da una facciata barocca. L'interno a tre navate, conserva una Madonna con Bambino, donatore Santi di Giuseppe Giovenone il Giovane (1570-75); e il Sant'Ambrogio di Gerolamo Giovanone (1528-35). In sacrestia si conservano bacini in ceramica graffita (sec. XIV) e un'Annunciazione del Morazzone (ca. 1620).

San Giuliano era la chiesa presso la quale, in epoca medievale, sostavano i vescovi eletti per indossare gli abiti pontificali prima di prendere possesso della cattedra episcopale. All'interno una Deposizione di Bernardino Lanino (1547), un'Adorazione dei Magi e una Resurrezione di impronta gaudenziana; cinquecenteschi pure gli affreschi sui pilastri della navata centrale.

San Lorenzo, di eleganti forme settecentesche, in età medievale era dotata di ospizio per i pellegrini in viaggio sulla via francigena.

San Paolo, già chiesa dei Domenicani, fondata nel sec. XIII, fun interamente rimaneggiata nel sec. XVII, salvo nel campanile e nelle prime tre campate; l'interno ospita due tele del Lanino (la Natività e la Madonna delle Grazie); in un ambiente di passaggio verso la sacrestia è affrescata una teoria di santi, risalente alla seconda metà del sec. XIV.

San Michele ha probabili origini prelongobarde, anche se la più antica testimonianza della chiesa è il campanile romanico (prima metà del sec. XII), l'attuale costruzione risale ai sec. XVI-XVII. All'interno sono da notare la Vergine col Bambino, Sant'Anna e San Gioacchino, affresco laniniano; un crocefisso ligneo policrompo del sec. XIV ed una tarsia.

Santissimo Salvatore, di antica fondazione, ma riedificata in forme tardobarocche, possiede interessanti tele dei sec. XVIII-XIX.

 

I grandi edifici

Il Seminario fu fondato nel 1572-87 dal vescovo Francesco Bonomi; la parte più antica dell'attuale edificio, corrispondente all'armonioso cortile interno e alla facciata posteriore in cotto, fu progettata da Filippo Juvarra. Nel Salone di Sant'Eusebio sono stati sistemati affreschi di Bernardino Lanino con Scene dall'Eneide.

Il Palazzo Arcivescovile sebbene non sia il palazzo di residenza dei primi vescovi vercellesi, l'attuale edificio rinascimentale è di grande valore storico ed artistico.
All'interno, nella Sala del Trono e nelle sale attigue, si costudisce un'importante quadreria (sopratutto di scuola vercellese del Cinquecento). La Biblioteca dei Vescovi conserva circa 2000 volumi.

Il Castello visconteo è a pianta quadrangolare, fu edificato a partire dal 1290 per volontà di Matteo Visconti e divenne successivamente residenza sabauda. Qui morì nel 1472 il beato Amedeo, sepolto nell'omonima cappella del Duomo.  Rovinato dopo l'assedio spagnolo nel 1638, fu utilizzato in età napoleonica come alloggiamento militare; nel 1832 fu adattato a carcere e dal 1838 a tribunale.

La Sinagoga, la prima in Italia costruita in edificio autonomo dopo l'emancipazione degli Ebrei sancita da Carlo Alberto (1848), ricorda l'antico benessere della Comuntià israelitica vercellese.  Fu eretta tra 1875-78 in stile arabo-moresco su progetto di Marco Treves e Giuseppe Locarni. La facciata gioca sull'alternanza di arenarie bianche e grigio-azzurre; l'interno (attualmente inagibile), a tre navi con abside poligonale, è ornato da fini decorazioni di Carlo Costa.

Casa Tizzoni si trova nell'omonima piazza, meglio conosciuta come "piazza delle castagne" per la presenza fissa di caldarrostai fino alla metà del Novecento. Dell'antico palazzo, il cui salone inferiore venne riccamente affrescato nella prima metà del Seicento dal Moncalvo, si conserva la torre e il rifacimento conquecentesco.

Casa Centoris è famosa per l'eleganza del suo cortile, realizzato verso la fine del Quattrocento in stile bramantesco, tutta la zona attorno al palazzo è di grande fascino; sulla destra si apre il Volto dei Centori, che tutti conoscono come la vecchia Contrada degli Spazzacamini.

 

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