l 21 marzo parte il Progetto nazionale SAVE THE BEAUTY | TARANTO CHIAMA ITALIA > ITALIA RISPONDE ideato e curato dalla Galleria ROSSOCONTEMPORANEO di Taranto.
È un progetto artistico in sinergia tra realtà operative differenti, nato per testimoniare il proprio NO al rischio di appiattimento del Sistema Cultura in Italia, a causa di una politica poco attenta alle potenzialità di un settore che invece dovrebbe essere trainante e motivo di ricchezza per la nostra economia.
Il Progetto è una vera e propria sfida non convenzionale giocata sulle argomentazioni della Bellezza, della Consapevolezza, della Partecipazione Attiva del mondo della Cultura e dell’Arte contemporanea. Simbolicamente prende il via da un territorio martoriato, un tempo culla della civiltà Magno Greca in Italia (l’antica TAPAZ), oggi vessato dalla grande Industria siderurgica, l’ILVA, che in 60 anni lo ha trasformato in un luogo di morte e dove regna la totale incertezza nei confronti del futuro. Taranto è, infatti, una città succube del ricatto occupazionale, dove si contano a centinaia i decessi annui per cause imputabili alla stessa produzione industriale (decessi e malattie cancerogene diverse tra operai ILVA, residenti tutti, bambini inclusi)
Il TARANTO DAY, del 21-23 marzo è l’evento che legherà l’Italia, da nord a sud, in una rete fitta di eventi espositivi e performativi in contemporanea nazionale. Un segno di vicinanza morale al dramma tarantino, con l’auspicio che la creazione di questo “laboratorio delle idee” possa innescare una scintilla per un nuovo Rinascimento Culturale, che coinvolga l'intero territorio nazionale.
Il Progetto, pertanto, proporrebbe ai Soggetti interpellati un naturale e maturo contributo morale e di chiara e decisa presenza nazionale, stimolando il riscatto socio-economico della Città di Taranto, nell’idea di un suo ripensamento complessivo, scegliendo di operare nel campo della Cultura e della Bellezza, da sempre ai margini del processo produttivo ed economico nazionale, e sfruttandone le immense potenzialità, mai totalmente espresse.
Una sfida, che nel rilancio del capoluogo ionico, e di un nuovo Rinascimento Culturale, possa replicarsi come Modello in ambiti differenti, o in un più ampio territorio nazionale, attraverso una fitta rete di interazioni e di collaborazioni.
Attraversando nuove stanze fa parte degli eventi che si affiancano all’Expo di arte contemporanea di Marche Centro d’Arte e potrà essere visitata fino al 24 marzo 2013, presso gli spazi della Galleria Marconi (c.so Vittorio Emanuele, 70 - Cupra Marittima).
Incontrare per la prima volta il lavoro di un artista è emozionante, vederne le opere, cercare di cogliere il percorso, leggerne il linguaggio, la ricerca estetica. È come entrare in una casa e, stanza dopo stanza, vedere se quel luogo ci piace, se fa per noi, se desideriamo viverci. Attraversando nuove stanze presenta le opere di tre artisti con tre percorsi ben distinti tra loro. Eppure ogni opera è una camera in cui entrare, in cui passare, uno sguardo sul mondo, sulla contemporaneità, una (re)interpretazione di quanto ci circonda. È un’operazione in divenire continuo, perché la conoscenza e la curiosità vanno sempre allenate se non si vuole perdere l’esercizio. Attraversando nuove stanze è proprio questo: il desiderio di raccogliere nuove idee e spunti.
Armando Fanelli con la sua ricerca artistica si interessa dell’uomo, del suo ambiente, del suo essere, dei suoi dubbi, delle sofferenze, delle sue ribellioni, insomma le sue opere mostrano l’uomo nel suo costante confronto con la realtà. È questo confronto che permette di capire un concetto importante per l’artista: La realtà vincola l’uomo, sia fisicamente che moralmente. Un vincolo che lo costringe al suolo, ma nello stesso tempo gli permette di esistere, ne frustra la creatività e ne esalta la fantasia. Nei lavori di Fanelli esistono tutte queste contrapposizioni, perché la realtà, che assume le forme della natura ma anche delle convenzioni sociali, sa essere prospettiva e prigione, uno spazio su cui muoversi, ma delimitato. Sospeso in un quotidiano fatto di solitudine e impedimenti,
all’uomo non resta che una strada per superare i limiti e riconnettersi con l’umanità, riscoprirsi umano, accettare di appartenere alla terra madre e alla Terra pianeta, elementi da cui partire per crescere, ma dai quali non può mai distaccarsi del tutto. La pittura di Ping Li interviene sullo spazio, le sue tele non sono qualcosa di avulso dall’ambiente ma cercano di diventare l’ambiente in cui sono. Vogliono costruire lo spazio attraverso luci, ombre, linee, colori. È una pittura pura, quasi primigenia, i colori caldi creano luci ed ombre e generano un’attrazione da cui è difficile staccare lo sguardo.
Questa ricerca intorno allo spazio nella pittura di Ping Li si esprime anche attraverso un ripensamento della forma quadro, rimontato con un gioco di tele triangolari che si trovano a comunicare tra loro, con dei cambi di ombra e di luce, in grado di creare sequenze e flussi capaci di riempire i vuoti presenti tra una tela e l’altra. Le opere di Ping Li non hanno scopi umanistici, parlano all’arte, con un’assolutezza di forme e concetti. È possibile parlare di astratti geometrici, accostare la sua ricerca all’opera di talune avanguardie del XX secolo, però nel lavoro di Ping Li non c’è nessun senso di rottura, di destrutturazione, la sua ricerca artistica sembra più diretta al raggiungimento dell’armonia. Giovanni Presutti con la serie Dependency ha intrapreso un percorso di ripensamento
sulla modernità, Le sue foto raffigurano le dipendenze che ogni giorno ci troviamo a vedere, subire, soddisfare. Il messaggio di queste opere è intriso di nera ironia, la costruzione dell’immagine è paradossale. Strappano un sorriso, estremizzano situazioni, mostrano la parte borderline dell’umanità. Un rifugio? Una sicurezza? Le dipendenze sono valvole di sfogo su cui convogliare insicurezze. È il tentativo di affermare la propria personalità, ma anche altro. La palestra, il fumo, le nuove tecnologie, i libri e altre mille cose che sembrano indispensabili non fanno che aumentare il tasso di materialismo intorno all’uomo e il suo distaccamento da se stesso. I bisogni reali sono lontani da quest’uomo isolato, chiuso in una prigione di manie o proiettato verso un modello di felicità
irraggiungibile. Dependency è un sorriso sull’infelicità, le denuncia di un sistema che ingabbia passioni e aspettative fino a ridurle a materiale da spot pubblicitario.
info
Galleria Marconi di Franco Marconi
C.so Vittorio Emanuele, 70
63064 Cupra Marittima (AP)
tel 0735778703
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