Caltanissetta: guida di viaggio | |
Situata al centro della Sicilia a circa 600 m d'altezza, sorge sulla dorsale di un colle che domina la Sicilia con un panorama che spazia dall'Etna alle Madonie e che custodisce nelle sue viscere reperti archeologici e rari minerali. |
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La storia Ideale baricentro dell'isola, si pone al centro di tutte le vie di comunicazione tra le principali mete siciliane, presentando un suo originale patrimonio in cui si intrecciano arte, archeologia, tradizione e folklore. Il suo nome attuale deriva dall'arabo Qual'atannisa, cioè “Castello delle donne”; in realtà il suo primo nome sarebbe prearabico,come risulta da antiche epigrafi, e successivamente fu integrato da Kastra e Kalachta per indicare l'ubicazione della città sita tra le montagne.Tucidide narra che nel 427 a. C Nissa era una piccola città della Sicilia presidiata dai Siracusani. Conquistata nel 123 a. C da Lucio Petilio, che ne fece una colonia romana chiamata dal suo nome Petiliana, dopo essere stata annessa sotto Costantino all'Impero d'Oriente, la città fu conquistata dai Saraceni Aglabiti che la chiamarono Kastra-Nissa. Sostegno di questa tesi possono considerarsi, oltre a vari elementi, prioritariamente le necropoli rinvenute a Gibil Gabib e Sabucina. La città attuale cominciò a svilupparsi intorno al castello saraceno di Pietrarossa e nel 1086, dopo la resa di Girgenti (Agrigento), fu conquistata insieme ad altre rocche dai Normanni, avendo come signore il Conte Ruggero. Successivamente conobbe il dominio degli Svevi, degli Angioini (Carlo D'Angiò, fratello del re Luigi di Francia, invase la Sicilia intorno al 1260), degli Aragonesi che ne fecero una Contea (nel 1282 la popolazione, insorta contro la tirannia degli Angioini, chiamò ad occupare il trono Pietro I d'Aragona, marito di Costanza e discendente degli Svevi), dei Castigliani (Baronia dei Moncada), degli Austriaci (nel 1516 Carlo V d'Austria successe per diritto materno ai Castigliani) ed infine dei Borboni dal 1700. Con l'età moderna inizia per Caltanissetta un periodo di decadimento che durerà fino al 1818, quando viene elevata a capoluogo e, più tardi nel 1844, a diocesi. Un momento di grande prosperità arrivò all'inizio del 1900 con lo sfruttamento dei giacimenti di zolfo, allorché Caltanissetta, che vantava i 4/5 della produzione zolfifera mondiale, divenne capitale dell'estrazione di questo minerale. Un primato insediato però dalla concorrenza americana che ridusse questa floridezza, limitando, prima, e facendo totalmente cessare, poi, l'attività estrattiva con conseguente chiusura delle zolfare. Oggi le “vie delle miniere” possono rappresentare una pregevole occasione di turismo culturale, un immaginario ponte tra il passato ed il presente di questa città che guarda al futuro non dimenticando mai i suoi memorabili trascorsi. I dintorni Abbandonato il centro storico e le sue bellezze monumentali, continuiamo la nostra passeggiata che offrirà ancora momenti di grande interesse storico, artistico, culturale e paesaggistico, dirigendoci come prima tappa al punto più alto della città. Il Monte San Giuliano è una collina che dai suoi 728 metri domina la sottostante città di Caltanissetta, offrendo un vasto e splendido arco panoramico che va dall'Etna alle Madonie includendo tutta la parte centrale della Sicilia. Il 12 luglio 1899 questa collina fu scelta per ospitare un Monumento al Redentore uno dei venti che si sarebbero innalzati su altrettanti monti italiani, uno per ogni regione, come testimonianza di fede. I musei Il materiale raccolto è ospitato nel Museo Archeologico di Caltanissetta che custodisce il patrimonio archeologico della zona e testimonia i risultati di decenni di lavoro, di scavi, di studi e restauri che riguardano, oltre Sabucina, Gibil-Gabib, Capodarso e Monte San Giuliano in territorio di Caltanissetta, Polizzello in territorio di Mussomeli e Monte Bubbiona nei pressi di Mazzarino. Caltanissetta vanta altri tre musei. Il Museo Mineralogico, Paleontologico e della Zolfara nato con scopi eminentemente didattici in quanto ospitato dalla Scuola speciale di Mineralogia, trasformatosi in seguito nell'attuale Istituto Tecnico Industriale. Aperto al pubblico nel 1979, il museo raccoglie minerali, rocce e fossili pregevoli e rari, ed è l'unico nel suo genere nel meridione d'Italia. Inoltre il Museo Diocesano del Seminario, fondato nel 1987, che accoglie nelle sue sale testimonianze dell'arte sacra nella Diocesi di Caltanissetta (fra le opere il prezioso dipinto “Spasimo di Sicilia”, attribuito a Raffaello) ed il Museo del Folklore e delle Tradizioni Popolari in cui si conservano le “Vare”, gruppi statuari riproducenti i Misteri della Via Crucis, opere ottocentesche degli scultori napoletani Francesco e Vincenzo Biancardi, che sfilano in processione il Giovedì Santo, momento culminante di una tradizione pasquale tramandata nei secoli ed intatta per partecipazione corale, popolare e religiosa. La provincia Il territorio nisseno, cuore di una Sicilia preziosa e alternativa con una sua precisa identità collinare, che va dalle zone del “Vallone” e si arresta al mare sul litorale gelese, offre in una ricca tavolozza cromatica una variegata sinfonia paesaggistica e climatica. La provincia nissena presenta ancora una poliedricità di aspetti culturalmente e turisticamente interessanti, che vanno dalle testimonianze artistiche e architettoniche all'archeologia, alle tradizioni popolari, all'artigianato, al folklore. La civiltà contadina Ordinatamente allineati, i banchi sembrano attendere gli allievi. Appesi alle pareti, falci e attrezzi rudimentali aspettano il contadino. Una naca (culla), pende dal soffitto sul letto dei genitori, in attesa che la mamma, con gesto ritmato e sapiente, la faccia dondolare, quietando il bambino al suo interno. Sebbene ai nostri occhi, ormai avezzi alle più strabilianti tecnologie, sembrino terribilmente obsoleti, non si può fare a meno di riconoscere agli oggetti della civiltà contadina e domestica di cento e più anni fa un loro fascino, la suggestione di una familiarità che sembra annegare nei flutti dei tempi più remoti ma che in realtà ci appartiene ancora e ci lega alla vita dei nostri avi. Nella provincia di Caltanissetta sono diversi i paesi che si sono dotati di un piccolo museo in cui sono raccolti gli oggetti legati al loro passato rurale.Spicca tra essi Milena, dove è associabile la visione di reperti legati alla civiltà contadina, al ciclo di produzione del pane, del lino, del vino, del grano, alla riscoperta di interi villaggi (robbe) perfettamente conservati nel tempo, quale testimonianza della vita stessa del contadino siciliano.Gli altri musei del territorio, tuttavia, non sono da meno: a Niscemi, il museo intitolato ad Angelo Marsiano raccoglie oltre duemila oggetti, dai giocattoli dei più piccoli ai prodotti del locale artigianato. Comune a tutte queste strutture è la possibilità di vedere le fedeli ricostruzioni degli ambienti delle tipiche case contadine, perlopiù a un unico ambiente. Così a Sommatino e a Marianopoli ci si potrà immergere nell'atmosfera dei “bei tempi andati”. A Vallelunga, il cui museo è tra i più ricchi della Sicilia nel suo genere, in più ci sono le ricostruzioni di botteghe artigiane, di un frantoio e perfino di una vecchia aula scolastica.
Testi ed immagini sono pubblicati per gentile concessione dell' A.A.P.I.T. di Caltanissetta | |
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