Maremma: Grosseto, Scansano e Castiglione Maremma: Grosseto, Scansano e Castiglione
 
Castiglione della Pescaia (Foto APT Maremma) Maremma: la Costa d'Argento
La Costa d'Argento è quella parte del territorio maremmano a sud di Grosseto che si affaccia sull'ultimo meraviglioso tratto del mare di Toscana. La delimitano i monti dell'Uccellina e il lago di Burano, due ambienti naturali assolutamente unici.
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Dalle fonti calde e salutari dell'Osa fino ai piedi della magica collina dei Tarocchi, la percorre longitudinalmente la statale Aurelia, lungo l'originario tracciato dell'omonima via consolare, qua e là intersecata da strade che portano al monte e al mare. Le fanno da corona, superbamente arroccati sulle alture circostanti, gli antichi borghi di Montiano, Magliano e Capalbio, racchiusi fra solide mura poste un tempo a guardia del mare e delle campagne sottostanti e oggi gelose e fedeli custodi di riti e tradizioni, di saperi e sapori che fanno la qualità della vita.

Orbetello si specchia felice sulla fiorente e pescosa laguna, ricca di voli e spesso circondata da atmosfere rarefatte e irreali, da colori tenui e struggenti.  All'interno delle ciclopiche mura, ogni angolo fa riaffiorare le memorie di un passato che la vide città etrusca e romana, ricca abbazia medievale, inespugnabile capitale dei Presidios spagnoli e base prestigiosa di voli leggendari che aprirono per primi all'uomo le frontiere del cielo sopra l'Atlantico.

L'Argentario, che dà il nome a questo tratto di costa, è una montagna verde protesa tra le onde. Un tempo isola, si è poi ricongiunto al continente attraverso i tomboli di Feniglia e Giannella, oggi splendidi paradisi dell'ambiente e della vacanza balneare. Insieme a Talamone, che gli si affaccia di fronte a nord, l'Argentario è il luogo privilegiato del turismo nautico. Dai centri pescherecci di Porto Santo Stefano e Porto Ercole, dove nei tradizionali cantieri i maestri d'ascia si tramandano la nobile arte di far navigare il legno, si può uscire per mare in ogni stagione, lungo le rotte percorse sin dai tempi più remoti da civiltà e popoli diversi, che hanno qui lasciato tangibili tracce del loro passaggio. Corteggiano il promontorio l'Isola del Giglio, con i suoi possenti e selvaggi granitici, intervallati da fertili terrazze modellate nei secoli dal paziente e instancabile lavoro dell'uomo, e Giannutri, isola anticamente dedicata alla Luna, che tra le rovine di una villa romana di epoca imperiale, custodisce il segreto di una delicata storia d'amore. Dagli strapiombi di roccia, che gelosamente nascondono le incantevoli cale dell'Argentario, la folta macchia mediterranea sale all'eremo dei Passionisti fino in cima alla vetta, da dove lo sguardo spazia dall'Amiata ai monti laziali per poi perdersi nell'infinito azzurro dove si stagliano in lontananza le sagome di Montecristo, dell'Elba e della Corsica.

CAPALBIO

Abbarbicata sulla sommità di un colle boscoso, Capalbio è la prima cittadina arroccata della Maremma Toscana, proprio al confine con il Lazio segnato dal fiume Chiarone e dalla vecchia Dogana Pontificia. Nel borgo si respira ancora tutta la magica atmosfera rustica degli agricoltori, dei cacciatori e dei briganti di più di un secolo fa.

Di “Caput Album” (testa calva), da cui parrebbe derivare l'attuale nome di Capalbio, si fa menzione nella bolla del 1161 di Papa Alessandro III che stabilisce faccia parte dell'Abbazia delle Tre Fontane, come già Carlo Magno aveva deciso circa nell'805. Si può collegare fra queste date la costruzione del castello, che successivamente venne arricchito dalle opere realizzate dagli Aldobrandeschi (1183) e poi dagli Orsini (1236). Tra il 1416 ed il 1555, sotto il dominio della Repubblica di Siena, il paese fu dotato dell'ultima cinta di mura, quella più esterna, detta anche Porta Senese, a doppio fornice e sormontata dalla torre in seguito arricchita dall'orologio. Dopo aver fatto parte del Granducato di Toscana, Capalbio fu dei Lorena e la sua storia fu segnata da una lenta e inesorabile decadenza demografica ed economica. Questa situazione dette vita alla piaga del Brigantaggio che si affermò fino al XIX secolo. La tradizione narra, infatti, che a Capalbio abbia trascorso la maggior parte della sua latitanza Tiburzi, il più famoso brigante maremmano, le cui imprese divennero così leggendarie da essere a tutt'oggi ricordate.

All'interno delle cinte murarie si possono ammirare, percorrendo le suggestive piccole vie medievali, l'Arco Santo sormontato da un busto dell'Imperatore Adriano e la duecentesca Chiesa di San Nicola. Sul portale a sesto acuto è ancora visibile la scritta realizzata a ricordo del restauro effettuato nel 1466, mentre il suo interno è ad unica navata con abside a scarsella e cappelle laterali. Di fronte alla Chiesa si erge la Rocca che è collegata al Palazzo Collacchioni in cui si trova la sala Puccini, cosiddetta perché vi si conserva un pianoforte sul quale suonò proprio il grande e celebre compositore italiano. Appena fuori delle mura all'interno dell'Oratorio della Provvidenza è possibile ammirare un affresco attribuito alla scuola del Pinturicchio che raffigura la “Madonna col Bambino fra i Santi Girolamo e Sigismondo” del 1510. Ad ovest di Capalbio, sul poggio del Capalbiaccio, si può ammirare un altro antico “castrum” che nel medioevo fu adattato a Castello, oggi chiamato di Tricosto, i cui resti sono delle mura perimetrali di cinta e i ruderi di una chiesa. A nord-est della cittadina si innalza il colle di Montieri che si tramanda essere stato il luogo da dove discesero i ptimi abitanti di Capalbio. Nei dintorni, infatti, interessanti sono i resti delle ville romane databili intorno al I secolo, come la villa che si trova sulla bassa collina di Settefinestre: di questa restano visibili suggestive testimonianze fra le quali un imponente criptoportico ed un giardino pensile delimitato da torrette di pregevole fattura. 

 

MAGLIANO IN TOSCANA

Magliano, Hepa o Fepa per gli Etruschi, Heba per i Romani, baluardo prima degli Aldobrandeschi, poi dei Senesi, quindi dei Medici e dei Lorena, oggi affaccia le mura e i suoi torrioni su una campagna di olivi e viti fino al mare, di ginestra, sicomori e grano, dove spesso si disperde il maestrale. Qui si può camminare, pedalare e cavalcare fra i ruderi di San Bruzio, una delle più belle e suggestive chiese romaniche del XII secolo, che si erge fra maestosi cipressi, viti ed i resti di tombe etrusche di Santa Maria in Borraccia, scavate nella roccia; da qui parte attraverso campi coltivati l'antica strada romana che conduce alla Tomba dipinta delle Chimere del VI secolo a.C. Questa terra, che tanti potenti hanno desiderato possedere, ha custodito il “Piombo” di Magliano, lamina lenticolare incisa sui due lati che parla di riti religiosi, nomi e regole di antiche divinità; la “Tabula Hebana” in bronzo ed infine il “Cippo” delle Sassaie ora collocato nel giardino adiacente il Palazzo Comunale. L'importanza di questi documenti ricorda il valore storico e culturale di questa area archeologica ricca di testimonianze significative della vita sociale del grande popolo degli Etruschi. Di “altri” Principi di Magliano parlano le facciate e gli stemmi di Palazzo dei Priori e di Palazzo del Capitano e le bifore del Palazzotto di Checco il Bello. Tanti anche i monumenti religiosi: la Chiesa di San Giovanni, sobria e raffinata, della quale il rosone, le mensole, il cornicione ed i capitelli in travertino rivelano il linguaggio architettonico semplice e prezioso di Francesco di Giorgio Martini 81439-1502); l'essenziale e romanica Chiesa di San Martino, prima pieve di Magliano; la Chiesa della SS. 

Annunziata, di origini antiche, probabilmente eretta su una villa romana, di sicuro oratorio dedicato alla Madonna del Latte, riprodotta negli affreschi all'interno e nel bellissimo dipinto del Neroccio. Le luci del tramonto illuminano la semplicità di queste forme e la bellezza delle pietre di Portanova, Porta San Martino, Porta San Giovanni e il campanile che domina su tutti.

Distante solo pochi chilometri da Magliano il borgo di Pereta, edificato dagli Aldobrandeschi fra il X e l' XI secolo come centro militare per la zona circostante. Avvolto dal tipico paesaggio maremmano, il caratteristico paese si apre al visitatore all'imponente porta ad arco tondo, accesso per vicoli dalle linee rigidamente antiche, stretti e silenziosi che conducono alla cinquecentesca Torre dell'Orologio, passando per la Chiesa di San Giovanni Battista e la piccola Chiesa di Santa Maria. L'atmosfera è quella autentica di un mondo medievale fatto non solo di poderosi edifici ma anche di storie fantastiche di cavalieri, cantori e menestrelli.

   

MONTE ARGENTARIO

Il Comune di Monte Argentario è racchiuso come in un scrigno nel perimetro dell'altura da cui prende il nome. Circondato dall'acqua, penetra nel Tirreno e protegge la terraferma a cui è collegato dai tomboli della Feniglia a sud e della Giannella a nord. Questo singolare promontorio, che originariamente era un'isola, ha saputo conservare tesori storici, artistici e ambientali di indubbio valore che caratterizzano i paesi di Porto Santo Stefano e di Porto Ercole, compresi nel suo territorio 

Porto Santo Stefano - Il maggior centro di Monte Argentario è Porto Santo Stefano. Il paese digrada lungo le pendici del promontorio in una pittoresca baia della costa settentrionale. E' diventata una rinomata e frequentata stazione balneare grazie allo splendido mare e alle bellezze paesaggistiche che la circondano. Attorno al paese disposto a gradoni, splendide ville e antiche torri di avvistamento popolano i fianchi del golfo, mentre la costa, scoscesa e ricca di anfratti, è intervallata da terrazze a vigneti e dalla sempre verde macchia mediterranea. Grazie ai suoi due porti, Porto Nuovo e Porto Vecchio, il paese svolge un'intensa attività commerciale e turistica basata sulla navigazione da diporto e sui collegamenti con le isole del Giglio e Giannutri. Di una certa importanza è anche l'attività dei cantieri navali e dei maestri d'ascia.

L'insenatura del Valle è seguita da quella della Pilarella che già in epoca romana era lo scalo da cui salpavano le navi dirette alle ville del Giglio e di Giannutri. Testimonianze storiche rivelano che Santo Stefano sorse fra il Xv e il XVI secolo per mano dei pescatori liguri ed elbani, che vi si stabilirono esercitando insieme la pesca e l'agricoltura. Ebbe poi incremento agli inizi del Seicento per iniziativa del governatore dello Stato dei Presidi, Nuno Orejon, che ne fece la base di una notevole flotta di velieri. Proprio durante questi anni venne costruita la Rocca Spagnola, senz'altro l'edificio più significativo del paese. La fortezza, di forma quadrata, con ponte levatoio e muraglia con rinforzi a scarpa in puro stile aragonese, è forse più torre che fortezza. Altre torri spagnole di avvistamento circondano la penisola come silenziose testimoni di un passato militare ed oggi sentinelle delle splendide cale e delle cristalline acque sottostanti. Così in località Pozzarello si trova il grande e misterioso Forte, particolare per i suoi robusti bastioni e terrapieni, che dà il nome all'omonima contrada; mentre alle spalle del Valle si erge la Torre Argentaria, la più antica, che alcuni dicono abbia dato il nome all'Argentario: antica fonderia senese per l'argento che si narra fosse presente nel territorio. Quasi sulla cime del monte, prima di entrare a Santo Stefano, appare tutto avvolto da una folta macchia mediterranea un luogo di ritiro, fede e tranquillità fra i più belli della Maremma: il Convento dei Padri Passionisti. A 250 metri sul mare questo posto incantato fu frequentato da monaci eremiti già nel V secolo d.C., riedificato nel XVIII secolo divenne sede dell'ordine monastico della Congregazione della SS. Croce o dei Padri Passionisti. Rimarchevole la Cappellina del convento si trova il quadro del celebre pittore mancianese Pietro Aldi che ritrae San Paolo della SS. Croce in posa ascetica.

Porto Ercole - Non è facile scegliere il punto ideale per muoversi alla scoperta di Porto Ercole che, pur essendo diventata un'importante località turistica, non ha perduto le caratteristiche di antico borgo marinaro conservando la straordinaria varietà di colori e di profumi uniti al mare, la gente, la storia e le tradizioni.

Così, inevitabilmente, il turista che vi giunge in qualsiasi stagione può farsi catturare e guidare dalla voce del mare. Quella del mare a Porto Ercole è una voce antica che parla molte lingue, tante quante sono i popoli che di epoca in epoca l'hanno conquistato e abitato: dai Fenici dai quali si dice sia stato fondato nella più remota antichità, agli Etruschi ed ai Romani che lo chiamarono “Portus Herculis” in onore dell'eroe mitologico, fino ad arrivare agli Spagnoli, la cui eredità è ben visibile nelle belle fortificazioni fatte costruire al tempo dell'annessione allo Stato dei Presidi nel 1557. Ecco così la Rocca che domina dall'alto il paese e al cui interno si è svolta tanta parte della storia cittadina, formando attorno al paese un sistema difensivo di grande consistenza e avvolgendo con le sue mura l'intero centro abitato. Dalla Rocca, costeggiando la cinta muraria, si scende al paese vecchio, vero e proprio dedalo di vicoli e viottoli tortuosi che tra ripide scalinate e oscure volte corrono in mezzo alle piccole e pittoresche case.

Al paese si accede per una antica porta sormontata dalla torre dell'orologio, oppure direttamente dalla Rocca, per un impervio ma allettante sentiero panoramico, ombreggiato dai pini marittimi e beneficamente invaso dalla macchia mediterranea. Nella parte bassa del borgo, sopra l'omonimo bastione, si affaccia sulla particolare piazzetta di Santa Barbara il Palazzo del Governatore, costruito agli inizi del XVI secolo sotto la Signoria di Siena e che durante la dominazione spagnola fu residenza del Governatore del Presìdio. Nella parte alta del paese vecchio si trova la Chiesa di Sant'Erasmo, sapiente esempio di architettura spagnola del XVII secolo; mentre di fronte alla Rocca, sul promontorio che domina il paese nuovo, si erge il Forte San Filippo, formidabile fortificazione voluta da Filippo II ed edificata secondo le più avanzate tecniche militari d'epoca con profondi fossati, misteriosi sotterranei, garitte e il ponte levatoio che danno ancora la sensazione dell'inespugnabilità del luogo.

Poco distante si può ammirare il Forte di Santa Caterina e infine il Forte Stella. Quest'ultimo completa il percorso delle costruzioni difensive e deve il suo nome all'originale e perfetta forma a stella con sei punte. La vita e le tradizioni si respirano anche nell'atmosfera unica che anima le banchine del porto, qui ogni giorno al calar del sole rientrano i pescherecci e il lungomare si popola delle mille voci, profumi e colori del mercato del pesce rendendo ancor più suggestiva la passeggiata a ridosso delle languide ed intense luci del tramonto.

 

ORBETELLO

La città sorge su una piccola penisola circondata dalle lagune di Levante e di Ponente divise da una diga artificiale che, dal 1841, la unisce al Promontorio di Monte Argentario. Le lagune sono chiuse da due lingue di terra dette tomboli della Feniglia e della Giannella che offrono al visitatore diversi chilometri di incantevoli spiagge. Vista dall'alto la singolare cittadina assomiglia alla prua di una nave ancorata nelle placide acque della laguna e unita al promontorio, quasi fosse una passerella che consente di scendere a terra.  Già abitata in epoca etrusca come testimoniano i resti delle mura poligonali, fu denominata dall'Impero Romano che le dette il nome, la cui origine solleva ancora molti interrogativi: Orvelus, Urva Tellus, o Urbis Tellus? Città circolare, città delle erbe o città dell'Urbe? Gli interrogativi rimangono anche a causa del saccheggio che subì il suo archivio nel 1455. Fu ed è, comunque, una città che sorge sul mare e per questa sua particolare conformazione geografica è stata sempre ambita di conquista, non solo da parte di casate nobiliari italiane, ma anche da parte di Stati stranieri.

Dopo essere passata dagli Orsini alla Repubblica di Siena, nel 1555 venne occupata dagli Spagnoli che la proclamarono capitale dello Stato dei Presidi e vi costruirono imponenti fortificazioni. Invano assediata dai Francesi, venne presa dagli Austriaci e poco dopo, nel 1736, passò ai Borboni di Napoli; infine nel 1815 fu unita al Granducato di Toscana. Sono molte le testimonianze storiche che si possono ammirare nel centro storico: la Polveriera Guzman, dove Garibaldi nel 1860, si rifornì di armi e munizioni; la Fortezza sulla sommità della quale spicca il Cassero, la piccola Chiesa di Santa Maria delle Grazie dove è conservato un affresco di scuola senese raffigurante la Vergine col bambino seduta sul trono tra i Santi Paolo e Pietro; la Porta Nova edificata in onore del governatore spagnolo Duca di Medina Coeli (XV secolo); presso le Pescherie si possono ancora ammirare Porta a Terra e la Porta del Soccorso. La prima è munita di ponte levatoio e aveva ai lati due locali per il corpo di guardia e per le munizioni, mentre la seconda fu costruita in travertino e ingentilita da un elegante frontone e da una lapide recante la data di costruzione (1620). Proseguendo per le Mura di Ponente si giunge all'antica Cattedrale di Santa Maria Assunta costruita su un tempio etrusco-romano e abbellita dagli Orsini nel 1375 e passeggiando per il Corso si possono ammirare il Palazzo del Governatore sormontato dalla Torre dell'Orologio e il Palazzo del Governo realizzato dai Senesi agli inizi del XVI secolo. Imboccando la “diga” appare nella sua incomparabile bellezza il Molino Spagnolo, ultimo di una serie di nove costruiti dai senesi, ma così chiamati per gli interventi che vi fecero gli spagnoli.

Anche i dintorni di Orbetello sono ricchi di caratteristici luoghi come il porto di Talamone, un pittoresco e solitario borgo di pescatori, raccolto su un promontorio roccioso intorno ad un'antica rocca del XV secolo e da cui si godono suggestivi scorci panoramici sulla costa e sulle isole.

Grande importanza a livello archeologico è la località di Ansedonia, un moderno e rinomato centro di villeggiatura a sud della Laguna e sul cui territorio sono stati rinvenuti resti archeologici della città di Cosa, importante colonia romana del III secolo a. C. Sulla riva del mare, che bagna questo piccolo promontorio, si trova la cosiddetta “Tagliata Etrusca”, un canale scalpellato nella viva pietra in epoca romana, e vicino lo “Spacco della Regina”, uno squarcio naturale nella roccia al cui interno si ammirano fantastici giochi di luci e ombre prodotti dal sole che filtra dall'alto rendendo ancor più affascinante e misterioso questo luogo quasi mitologico.

 

MARE E COSTE

La Costa d'Argento è meta privilegiata del turismo nautico e balneare, attratto dall'unicità del paesaggio della costa, dall'ambiente marino, dalla particolarità e mitezza del clima e da una qualificata gamma di comfort e servizi che ne fanno un luogo eccellente di vacanza in ogni periodo dell'anno. L'arenile di Albinia, i Tomboli della Feniglia e della Giannella offrono al visitatore diversi chilometri di incantevoli spiagge costeggiate da una fitta e ombrosa pineta marittima. Un litorale silenzioso, tranquillo e accogliente lambito da un mare particolarmente calmo e limpido, mare che accarezza la sabbia dorata di Ansedonia che si erge dalla macchia mediterranea alla fine del Tombolo della Feniglia. Questo lembo di paradiso, che separa il mare dalla laguna in uno spettacolo di armonia e colori, si allunga verso l'Argentario offrendo nuovi e incantevoli scenari.

Il Promontorio è un continuo alternarsi di costa alta a falesia che qui e là si apre in piccole insenature, con amene spiaggette isolate e protette da zone incontaminate. Cale discrete, alcune delle quali accessibili solo via mare, e circondate dal profumo acuto della macchia mediterranea e delle erbe aromatiche, si scoprono incastonate fra le rocce come gemme preziose che si specchiano su trasparenze marine, a tratti verde smeraldo, di un fascino indimenticabile tanto che questo tratto di costa così variegato viene considerato come uno dei mari più belli d'Italia.

L'importanza di questa zona è dovuta anche al particolare interesse che riveste dal punto di vista subacqueo, tanto che ogni anno è un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati di questa attività.  L'Argentario per la sua linea costiera estremamente irregolare crea differenti tipi di ambienti immersi in scenari particolarmente unici che rendono questo circoscritto spazio di mare ricco di forme di vita sottomarina rare e meta irrinunciabile sia per gli amanti delle immersioni che per gli appassionati di biologia marina e di rettili. Una ricchezza quella di questi fondali che invita continuamente a sperimentare nuovi e sempre più emozionanti percorsi nel misterioso e fiabesco mondo del mare.

Lasciato il promontorio dell'Argentario, chiudono la costa maremmana le altrettanto caratteristiche di Macchiatonda, al Torba e Chiarone verso Capalbio, incorniciate da una ricca macchia selvaggia e da ampie dune e fatte di sabbia scura quasi nera che esaltano ancor più, quasi contrastano, la limpidezza del mare.  La possibilità di vivere e veleggiare questo mare è resa possibile anche grazie alla presenza di porticcioli turistici e porti ben attrezzati. Talamonaccio, la Foce dell'Albegna e Santa Liberata sono piccoli scali, dove è facile attraccare e usufruire di vari servizi, che fanno da corollario ai rinomati porti del Monte Argentario e di Talamone.

A Santo Stefano Porto è più protetto dai venti rispetto a Porto Vecchio e comprende anche il molo dello Yacht Club che offre vari ormeggi oltre a quelli previsti in porto. La sosta a Porto Santo Stefano offre l'occasione di visitare il piccolo centro raccolto intorno al vecchio porto e la passeggiata lungo le banchine conduce fino al porto nuovo animato dal traffico dei pescherecci, dei traghetti per l'Isola del Giglio e Giannutri e dal mercato ittico. Anche il porto di Porto Ercole, dotato di ottimi e efficienti servizi, è molto frequentato nei periodi primaverili e estivi grazie ai numerosi posti barca disponibili. Affacciati sulla banchina del lungomare ci sono ristoranti, negozi e locali che assicurano una vita mondana vivace e raffinata.

E infine Cala Galera una marina moderna e all'avanguardia, in grado di offrire quasi tutti i tipi di assistenza e scalo molto piacevole anche per la presenza di eleganti locali e ristoranti di ottimo livello.

 

AMBIENTE E NATURA

Le numerose Riserve Naturali presenti in questa zona sottolineano il grande valore che la natura ha regalato alla Maremma. Sono risorse non separate dal resto del territorio ma simboli di insieme di una provincia che vuole conservare, mantenere e migliorare il proprio e prezioso ambiente naturale. Visitarli vuol dire comprendere gli equilibri che qui la natura indica nei tempi e nei ritmi segnati dalle stagioni.

Parco Naturale Regionale della Maremma - Straordinario il Parco Naturale della Maremma a cui si può accedere sia da Alberese sia da Telamone, nel Comune di Orbetello, e che comprende gran parte della Maremma litoranea fino al territorio di Magliano in Toscana. Il fascino del Parco è la conseguenza della diversità dei suoi ambienti. Nella zona palustre, ultimo ricordo degli acquitrini che caratterizzavano il paesaggio maremmano, flora e fauna convivono in un equilibrio perfetto; qui vivono uccelli rari come il “Cavaliere d'Italia”, il “Germano reale” nonché migratori di ogni genere e fioriscono piante uniche come l'orchidea selvaggia.

La pineta dell'Alberese e i Monti dell'Uccellina costituiscono un ambiente incontaminato di rilievi ricoperti dalla rigogliosa vegetazione della macchia mediterranea, fra cui il lentisco e il corbezzolo; nelle poche radure crescono bassi arbusti profumati come l'erica e il rosmarino, mentre sulle rocce si aggrappano le rare palme nane, caratteristiche del territorio. In questa zona è facile vedere al pascolo mandrie di cavalli e bovini maremmani, o avvistare cinghiali oltre a daini e caprioli. Infine le splendide spiagge che caratterizzano il litorale di questo territorio che conserva ancora intatto il fascino selvaggio e primitivo: da Principina a Mare ad Alberese e fino a Cala di Forno la costa è una lunghissima linea di spiaggia, per molti tratti incontaminata e caratterizzata da dune ricoperte da piante come il giglio bianco. Forte è anche l'impatto antropologico che caratterizza il territorio del Parco. L'area fu abitata fin da tempi remoti, come dimostrano i ritrovamenti preistorici rinvenuti in varie grotte. Del periodo etrusco sono state accertate presenze di uno stanziamento nel porto di Telamone, mentre più rappresentata è la presenza romana come i ruderi del Ponte del Diavolo sulla riva sinistra dell'Ombrone e i resti di una villa sulle pendici meridionali dei Monti dell'Uccellina. Tuttavia i resti più significativi sono sicuramente le torri di avvistamento costruite nel periodo della dominazione senese a difesa delle incursioni saracene, di cui sette sono ancora esistenti: Trappola, Castelmarino, Collelungo, Uccellina, Cala di Forno.

Bella Marsilia e Cannelle. Sul versante est della catena dell'Uccellina si trova l'Abbazia di San Rabano ed è qui che l'incontro con la presenza umana passata si fa più stupefacente che mai. L'imponente monumento religioso, fondato nell' XI secolo dai monaci benedettini, è un bellissimo esempio di architettura in stile romanico con fregi ornamentali e capitelli mirabilmente inserita in questo stupendo contesto naturale. Un'opera dell'ingegno umano che rimane come un' oasi nel panorama selvaggio delle macchie, dei monti e della palude dell'intero parco. Non solo storia ma anche tradizione, qui infatti resiste ancora un mestiere antico: il buttero, che la stessa Regione Toscana ha inserito fra gli antichi mestieri a rischio di scomparsa. Il buttero da sempre è stato dedito alla cura del bestiame allevato allo stato brado in questa area fatta di vasti spazi, di terreni impervi e paludosi. E oggi come allora i pochi butteri rimasti seguono durante tutto l'anno le mandrie, controllano i pascoli, addestrano cavalli, si occupano delle stalle e dei recinti e curano personalmente i propri strumenti di lavoro, selle e finimenti, essendo anche abili artigiani del cuoio.

Riserva Naturale Statale di Popolamento Animale Lago di Burano - La Riserva, riconosciuta anche come Zona di Importanza Internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, è stata istituita nel 1980 ed è gestita dal WWF. La superficie di 410 ettari compresi fra Ansedonia e il Chiarone (di cui 140 occupati dal lago) sono molto ricchi dal punto di vista della flora e della fauna e presentano tutti i paesaggi e gli ambienti tipici della Maremma. Vicino al mare la vegetazione che caratterizza la spiaggia comprende per esempio “gigli di mare” e cespugli di “ginepro fenicio”. Il sottobosco è formato soprattutto da “lentisco”, “mirto”, e “erica”, mentre la foresta è composta da “leccio”, “sughere”, “rovelle”, e “aceri”. La fauna abbonda soprattutto d'inverno quando si possono osservare, fra le tante, specie di “oche selvatiche”, “gabbiani” e “aironi cenerini”. Nel canneto della riserva vivono numerosi “usignoli di fiume” e “migliarini di palude”. Numerose anche le varie specie di anatre e tra i rapaci troviamo il “falco di palude” e il “falco pascatori”. La macchia è popolata da uccelli come “capinere”, “pettirossi” e le “tortore dal collare”. Sul mare sono sempre più frequenti incontri con specie nordiche come la “sula”. Non mancano altri animali come il daino, l'istrice, il tasso, il coniglio selvatico e il riccio.

Zona di Protezione Lungo le Rotte di Migrazione dell'Avifauna Lago di San Floriano - Per il grande valore che questa area riveste per l'avifauna acquatica, dal luglio 1988 è stato ritenuto opportuno riconoscerla come zona di protezione. La sua superficie si sviluppa su 30 ettari all'interno del Comune di Orbetello. Oltre ad importanti emergenze geologiche, minerarie e mineralogiche, il grande pregio paesaggistico è caratterizzato da abbondante canna palustre, ninfee e giunchi. La fauna è rappresentata da pesci come il “luccio”, la “carpa”, la “trota” e l'”anguilla”; fra gli uccelli si rilevano importanti presenze di “airone cenerino”, la “moretta” e il “moriglione”. Nelle aree circostanti sono presenti la lepre, il cinghiale, la volpe, il tasso e l'istrice.

Zona di Protezione Lungo le Rotte di Migrazione dell'Avifauna Poggio Canaloni - La zona di protezione salvaguarda le rotte di migrazione dell'avifauna su 400 ettari nella fascia di terra che va dalla Rocca di Porto Ercole fino a Punta Ciana. E' un'area con grande densità floristica con specie rare, endemiche e relitte. Poggio Canaloni ha grande rilievo per la conservazione dell'avifauna delle garighe e degli ambienti rupicoli, sia nidificante che svernante. Vi è stato avvistato anche il “falco naumanni”.

Riserva Statale di Popolamento Animale Dune di Feniglia - Nata nel 1971, la riserva si stende su 474 ettari ed è stata istituita a salvaguardia della funzione che i soprassuoli forestali esercitano nella fissazione della duna e nel miglioramento delle condizioni del terreno. L'area interessa il corridoio di levante che collega l'Argentario alla terraferma ed caratterizzato da un vasto impianto artificiale di pino domestico, mentre il sottobosco è ricco dei classici arbusti della macchia mediterranea. Presenti sono anche rare specie di uccelli nidificanti come il “lodolaio” e il “gufo comune”, interessante è la presenza di una consistente popolazione di daini.

Riserva Naturale Statale di Popolamento Animale Laguna di Ponente di Orbetello - La Riserva, istituita nel 1980, si trova nella zona di ponente della Laguna e delimita un lembo di territorio paludoso, nonché il bosco di Patanella e le pertinenze di Casa Giannella. In questa area mare e acque dolci si miscelano, favorendo la creazione di una straordinaria varietà di ambienti dove vivono oltre 10 mila “anatre svernanti”, nidifica il “fenicottero” e sono presenti importanti specie come il “fraticello”, la “sterna comune” e la “volpaca”. Di notevole importanza è la presenza di una “garzaia” di “airone cenerino” e “garzetta”. Tra i mammiferi si segnalano istrici, volpi e tassi.

Riserva Naturale Provinciale Laguna di Orbetello - La riserva occupa una superficie di 1533 ettari completamente compresi nel territorio del Comune di Orbetello. Inserita fra i biotopi italiani di rilevante interesse per la vegetazione e meritevoli di conservazione, l'area è caratterizzata dalla presenza di un'eccezionale zona umida rappresentata soprattutto dalla laguna interna, la più grande del Mar Tirreno. La vegetazione è costituita principalmente da una pineta litoranea (pino domestico e marittimo) e da arbusti come “leccio”, “ginepro”, “lentisco” e “mirto”. L'avifauna rappresenta la componente più importante della riserva con al presenza, fra le tante specie, dell'”aquila anatraia maggiore” e l'”aquila di mare”, fenicotteri e anatre.

 

ENOGASTRONOMIA

Assaporare questo territorio è possibile grazie alla forte personalità di una cucina che unisce i sapori della terra e del mare. Fra i numerosi prodotti tipici maremmani si può spaziare dalla degustazione dell'olio e del vino, a quella del pesce, delle carni e dei salumi. Gli amanti della storia delle tradizioni potranno unire gusto e cultura grazie a prodotti enogastronomici di qualità esaltati dall'ottima cucina e dalle autentiche ricette. Dai borghi medievali, ai siti etruschi e romani, dalle colline dell'entroterra al mare, si scoprono vigne e vigneti dai quali sgorga il vino più rinomato, così come uliveti e vecchi frantoi uno fra i più pregiati oli d'oliva italiani. La tradizione è cultura, cuore e memoria di una terra che anche con i suoi prodotti racconta di sé, tiene viva la sua creatività e le sue radici. Una ricca varietà ittica che comprende triglie, molluschi, crostacei, sardine, acciughe e tutti i tipi di pesce azzurro sono presenti in una cucina di cui la zuppa di pesce, che qui si chiama “caldaro”, è la vera regina. Così come la cacciagione può essere considerata un vero e proprio plebiscito: cinghiale, lepre, fagiano e tordo sono gli ingredienti base di squisiti e deliziosi piatti di quella Maremma più umile e selvatica dell'entroterra.

 

CAPALBIO

Giardino dei Tarocchi - Poco distante da Capalbio, in località Garavicchio, si trova il “Giardino dei Tarocchi”, uno dei parchi artistici più belli d'Italia. Il Giardino è un'opera originale ed esclusiva costituita dalla rappresentazione fantastica dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi. Le sculture in cemento e poliestere sono rivestite con splendidi mosaici di ceramica, vetri e specchi. Il parco è frutto dell'estro creativo dell'artista francese Niki de Saint Phalle, famosa per molte altre opere esposte in tutti i principali musei di arte contemporanea del mondo.

 

MONTE ARGENTARIO

Mostra permanente “Maestri d'Ascia” e “Memorie Sommerse” - I “Maestri d'Ascia”, eredi della tradizione ultramillenaria dell'arte di ricavare dal nudo legno scafi capaci di affrontare le insidie del mare e consentire il contatto e lo scambio tra popoli di oggetti e culture diversi, nel Monte Argentario hanno rappresentato e rappresentano un'importante categoria di lavoratori. La mostra vuole essere quindi il riconoscimento e il tributo a questa rara figura di alti artigianato, parte integrante della storia passata dell'Argentario e proiezione verso il futuro che li vede ancora protagonisti di questa comunità che venuta dal mare, al mare e alle sue attività guarda ancora con fiducia per i suoi sviluppi futuri. La Fortezza è sede anche della mostra “Memorie Sommerse” che comprende un'ampia serie di reperti archeologici, rinvenuti nei fondali dell'Argentario e dintorni, che appartengono soprattutto alle navi romane di prima età imperiale.

 

ORBETELLO

Frontone di Talamone - I frammenti in terracotta dei rilievi del frontone che rappresenta i “Sette contro Tebe”, furono ritrovati a fine Ottocento sul colle di Talamonaccio ad est della baia di Talamone. I resti provengono da un tempio etrusco del IV secolo a. C e sono un reperto archeologico di rara bellezza e di alto valore artistico.

Museo Archeologico “Rovine di Cosa” - All'interno dell'area archeologica di Cosa, città fondata nel 273 a. C., il piccolo antiquarium raccoglie materiali provenienti dall'area urbana e dal porto sottostante fra cui frammenti architettonici e decorativi, reperti fittili, bronzi e monete.

Acquario della Laguna di Orbetello - Si tratta di un museo della pesca e delle tradizioni lagunari che offre un quadro completo della vita e delle attività lagunari conservandone il fascino e le memorie. Oltre ad attrezzi tradizionali e oggetti di uso legati ai mestieri più tipici, nell'acquario sono presenti pannelli esplicativi e foto d'epoca che raccontano una storia che arriva quasi inalterata fino a oggi. L'acquario è altresì un'importante testimonianza su un ecosistema unico, la cui salvaguardia e conservazione sono di vitale importanza per il panorama naturalistico italiano.

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