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Leonor Antunes the last days in Galliate | |
Pirelli HangarBicocca presenta the last days in Galliate la prima grande mostra personale in Italia di Leonor Antunes (Lisbona, 1972); dal 13 settembre 2018 al 13 gennaio 2019. |
Lo spazio espositivo del Pirelli Hangar Bicocca viene ripensato radicalmente come un unico ambiente scultoreo, dove opere e luce si integrano. Un percorso che rende omaggio alla tradizione modernista di Milano e a figure di spicco che hanno contribuito al suo sviluppo e successo come Franca Helg e Franco Albini. Leonor Antunes Leonor Antunes reinterpreta attraverso le sue sculture la storia dell’arte, del design e dell’architettura del Ventesimo secolo, e in particolare la tradizione del Modernismo nelle sue istanze più radicali e di sperimentazione. Oggi è tra gli artisti più interessanti del panorama contemporaneo, con mostre personali nelle maggiori istituzioni internazionali – come Whitechapel Gallery, Londra, San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, New Museum, New York, Kunsthalle Basel, Basilea e Fundação de Serralves, Porto. Ispirandosi al lavoro di artisti, architetti e designer, Antunes conduce un’attenta ricerca sui loro progetti, ne studia le proporzioni e misure e, selezionati alcuni dettagli e frammenti, li trasforma in nuove forme ed eleganti opere d’arte. Attraverso questo processo di indagine l’artista si interroga sul contesto storico, sul significato degli oggetti di uso quotidiano e sul ruolo sociale dell’arte e del design come mezzi di emancipazione e di miglioramento della qualità della vita. Create sul modello di elementi esistenti, le sculture di Leonor Antunes si caricano di storie e di memoria, diventano emblemi del tempo e di uno specifico contesto culturale, eludendo qualsiasi intento nostalgico a loro connesso. Ogni progetto espositivo dell’artista dà vita così a una complessa e stratificata narrazione visiva in cui è fondamentale la relazione con il luogo in cui prende forma e con lo spazio in cui le opere vengono esposte. Antunes per la creazione delle sue sculture predilige materiali naturali e organici su cui restano visibili le tracce dello scorrere del tempo – tra cui corda, legno, cuoio, ottone, gomma e sughero. Si avvale di tecniche di lavorazione artigianali e vernacolari, come alcuni metodi di intreccio utilizzati da tribù indigene in Sud America, il vetro soffiato a Murano, la trama delle reti dei pescatori della sua terra d’origine, il Portogallo, così come competenze specifiche di sellai, falegnami o fabbri il cui lavoro si svolge ancora completamente a mano e in netta contrapposizione alla produzione di massa, in un tentativo di preservare e tramandare saperi e conoscenze tradizionali. Tra i nomi ricorrenti nel suo panorama di riferimento figurano soprattutto personalità femminili, il cui lavoro per anni è rimasto parzialmente in ombra, tra cui: Anni Albers (1899-1994), designer di origine tedesca, costretta a fuggire negli Stati Uniti dopo la chiusura della scuola del Bauhaus, che oggi è considerata tra le figure più rilevanti del Novecento per la sua ricerca d’avanguardia nell’arte grafica e tessile; l’architetta di origini italiane ma profondamente legata al movimento modernista brasiliano Lina Bo Bardi (1914-1992), che ha progettato alcuni dei musei più importanti dell’America Latina, come il MASP, Museo d’Arte di San Paolo; e la cubana Clara Porset (1895-1981), allieva dell’artista Josef Albers (1888-1976) ed esule in Messico, che ha intrapreso un’approfondita ricerca sul folklore locale, sostenendo la necessità di integrare il design contemporaneo con forme e materiali tradizionali dell’artigianato. the last days in Galliate Anche la luce viene utilizzata da Antunes come elemento scultoreo e di scansione temporale: l’apertura eccezionale di otto lucernari sul soffitto dello spazio espositivo, porta luce naturale zenitale all’interno dell’ambiente, mentre quella artificiale, affidata a una serie di lampade-sculture in ottone – che a loro volta si ispirano a disegni di Anni Albers –, genera atmosfere intime e di dimensione domestica. Milano e la sua ricca tradizione modernista, in particolare il lavoro degli architetti Franca Helg (1920-1989) e Franco Albini (1905-1977), diventano fonte di grande ispirazione per l’artista che intreccia tali storie al retaggio culturale di aziende come Pirelli o Olivetti e ai loro progetti innovativi, realizzati a partire dagli anni Cinquanta insieme a creativi d’avanguadia. Per la mostra, Antunes approfondisce la collaborazione che ha avuto luogo negli anni Cinquanta e Sessanta tra lo Studio Albini-Helg e la casa manifatturiera Vittorio Bonacina – azienda storica della Brianza, l’odierna Bonacina 1889, attiva nella produzione di mobili ed elementi di arredo in giunco e midollino. In particolare, l’interesse per l’attività di Franca Helg si esplicita in una serie di nuove opere: partendo da dettagli e forme di alcuni mobili ideati dalla designer per Bonacina, ma estrapolandoli dal contesto e privandoli totalmente della funzionalità originale, Antunes presenta sculture sospese realizzate in manila – materiale affine al giunco – discrepancies with F.H. (2018), in dialogo con un gruppo di lavori in ottone dalle forme analoghe. Proprio il titolo della mostra the last days in Galliate rimanda alla ricerca dell’artista su Franca Helg, a cui si allude attraverso il nome della località affacciata sul lago di Varese e le Prealpi, in cui Helg ha progettato e costruito la casa di famiglia per i genitori – uno dei pochi esempi di suoi progetti edilizi firmati autonomamente al di fuori dello Studio – e in cui ha poi vissuto i suoi ultimi anni. Ma il titolo si riferisce anche a un’altra personalità d’avanguardia, la designer Clara Porset che ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita nel quartiere chimalistac di Città del Messico – da cui il titolo della mostra di Antunes del 2013 alla Kunsthalle di Basilea: the last days in chimalistac. Il lavoro di Porset viene inoltre omaggiato nelle sculture in legno e corda poste direttamente sul pavimento nello spazio espositivo (Clara, 2018). Ulteriori opere che concorrono a concretizzare la narrazione concepita per la mostra in Pirelli HangarBicocca sono una serie di sculture appese e modulari realizzate in ottone verniciato in nero, verde, ocra, bianco e oro che introducono il percorso espositivo (altereted climbing form I, II, III, IV, 2017), ispirate a un piccolo rilievo del 1954, Climbing Form, dell’artista britannica Mary Martin (1907-1967). Infine un richiamo all’arte post-minimalista, in particolare al lavoro dell’artista Eva Hesse (1936-1970), viene evocato in alterated knot, 2018, sculture astratte in cuoio e corda pendenti direttamente dal soffitto – riferite a disegni di Annie Albers. Il catalogo Leonor Antunes Il programma artistico Pirelli HangarBicocca Scheda infoIstituzione: Pirelli HangarBicocca In settimana per le scuole Info: (+39) 02 6611 1573 info@hangarbicocca.org |
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