Il Duomo di Cremona Il Duomo di Cremona
 
Cremona, Duomo: rosone della facciata - foto di Ugo Franchini La struttura e l'aspetto esterno
Neppure le preziose indicazioni iconografiche dateci dalle matrici dei sigilli del comune di Cremona forniscono dati certi sulla struttura della facciata prima del 1250 quando doveva essere a doppio spiovente con tre torrette a corona e un ingresso.
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L'esterno del Duomo

La facciata principale

Neppure le preziose indicazioni iconografiche dateci dalle matrici dei sigilli del comune di Cremona, conservati, come già detto, presso l'archivio di Stato della città, forniscono dati certi sulla struttura della facciata prima del 1250 quando doveva presumibilmente essere a doppio spiovente con tre torrette a corona ed un solo ingresso, ma nel corso del 13º secolo essa venne profondamente modificata; il suo profilo fu ridotto a capanna e coronato da cinque torrette, nel 1274 fu rinnovato il grande rosone centrale come indicato dalla lapide commemorativa che fa anche il nome del suo autore, l'architetto-scultore comasco Jacopo Porrata, venne eretto il protiro davanti all'attuale portale maggiore e tutta la fronte, nel 1283, fu rivestita di lastre marmoree.Facciata dle Duomo di Cremona

A tutta questa serie di lavori incentrati sulla facciata, si accompagnò la realizzazione dei due transetti già previsti, ma rimasti a lungo in sospeso, la cui edificazione si scalò a metà XIII e metà XIV secolo visto che il transetto settentrionale, ornato come la facciata dà un proprio, è datato tra 1261 e il 1288 mentre il transetto meridionale venne collocato tra i primi decenni del trecento e il 1342. Poi dalla fine del trecento fino agli ultimi decenni del quattrocento, l'impianto strutturale dell'edificio non subì altre modifiche od interventi di questa stasi dei lavori e pienamente giustificata da due fattori: la completezza architettonica ormai raggiunta dal monumento che solo un forte mutamento stilistico poteva ora mettere in discussione dell'inizio per la storia cittadina di un periodo critico che perdurerà almeno sino a metà 15º secolo, epoca della salita al potere di Francesco Sforza.

Già nel 1476 i documenti, però, parlano di opere “pro augmentatione et fabricatione Cathedralis”, ma i contrasti sorti tra il Capitolo, struttura amministrativo-ecclesiastica di più antica data, e la Fabbriceria, Struttura laica espressione della municipalità assorta in epoca più recente, ritardarono l'inizio di questi lavori sino al 1491 quando ebbe inizio la complessa e definitiva trasformazione classicheggiante della facciata principale che venne così ad assumere quell'elegante, ma composito profilo che si può ancora oggi ammirare ad iniziare dall'attico con le volute laterali, il timpano, con le insegne pontificie aggiunte successivamente in ricordo del vescovo Nicolò Sfondrati divenuto papa Gregorio XIV, e la terminale cuspide marmorea. L'incarico per la sopraelevazione della fronte e per la realizzazione del portico di marmo detto Bertazzola, che andava a sostituire il precedente in legno, fu affidato ad Alberto Maffiolo Da Carrara che li progettò, ma esecutori materiali furono Pietro da Rho, che operò sulla fronte Dal 1495 (sue sono le quattro statue delle nicchie dell'attico raffiguranti da sinistra i Santi Marcellino, Pietro e Paolo Apostoli e Pietro Esorcista) e Lorenzo Trotti che fu impegnato nella Bertazzola dal 1497. Questa complessa riforma del prospetto principale del Duomo si completa nei primi due decenni del cinquecento con la costruzione, sempre per opera del troppi, sia della porta d'accesso all'antico camposanto dei canonici (1513) posta a destra, sia dell'ingresso al cortiletto del Torrazo (1514) che viene nel 1525 ingabbiato dall'elegante loggia di carattere albertiano-bramantesco, Se sotto il portico è possibile ammirare, oltre al sarcofago di fortino schizzi, firmato da Bonino da Campione è datato 1357, una piccola serie di marmi erratici tra cui due interessanti rilievi viligelmici del XII secolo, veramente rimarchevole e tutto l'apparato scultoreo del protiro ad iniziare dalle statue a tutto tondo della tribuna raffiguranti, al centro, la Madonna col Bambino con ai lati i copatroni cittadini, Sant'Imerio vescovo e Sant'Omobono, opere degli inizi del '300 di Marco Romano.

Degni di attenzione sono, poi, la lastra duecentesca raffigurante in altorilievo il vescovo Sicardo, che funge da piedestallo alla Madonna e, nel contempo, divide a metà il bel fregio dei Mesi, vero è proprio calendario di pietra che scandisce il tempo secondo la concezione medioevale incentrata sul lavoro agricolo tipico del mese ed il relativo segno zodiacale. Anche nella parte inferiore del proprio che, come da tradizione, si appoggia sui due leoni accovacciati di Giambonino da Bissone (1285) molti sono i decori scultorei di epoca romanica che per la loro posizione eccentrica si pensa facessero parte del primitivo edificio venendo qui reimpiegati per la scarsità in loco di altri marmi e questo è anche il caso dei quattro bellissimi profeti che fungono da stipiti della porta maggiore.

La facciata nord, le absidi e la facciata sud

Questa bella facciata completamente in mattoni che affaccia su largo Boccaccino, luogo utilizzato insieme alla piazza sin dal medioevo per dare spazio ad una ancora presente e vivace attività commerciale, definisce esternamente il transetto settentrionale completato, come già detto, nel 1288; essa rispecchia in pieno i cani dell'architettura gotica lombarda ed unisce, ai tesi elementi verticali dei contrafforti, la ricca serie di aperture (due trifore ed una quadrifora ogivali, tre rosoni nella galleria rampante della cuspide), ma presenta anche l'inserimento, nella parte alta dei contrafforti esterni in due nicchie, della scena dell'annunciazione sintetizzata nelle due statue dell'Arcangelo Gabriele e della Vergine (seconda metà del 13º secolo). Ritroviamo come in facciata, il proprio su leoni stilofori, mentre molto probabilmente la bella architrave scolpita con la Traditio legis di questo ingresso appartiene al portale maggiore dell'edificio crollato per il terremoto del 1117 e fu qui era impiegata sacrificando in parte le figure terminali di due apostoli. Abisidi del Duomo di Cremona

Se oggi è possibile ammirare, appena dopo aver superato la facciata nord, il calibrato rapporto architettonico esistente tra questo transetto e la navata maggiore e tra quest'ultima e la zona absidale è giusto ricordare che non è sempre stato così e che almeno sino agli inizi del 20º secolo prima del grande intervento di isolamento, voluto e propagandato dagli ingegneri Remo Lanfranchi ed Ettore Signori, l'edificio era quasi completamente circondato da una vera e propria “cintura” di botteghe e che, in particolare, largo Boccaccino era quasi completamente occupato dall'antica canonica e si addossava all'abside minore di destra ed a quella centrale. Oggi invece, nulla più nasconde la bella linea di questa parte del monumento che si stacca cromaticamente dal resto dell'edificio per il suo grigio rivestimento in pietra e la cui potente massa risulta alleggerita dalla galleria di coronamento caratterizzata, come in tutta la cattedrale, dalla serie di mascheroni detti “impietriti” che ornano i piedritti degli archetti. Sull'abside centrale restano comunque visibili i segni di successivi interventi quali la chiusura nel 1530 dalla bella finestra centrale a cui corrispose nel 1573 apertura dei due finestroni rettangolari posti ai lati.

Salita la breve gradinata che si apre a sinistra dalle absidi ed un'ala del palazzo vescovile, si giunge alla facciata del transetto sud che, come l'altra, è stata realizzata completamente in cotto, ma a causa dell'epoca più tarda della sua costruzione, il 1342 cioè quasi cinquant'anni dopo quella nord, presenta con più evidenza il gusto del gotico fiorito così che il paramento murario si arricchisce di un vivace decorativismo come ben illustrato dalle ricche modanature della quadrifora centrale. Si ripropongono anche per questa parte del Duomo quelle modifiche causate dagli imponenti lavori di isolamento proposte da Remo Lanfranchi è proprio lui è dedicato il busto che orna quella parte del vicino palazzo vescovile affacciata da un lato su via Platina e dall'altra su piazza A.M. Zaccaria, alla che precedentemente si appoggiava direttamente proprio alla facciata del transetto sud come documentato da alcune belle foto degli anni 30 di Fazioli. Aldilà della facciata del transetto la vista spazia in alto sulla possente struttura architettonica della navata maggiore e sugli agganci magistralmente realizzati dagli anonimi architetti medioevali tra le varie parti dell'edificio, mentre in basso una cancellata individua la zona del cosiddetto Camposanto o cimitero dei canonici dal quale si può accedere a visitare un prezioso Mosaico pavimentale del secolo 12º,altro prezioso lacerto di quegli edifici che pre-esistevano all'attuale Duomo e di cui il moncone di edifici a capanna, posto quasi a guardia dello strettino del battistero che immette nuovamente davanti alla facciata principale, è un'altra, enigmatica porzione.

Si ringrazia il Servizio di Promozione Turistica della Provincia di Cremona per l'autorizzazione alla pubblicazione dei testi tratti dall'opuscolo "La Cattedrale di Cremona"

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