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Julian Charrière - All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere | |
La prima personale in un'istituzione museale italiana di Julian Charrière (Morges, Svizzera, 1987), artista il cui lavoro mette in comunicazione i campi delle scienze ambientali e della storia della civiltà. |
La prima personale in un'istituzione museale italiana di Julian Charrière (Morges, Svizzera, 1987), artista il cui lavoro mette in comunicazione i campi delle scienze ambientali e della storia della civiltà. All We Ever Wanted Was Everything and Everywhere, curata da Lorenzo Balbi, è visibile nella Sala delle Ciminiere e presenta un'ampia selezione di opere tra fotografie, installazioni, sculture e video che toccano i temi della storia della scienza, dello sviluppo della cultura dei media, del romanticismo dell'esplorazione e della crisi ecologica contemporanea. Nel palesare catastrofi ambientali causate dall'uomo, in luoghi come l'atollo di Bikini nelle Isole Marshall, l'ex sito di test nucleari di Semipalatinsk in Kazakistan, una monocoltura di palma da olio in Indonesia o, più recentemente, le profondità marine, Charrière non vuole mai unicamente sensibilizzare o esprimere un giudizio morale, quanto piuttosto rivelare le forze invisibili che plasmano il paesaggio, dai fenomeni geologici alla sete di risorse dell'era digitale, senza escludere, su un piano più immateriale, le proiezioni culturali con cui l'umanità cambia significato e percezione dei luoghi. In altre parole, per quanto ci affanniamo a saccheggiare la Terra delle sue risorse, a una velocità tale da costringere la scienza a parlare degli ultimi due secoli e mezzo come di un'era geologica a parte, l'Antropocene, il pianeta si riprenderà tutto e saremo dimenticati. Il percorso espositivo al MAMbo si sviluppa pertanto intorno ai temi dell'effimero, del passare del tempo e dei tentativi del genere umano di dominare l'ambiente naturale. In occasione della mostra, viene pubblicato in italiano per Edizioni MAMbo il libro As We Used to Float, Noi che galleggiavamo. A cavallo fra i generi del diario di viaggio e del saggio critico, il testo di Julian Charrière e Nadim Samman esplora l'atollo di Bikini come spazio della fantasia e del trauma dei test nucleari. Alternando il racconto personale del viaggio, in superficie e sotto il mare, con un'indagine critica della geografia postcoloniale, il libro elabora riflessioni più ampie sui temi del luogo e della soggettività.
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