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De Bello. Notes on War and Peace De Bello. Notes on War and Peace: oltre 30 artisti a Bergamo
Dal 16 aprile al 12 ottobre 2025 gres art 671 di Bergamo presenta De Bello. Notes on War and Peace, prima mostra collettiva con oltre 30 artisti che esplorano guerra, umanità e urgenza della pace attraverso l'arte.

Dal 16 aprile al 12 ottobre 2025 gres art 671 di Bergamo presenta "De Bello. Notes on War and Peace", la prima mostra collettiva del nuovo spazio espositivo bergamasco. Un'esposizione monumentale che riunisce oltre 30 artisti di diverse generazioni e provenienze geografiche per esplorare il tema della guerra attraverso i linguaggi dell'arte contemporanea e storica, sostenendo con forza l'urgenza della pace.

Un viaggio attraverso sette secoli di conflitti

La mostra, curata da gres art 671 (Francesca Acquati) e 2050+ (Ippolito Pestellini Laparelli ed Erica Petrillo) da un'idea di Salvatore Garzillo e Gabriele Micalizzi, presenta un percorso che abbraccia circa sette secoli di storia, dal 1496 al 2025. Un arco temporale che va dall'età moderna ai moti risorgimentali fino all'Ucraina contemporanea, passando per il Medio Oriente e il Sud America.

Attraverso installazioni, dipinti, sculture, fotografie, video, opere tessili e persino videogame, "De Bello" offre uno sguardo trasversale a geografie ed epoche storiche diverse, invitando il pubblico a riflettere su come l'esperienza della guerra modelli il senso di appartenenza e le percezioni dell'umanità.

Artisti di fama internazionale per un messaggio universale

Il percorso espositivo presenta nomi di rilevanza internazionale come Alberto Burri, Marina Abramović, Joseph Beuys, Anselm Kiefer, Lawrence Abu Hamdan, Claire Fontaine, Cristina Lucas, Maja Bajević, Andrea Gastaldi, Boris Mikhailov, Arcangelo Sassolino, Monira Al Qadiri, Mohamed Choucair, Masbedo, Total Refusal e molti altri.

Tra le opere più significative spicca la biografia di Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995), che racconta l'esperienza diretta della guerra: medico in servizio nell'esercito italiano durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziò a dipingere nel 1944 mentre era internato in un campo di prigionia. Simile la storia di Joseph Beuys (Krefeld 1921 – Düsseldorf 1986), pilota dell'aviazione militare tedesca vittima di un disastro aereo durante una tempesta in Crimea nel 1943.

Opere storiche e contemporanee in dialogo

L'opera più antica in mostra è la tavola in legno attribuita al pittore rinascimentale Jacopo Ripanda, in prestito dall'Accademia Carrara di Bergamo, datata al 1496 circa. Citata nelle bibliografie con il generico "gran battaglia" per il senso universale ed epico di conflitto che trasmette, è popolata da iconografie dell'Eneide con guerrieri che rimandano alle figure della Colonna Traiana.

Del XVII secolo è il Tappeto di caccia proveniente dalla Persia nord-occidentale, esposto grazie alla MITA Fondazione Tassara. Durante il Rinascimento Persiano, l'antica arte venatoria si avvicinava all'esercizio di preparazione alla guerra, attraverso il dominio su natura e animali.

Installazioni immersive e tecnologie contemporanee

Tra le opere contemporanee più significative, Maja Bajević (Sarajevo, 1967) presenta "Women at Work", il video di una performance in cui alcune donne ricamano i teloni delle impalcature del museo di Sarajevo dopo i bombardamenti. Cristina Lucas (Jaén, 1973) con "Tuftis" ricorda gli attacchi aerei cucendo a macchina su mappe geografiche i luoghi colpiti.

Claire Fontaine installa sulla soglia di gres art un neon con nove parole che richiamano la profezia della Sibilla Cumana ai guerrieri: "Andrai, ritornerai non morirai in guerra" o "andrai, non ritornerai e morirai in guerra", sottolineando le forze casuali che governano i destini di chi è in guerra.

Mohamed Choucair (Meis El Jabal, Libano, 1992) con "Unmanned Aerial Instrument UAI" trasforma gli onnipresenti rumori dei droni di sorveglianza israeliani sopra il cielo libanese in una composizione musicale, fornendo file audio compatibili con software di produzione per permettere ai musicisti di integrarli nelle proprie creazioni.

I creatori del progetto espongono le loro opere

Nel percorso trovano spazio anche opere dei due ideatori del progetto. Gabriele Micalizzi (Milano, 1984) ha trasformato alcune sue fotografie inedite di guerra in grandi arazzi di cotone realizzati con la tecnica Jacquard, portando il pubblico davanti al momento storico ma evocando anche la transitorietà che i conflitti determinano.

Salvatore Garzillo (Napoli, 1987), arrivato in Ucraina come giornalista per documentare il conflitto, ha tradotto la sua esperienza attraverso diciotto disegni realizzati con penna, acquarelli e terra del luogo usata come pigmento, dando matericità fisica ai luoghi della guerra.

Un allestimento scenografico unico

Grazie all'importante allestimento firmato da 2050+, negli oltre 2000 metri quadri dell'ex spazio industriale di Bergamo, le opere sono inserite in una scenografia monocromatica realizzata interamente con mattoni prefabbricati in cemento. Queste strutture murarie di diverse altezze evocano un ambiente domestico smembrato, suggerendo al contempo la possibilità della sua ricostruzione.

La mostra è organizzata intorno a cinque gruppi tematici: pace apparente, allarme, guerra, macerie e resistenza, articolando un ideale crescendo di risposte emotive che definiscono universalmente l'esperienza della guerra.

Arte come strumento di testimonianza e guarigione

"Da sempre, i linguaggi dell'arte intervengono per assolvere l'arduo compito di rappresentare la guerra", spiegano i curatori. "La pittura, la scultura, la fotografia, le immagini in movimento, il suono e, più di recente, gli ambienti digitali e i nuovi media sono serviti come strumenti per esprimere addirittura l'indicibile, testimoniando, analizzando, mappando e condannando, ma anche svolgendo un ruolo nei processi di ricostruzione, riparazione e guarigione sia individuale sia collettiva."

Un videogame contro la guerra

Particolarmente significativo è "How to Disappear" del collettivo austriaco Total Refusal, un video ripreso all'interno del videogame Battlefield V che celebra la disobbedienza e la diserzione come atti di resistenza sia nella guerra digitale sia in quella fisica. Attraverso una narrazione saggistica, l'opera racconta la storia trascurata dei disertori, coloro che sfidano l'imperativo di uccidere facendo inceppare la macchina da guerra.

Una prospettiva universale sui conflitti contemporanei

"La prima collettiva di gres art 671 indaga il tema, drammaticamente attuale, dello stato d'animo degli esseri umani di fronte ai conflitti", dichiara Roberto Pesenti, presidente di gres art 671. "Per farlo, abbiamo scelto di non fare riferimento a un contesto in particolare, ma al vissuto universale del conflitto e della sua evoluzione, in tutte le epoche e in tutte le geografie del mondo."

Nel mondo contemporaneo, dilaniato da oltre 120 conflitti armati in corso in ogni angolo del pianeta, "De Bello" si confronta con questa sfida urgente adottando una prospettiva volutamente trans-temporale e trans-geografica, dimostrando come l'arte possa essere testimonianza, voce, approfondimento, protesta, resistenza, ricerca e ispirazione.

Programma pubblico dedicato alla pace

La mostra sarà accompagnata da un significativo programma pubblico dedicato alla pace, in programma da maggio a settembre 2025. In collaborazione con Fondazione Pesenti ETS, gres art 671 ospiterà importanti personalità internazionali per riflettere su come affrontare le situazioni più difficili attraverso la diplomazia e il dialogo.

Foto Installazione

Informazioni pratiche

"De Bello. Notes on War and Peace" sarà visitabile dal 16 aprile al 12 ottobre 2025 presso gres art 671 in via San Bernardino 141 a Bergamo. Orari: mercoledì-giovedì ore 10.00-19.00, venerdì-domenica ore 10.00-20.00. Aperture speciali: Pasqua e Pasquetta (20 e 21 aprile) e lunedì 2 giugno. Chiusura dall'11 al 22 agosto 2025.

I biglietti sono prenotabili online su https://shorturl.at/DMHzu: intero € 15, ridotto € 13, gratuito under 12.

La mostra è resa possibile grazie al contributo di Fondazione Pesenti e Italmobiliare, nell'ambito di un ambizioso progetto di rigenerazione urbana che ha trasformato l'ex area industriale in un centro per l'arte e la cultura dedicato alla comunità bergamasca e non solo.

"Il titolo stesso della mostra è esemplificativo di un percorso che dura secoli ed esprime la volontà di utilizzare l'arte per testimoniare, provocare e soprattutto ispirare l'urgenza della pace", conclude Roberto Pesenti, evidenziando come questo primo grande progetto espositivo di gres art 671 voglia contribuire al dibattito contemporaneo attraverso la forza universale dell'arte.

De Bello. Notes on War and Peace
 
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